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sabato 19 novembre 2022

THE DEVIL OF THE DESERT

1165_THE DEVIL OF THE DESERT (Shaytan al Sahra). Egitto 1954;  Regia di Youssef Chahine.

Considerato il film d’esordio di Omar Sharif, The Devil of the Desert è un bel film d’avventura che il regista egiziano Youssef Chahine contamina con le tematiche sociali e i toni da melodramma. Presso una tribù di beduini del deserto, il giovane Essan (Omar Sharif), figlio del saggio del villaggio, passa la vita spassandosela con la bella zingara Shaden (Lola Sedki) piuttosto di preoccuparsi delle angherie a cui sottopone la sua gente il despota Zubaid (Abel Ghani Kamar). La protesta, di cui Essan si disinteressa, ha esiti tragici e, solo a quel punto, il giovane decide di entrare in azione. Chahine, in una trama fin lì tutto sommato canonica dei film d’avventura, come da protocollo inserisce anche l’elemento comico rappresentato dalla spalla di Essan. Intanto, con l’incontro tra questi e la bella Dalal (Maryam Fakhruddin) si complica la relazione tra il protagonista e Shaden e prende corpo la trama melodrammatica. La scintilla tra Essan e Dalal scocca subito, finanche l’uomo, che per cautela sta operando a volto coperto, non si esponga neanche sentimentalmente in maniera subito esplicita. Tuttavia l’attrazione tra i due è evidente e alla fine se ne accorge anche la bella zingara che non vuole però mollare la presa tanto facilmente. Da un certo punto di vista anche comprensibilmente, visto che Essan non esita a coinvolgerla nel suo piano d’azione contro il tiranno Zubaid. Divertente, in questo frangente, lo scontro fisico tra le due rivali che se le danno di santa ragione. Al di là di questo stuzzicante intermezzo, la situazione melodrammatica è però ormai chiusa. Vistasi senza alcuna speranza, dal momento che il cuore dell'uomo che ama è ormai definitivamente della rivale, Shaden tradisce Essan ostacolando un poco i piani di rivolta. Ma è solo un intoppo, un escamotage narrativo per vivacizzare le scene d’azione finali e avere il pretesto per far fuori la bella zingara. E questo lascia, per la verità, un po’ di amaro in bocca: certo Shaden non è che si sia dimostrata poi questa grande persona, non accettando la sconfitta sentimentale, però qualche recriminazione le era anche legittima. Osservando il canonico lieto fine, con Essan e Dalal che sorridono felici, sorge spontaneo un moto di solidarietà alla memoria della bella zingara, non il migliore personaggio del film ma certo il più bruciante di vita.   






 
Maryam Fakhruddin



Lola Sedki


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