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mercoledì 9 agosto 2023

LA STORIA DEL GENERALE HOUSTON

1327_LA STORIA DEL GENERALE HOUSTON (The First Texan). Stati Uniti, 1956; Regia di Byron Haskin.

E’ noto che il genere western, in particolar modo negli anni Cinquanta, ha rappresentato l’epica per gli Stati Uniti d’America. E un po’ come per le grandi nazioni europee nel corso della Storia, anche nel caso americano l’epica ebbe lo scopo di legittimare la leadership che il paese aveva assunto in quei tempi a livello mondiale. Con questi intenti, forse non del tutto consapevoli ma evidentissimi, il cinema nei faboulos fifty come già la letteratura in passato, si concentrò sul racconto della nascita della nazione. Il western narrava appunto della conquista dell’ovest, dell’unificazione finale del paese a discapito dei pellerossa e della selvaggia natura, ed era quindi perfetto per raccontare la gloria e il valore del popolo americano. Volendo vedere, in termini politici, anche la Rivoluzione Americana, che annoverava tra i protagonisti nientemeno che George Washington, era utile allo scopo. E, in effetti, il cinema del periodo frequentò la guerra d’Indipendenza; eppure forse nessun tema bellico specifico fu in grado di rivaleggiare con Alamo e la Rivoluzione Texana in questo ambito. Forse neppure la Guerra Civile, altrimenti nota come Guerra di Secessione, ebbe il fascino della Guerra d’Indipendenza del Texas, con i suoi famosi eroi caduti nella difesa di Alamo: David Crockett, Jim Bowie e William Barret Travis. Non a caso Hollywood, nel corso degli anni, ha raccontato in più d’un occasione l’evento: nel 1956 Byron Haskin diresse La storia del generale Houston che, nel suo racconto, per la verità, evita di mostrare direttamente la battaglia di Alamo, a cui il noto personaggio politico e militare americano effettivamente non partecipò, per concentrarsi su quella decisiva di San Jacinto. 

Dove i texani guidati dal generale Sam Houston (nel film, un attempato Joel McCrea) sbaragliano i messicani di Santa Anna (David Silva), e mettono fine alle ostilità. Le scene della battaglia sono ben dirette ma, ovviamente, c’è tutta una consistente costruzione narrativa alle spalle: Houston arriva a San Antonio, dove intende fare l’avvocato. I rivoltosi sono già all’opera – tra questi val la pena citare Jim Bowie (Jeff Morrow) e Stephen Austin (Dayton Lummis) – e cercano subito di tirarlo in mezzo ma il nostro eroe preferisce dedicarsi alle grazie di Katherine (Felicia Farr). Dagli Stati Uniti Houston se n’era andato, abbandonando la carriera politica per via di questioni private che avevano recato scandalo e non voleva impelagarsi di nuovo in altre beghe simili. Ma il Destino è il Destino e, in questo caso, si materializza nel ruolo del Presidente Americano Andrew Jackson (Carl Benton Reid) che impone a Houston di guidare la rivolta texana. Purtroppo Sam aveva appena promesso a Katherine che non si sarebbe impicciato di questioni politiche e men che meno in operazioni belliche e questo crea qualche attrito che rallenta la vicenda sentimentale. Non quella politico militare perché ormai Houston si è deciso e niente può più fermarlo. 

Un duro colpo per la ragazza che per altro, seppur sul momento chiuda ogni discorso, in seguito si farà addirittura portavoce delle belligeranti istanze dei cittadini texani che invocano il generale Houston di attaccare i messicani. Dopo Alamo, che nel film come detto viene solo raccontata, Santa Anna ha infatti in mano la situazione e Houston, con forze decisamente inferiori, evita di entrare in contatto con le truppe nemiche. Di fatto, è in continua ritirata. Questa tattica prudente innervosisce non solo l’improvvisata truppa ma anche la popolazione; perfino chi, come Katherine, si diceva contraria alla guerra, non sopporta questa apparente prova di vigliaccheria. Ovviamente Houston non è affatto codardo e, in ogni caso, ha abbastanza carisma per tenere in pugno la situazione, attirando Santa Anna e le sue truppe in trappola. Quando, alla mattina del 21 aprile 1936, i texani attaccano, i messicani non hanno possibilità di manovra e finiscono decimati. Nel racconto filmico, in ossequio ad una forma embrionale di politicamente corretto, Houston ordina di fare tanti prigionieri, più che vittime, in particolar si raccomanda di prendere vivo Santa Anna. Quest’ultimo aspetto è facilmente comprensibile: il generale serve in condizione di firmare la resa e la Dichiarazione d’Indipendenza del Texas. Un po’ più ambiguo chiedere di non spargere troppo sangue, prima di una battaglia decisiva, incitando gli uomini con il noto grido di battaglia “ricordati di Alamo!
Almeno stando al film, migliore come politico che come militare, il buon Sam Houston.  



Felicia Farr 




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