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venerdì 11 novembre 2022

LA LEGGE DEL CAPESTRO

1160_LA LEGGE DEL CAPESTRO (Tribute to a Bad Man). Stati Uniti 1956;  Regia di Robert Wise.

Né il regista Robert Wise, né l’attore principale James Cagney, sono due specialisti in fatto di cinema western; per questo La legge del capestro si cimentano però col genere in questione, ottenendo un discreto risultato. Il regista ha una mano troppo solida per vacillare in quello che è il genere più classico, e quindi, se cavalcato con sicurezza, anche poco rischioso; più problematico il lavoro di Cagney, che con i suoi 165 di altezza non ha certo il cosiddetto physique du role per interpretare un rude uomo del west. In ogni caso, vuoi per la grande esperienza maturata nel recitare in ruoli di gangster, vuoi per la spumeggiante verve interpretativa, l’ex nemico pubblico se la cava egregiamente anche in questo caso. Anzi, l’umanità di Jeremy Rodock (nome che suona duro come una roccia), il personaggio interpretato da Cagney, è forse il piatto forte del film di Wise, e l’attore riesce a fornire una caratterizzazione ricca di sfumature nella personalità del vecchio ranchero. E’ importante il fatto che il personaggio di Rodock compia qualche significativo passo in avanti, verso una condizione di maggiore civiltà, perché inizialmente, con la sua legge del capestro, egli è il simbolo della barbarie del west. Ed è un tasto assai dolente, perché il far west al cinema rappresenta l’America, e il vecchio allevatore di cavalli appare assolutamente inamovibile nell’idea di appendere ad un ramo chiunque gli sottragga una delle sue bestie. Non a caso il personaggio che ci introduce nella vicenda, Steve Miller (Don Dubbins) che è giovane e contrario alla giustizia sommaria, viene dall’est, per la precisione dalla Pennsylvania, come viene specificato più volte. 

Anche l’altra figura importante nel film, quella femminile, ovvero la bella Jocasta (Irene Papas), è contraria alla violenza e viene ancora da un est più lontano, addirittura dall’Europa, dalla Grecia (terra di Cultura civile per eccellenza). Insomma, il west è un posto violento dove la gente semina morte senza farsi troppi scrupoli, e non il luogo che troppo spesso viene descritto, almeno fino agli  anni 50, già semicivilizzato. Quando poi l’ex sovrastante si allea col figlio del vecchio socio per rubargli i cavalli, Rodock è sul punto di esplodere, e la situazione potrebbe prendere una deriva violenta senza possibilità di ritorno. I ladri, per evitare che le bestie scappassero, hanno infatti inferto ferite di coltello sotto gli zoccoli, costringendo gli animali a sopportare atroci dolori. Per chi ha vissuto in mezzo i cavalli un’intera vita, è un atto insopportabile, e il vecchio allevatore sembra deciso a varcare anche l’ultimo stadio, e a perdere del tutto la propria umanità. Invece, la presenza di Steve, al quale deve la vita, lo influenza, e il vecchio non impicca i ladri, ma li sottopone ad una punizione durissima, una sorta di legge del contrappasso, costringendo gli uomini ad una lunghissima marcia forzata a piedi scalzi; ma perlomeno la famigerata legge del capestro non viene perpetrata. E’ un primo passo in avanti. Nonostante la vita conservata, il figlio del vecchio socio lo tratta con aspra durezza e la cosa sembra far breccia nell’animo di Rodock, che in seguito prova ulteriormente a cambiare registro. 
L’America non può e non deve finire in una continua faida violenta; alla fine, le parole di Steve e di Jocasta sono state ascoltate. Per Rodock uno sforzo non indifferente, ma che viene ripagato già nel lieto fine del film; Jocasta, che, stanca di tutte quelle morti, se ne stava andando con Steve, decide di restare accanto al suo uomo, apprezzandone la svolta non-violenta




Irene Papas 


Gallerie di manifesti 












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