Translate

mercoledì 2 novembre 2022

BROWN ON RESOLUTION - FOREVER ENGLAND

1151_BROWN ON RESOLUTION - FOREVER ENGLAND Regno Unito 1935;  Regia di Walter Forde.

Il titolo originale Brown on Resolution del film del 1935 di Walter Forde, è ripreso fedelmente dal romanzo su cui è basato, opera di C.S. Forester. Il Brown citato è il marinaio protagonista (nel film, John Mills) mentre Resolution è una fittizia isola delle Galapagos dove va a concludersi la vicenda narrata. Forester era solito dare uno sfondo storico ai suoi romanzi e, in questo caso, lo spunto fu il ritrovamento della nave da guerra tedesca Dresden ancorata ad un’isola del pacifico e affondata prontamente dalla marina britannica. Questo episodio storico risaliva alla prima fase della Grande Guerra e la Dresden era una nave che era riuscita a scampare allo scontro alle Isole Falkland, dove lo squadrone navale tedesco di stanza nei mari del sud era stato annientato, ma la sua fuga era durata quindi assai poco. Venendo al film che Forde ne ha tratto, questo è anche noto con un altro titolo, Forever England che forse rende maggiore giustizia al clima di propaganda britannica che lo pervade. Va detto che la riduzione sulla pellicola probabilmente penalizza tutta la prima parte del racconto che risulta quindi meno comprensibile in tutti i suoi risvolti; il che non aiuta in termini di scorrevolezza ma da un certo punto di vista lascia avvolti nel mistero i presupposti del colpo di scena finale. Che ne esce così in parte depotenziato, è vero, ma trattandosi di argomenti piuttosto melodrammatici alla fine la narrazione rimane efficacemente un po’ sospesa il che non è necessariamente un male. Il comandante Summerville (Barry MacKay), intervenuto sulla scena con l’incrociatore HMS Leopard, scopre solo allora che la sua scappatella di gioventù, quella che apre il lungometraggio e che lo vede cooprotagonista con Miss Elizabeth Brown (Betty Balfour), aveva avuto delle conseguenze. Tra i resti dell’eroico marinaio Brown, infatti, viene ritrovato il suo orologio da tasca, appartenuto nientemeno che ad Horacio Nelson (come detto, in fatto di retorica inglese non si risparmia, nel racconto), che aveva lasciato in ricordo ad Elizabeth. (Ma non è certo questa la retorica che infastidisce, sia chiaro). In ogni caso, il racconto è avvincente e soprattutto le scene delle battaglie navali sono di notevole impatto: infatti Brown on Resolution è considerato uno dei primi esempi in cui una marina militare cooperò in modo deciso con la realizzazione delle scene di guerra sul mare. 

E anche da punto di vista narrativo, niente da ridire: una bella storia bellica con passaggi davvero evocativi. Purtroppo, la costruzione del racconto è sì volutamente ben articolata e strutturata, ma unicamente per alzare il tono retorico del passaggio cruciale. Insomma, non è un film che spacci i tedeschi per bruti e selvaggi a fronte degli eroici inglesi, al contrario. A guerra non ancora scoppiata, gli equipaggi dell’inglese HMS Rutland, il vecchio incrociatore su cui sono imbarcati i marinai Brown e Ginger (Jimmy Hanley), e della più moderna nave tedesca SMS Zeithen fraternizzano tranquillamente in un porto del Pacifico meridionale. Al punto che tra Brown e il tedesco Max (Howard Marion-Crawford) si stabilisce un’amicizia virile, rigorosamente a suon di cazzotti ma sincera. Quando scoppia la guerra, l’SMS Zeithen si ritrova a tu per tu con l’obsoleto HMS Rutland e lo affonda; gli unici superstiti, com’è ovvio, saranno Brown e Ginger e Max si occuperà di fargli avere un trattamento di tutto rispetto. Nonostante sia uscito vittorioso dal furibondo scontro, l’SMS Zeithen necessita però di alcune riparazioni: interessanti, a questo proposito, le scene in cui assistiamo a come i marinai si adoperino per tappare la falla sulla fiancata. La frenesia con cui si cerca di superare l’inattività forzata della nave non sfugge a Brown che intuisce che i tedeschi temano l’arrivo dalla più potente britannica HMS Leopard e vorrebbero riprendere il largo quanto prima. Brown, approfittando del rumore dell’officina di bordo che prepara le lastre di metallo per chiudere lo squarcio, se la batte e approda sulla vicina isola di Resolution, dopo aver recuperato un fucile. 

A questo punto si apposta sulla accidentata scogliera e attende che i tedeschi si mettano all’opera: ironia della sorte, o forse dovremmo dire della propaganda, tra i primi due marinai che si mettono al lavoro per chiudere la falla su un’improvvisata predella sospesa sul fianco della nave, c’è proprio Max. “Forever England” deve aver pensato Brown che non esita a sparare alla schiena dell’amico: non ad una gamba, non all’altro marinaio. No, precedenza agli amici. Di questo passo, da quella posizione nascosta tra le rocce, Brown impedisce ai tedeschi di ripristinare lo scafo e, per fermare il terribile cecchino, dalla nave viene mandato a riva un manipolo di uomini. 

Ma l’inglese gode di una posizione dominante, essendo arroccato in alto sulla scogliera, e può così decimare i nemici. A male estremi, estremi rimedi, dice il proverbio e quindi i tedeschi decidono imprudentemente di passare alle maniere forti, usando i cannoni della nave per stanare Brown. Qui c’è un altro passaggio particolarmente fastidioso del racconto, perlomeno nel suo voler veicolare l’idea che sia opportuno essere spietati piuttosto che cavallereschi. I tedeschi sbarcati sono richiamati alla scialuppa per far ritorno sulla SMS Zeithen e l’ultimo si espone inavvertitamente al fucile di Brown che, prende la mira ma, vedendo che l’uomo se ne sta andando, decide di non sparare. Nel suo ritirarsi, il tedesco in questione, quasi con un moto di stizza, si volta e spara un ultimo colpo che ferisce gravemente Brown: come dire, ecco cosa si guadagna ad essere magnanimi. Il che, in guerra, è certamente vero ma dal cinema, da un certo tipo di cinema, ci si aspetterebbe un moto di evoluzione culturale e umanitario e non il contrario. Ma si è detto della retorica che gronda da questi passaggi, per altro molto ben confezionati, di Brown on Resolution o Forever England che dir si voglia. Non manca una stoccata alla presunta non particolare arguzia tedesca, almeno dal punto di vista inglese, in quanto il rumore del cannoneggiamento con cui la SMS Zeithen chiude il conto a Brown è udito dalla HMS Leopard che interviene e cola a picco l’incrociatore nemico. Insomma, il film è bello nel complesso, del resto gli inglesi sono maestri nella propaganda e, quindi, non c’è da stupirsi se i film che ne sono espressione siano formalmente apprezzabili. 




Betty Balfour 


Gallreia di manifesti 


Nessun commento:

Posta un commento