1152_LUSITANIA: MURDER ON THE ATLANTIC . Regno Unito, Germania 2007; Regia di Christopher Spencer.
Si potrebbe pensare che, visto che quello di Christopher Spencer è un TV movie, Lusitania: Murder on the Atlantic sia una sorta di versione ridotta del colossal Titanic (1997) di James Cameron. Il che potrebbe anche avvalorare, in un certo senso, il collegamento metaforico tra i due fatti storici, con l’evento del 1912 molto più famoso del successivo e, quindi, direttamente o indirettamente, più importante, più significativo. Sul piano cinematografico, il fatto nasconde una parte di verità, è inutile negarlo: il capolavoro di Cameron è inevitabilmente un testo di riferimento ineguagliabile qualora ci si affacci al tema degli affondamenti di grandi navi sullo schermo. Ma questo non sminuisce affatto le possibilità di Lusitania: Murder on the Atlantic perché, come detto, quello del 1997 è un vero capolavoro. Quindi c’è tutto lo spazio per inserirsi nella scia dell’opera del regista canadese e, pur restando in ambito televisivo, fare un buon lavoro: che è appunto quello che avviene con il film di Christopher Spencer. Prodotto dalla tedesca NDR e dalla britannica BBC (oltre che da altri studi televisivi), Lusitania: Murder on the Atlantic è in genere etichettato come docudrama visto che le trame fittizie sono piuttosto blande e c’è invece un solido ricorso a scandire la narrazione seguendo quelli che vengono forniti come dati storici. E’ un vezzo, e un limite, tipicamente televisivo, quello di arrogarsi la pretesa di oggettività che, al contrario, al cinema, anche nel genere documentario, non avviene sostanzialmente mai.
Tuttavia gli eventi accertati e tutto considerato abbastanza noti che portarono all’affondamento del Lusitania sono fuori discussione e, semmai, c’è da parte del film di Spencer il tentativo di incrinare la comune convinzione che si trattò di un atto di deliberata pirateria da parte del sottomarino tedesco U20. In questo senso, Lusitania: Murder on the Atlantic potrebbe venir inteso anche come una specie di opera di contropropaganda: innanzitutto viene spesa qualche parola per chiarire quella che era la situazione del tempo, con la Germania che vedeva scarseggiare nei suoi negozi i primari generi alimentari a causa del blocco navale imposto dall’Inghilterra (siamo nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale, forse giova ricordarlo).
Questo non giustificava certo l’affondamento di navi dedite al trasporto passeggeri civili da parte degli U-Boot tedeschi; ma va anche considerato che, forti di questo presupposto, gli inglesi usavano queste imbarcazioni per rifornimenti bellici di armi e munizioni. Insomma, l’idea di guerra cavalleresca era già tramontata da un pezzo anche se, successivamente, la propaganda anglosassone (britannica e americana) cavalcherà l’odioso attacco tedesco ad un transatlantico colmo di civili per alimentare il sentimento antigermanico e invogliare gli Stati Uniti ad unirsi al conflitto. Qui, il testo di Spencer si spinge forse troppo in là, ipotizzando che l’ammiragliato britannico e, più o meno consapevolmente addirittura Winston Churchill, avessero se non ordito il grave fatto in sé, quantomeno colto al volo alcune possibilità che lo svolgersi degli eventi offriva loro.
Questo nell’ottica di fare dell’affondamento del Lusitania lo strumento di propaganda decisivo per convincere gli americani ad unirsi alla battaglia e vincere la guerra. E’ forse una tesi complottista un po’ azzardata, in certi dettagli, questo va detto ma la cosa che deve far riflettere è che questa ricostruzione regge assai meglio di quella che ci venne tradizionalmente propinata. Pertanto, se alcuni passaggi sono evidenti interpretazioni narrative, ad esempio i dialoghi nell’ammiragliato britannico o anche quelli a bordo dell’U Boot, è altrettanto evidente che, per citare solo un punto, stivare munizioni su una nave passeggeri era un’azione che metteva deliberatamente a rischio la vita degli stessi. In ogni caso, essendoci in quel periodo una guerra, e non una guerra da poco, probabilmente per lungo tempo è stato difficoltoso accertare i particolari concreti degli avvenimenti; tuttavia, al di là delle vicende belliche specifiche vecchie ormai più di un secolo, il carico di mistero che ancora avvolge la vicenda non fa che aumentare il fascino della storia dell’affondamento del Lusitania. Pare infatti che sia strano che un solo siluro abbia affondato una nave del genere; in soli 18 minuti, poi, altro dettaglio che desta perplessità. E che dire della seconda esplosione? Cosa l’ha provocata? Questi interrogativi, uniti agli altri di natura più politica o di strategia militare, insinuano dubbi e perplessità alimentando la suspense della narrazione. Per questo motivo anche una produzione televisiva, comunque realizzata ben più che decorosamente, come Lusitania: Murder on the Atlantic alla fine centra pienamente il bersaglio. La traccia di finzione è in ogni caso ben gestita, con John Hannah (è il professor Ian Holboum), la piccola Madeleine Garrood (Alvis Dolphin), Kenneth Cranham (il capitano Turner) e Karen Haacke (Dorothy Taylor), tra gli altri, che fanno con professionalità la loro parte. Muovendosi sulla base di una storia, vera e tragica ma anche avvincente, con un mistero che ancora la avvolge e una serie di supposizioni che si possono condividere o meno ma comunque qualche pulce nell’orecchio riescono a metterla. Come spettatori, non c’è di che lamentarsi.
Karen Haacke
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