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martedì 15 novembre 2022

LADY ON THE TRAIN

1163_LADY ON THE TRAIN (Sayedat al-Qitar). Egitto 1952;  Regia di Youssef Chahine.

A vedere questo Lady on the train c’è da invidiare l’immaginazione degli spettatori egiziani degli anni Cinquanta. In seguito il regista Youssef Chahine dimostrerà in più di un’occasione il suo valore ma questo suo melodramma musicale lascia parecchio a desiderare ed evidentemente per poter funzionare dovette fare grande ricorso alla fantasia del pubblico. Basterebbe citare le scene del treno in corsa realizzate con un plastico talmente povero da sfigurare anche al cospetto dei prodotti in vendita già da anni nei comuni negozi di giocattoli. E poi la storia, d’accordo che il melodramma prevede degli eccessi, ma la questione di Frakeyya (Lella Mourad) che scampata miracolosamente all’incidente ferroviario viene tenuta celata dal marito Farid (Yehia Chaihine) per truffare l’assicurazione sulla vita della donna, fa acqua da tutte le parti. I passaggi deboli o poco credibili sono troppi e anche a voler soprassedere sui dettagli dell’intreccio è proprio la consistenza di questo a mancare clamorosamente. Insomma, la trama non è che abbia dei buchi: è che non riesce nemmeno a stare insieme tanto è sfilacciata. Da bocciare, purtroppo. Inoltre Lella Mourad, che pure sarà una brava cantante, non ha poi tutto questo carisma scenico e per giunta qui è costantemente sullo schermo, interpretando anche Nadia, la figlia di Frakeyya, una volta cresciuta. A livello melodrammatico si notano gli intenti di Chahine di incendiare la storia che, purtroppo, viste le magre premesse, proprio non decolla. L’unico passaggio degno di nota è la canzone Gira, caro motore, che è una sorta di inno all’industria egiziana; davvero interessanti le scene ambientate nella fabbrica, che illustrano come l’Egitto al tempo stesse facendo passi da gigante in chiave di sviluppo industriale. Il che era vero anche in campo cinematografico, sia chiaro, anche se guardando Lady on the train non si direbbe. 





 
 Lella Mourad


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