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domenica 13 agosto 2023

PELLE DI BRONZO

1329_PELLE DI BRONZO (Comanche Territory). Stati Uniti, 1950; Regia di George Sherman.

Al di là di qualche mera curiosità, è difficile salvare Pelle di Bronzo come lavoro nel suo complesso; certo, un western degli anni Cinquanta si vede sempre con piacere, ma in questo caso George Sherman non riesce a dare la necessaria armonia alla sua opera perché si possa dire davvero compiuta. Non che Pelle di Bronzo, titolo italiano di difficile comprensione in luogo del più consono Comanche Territory, sia un film poi così brutto, sia chiaro. Ma troppe cose lasciano alquanto perplessi: e questo ad essere gentili. Per cominciare Pelle di Bronzo si presenta come un western classico: la fotografia dai colori caldi di Maury Gertsman e la musica ariosa di Frank Skinner ci illudono, almeno fino ai titoli di testa. Perché già la prima scena del racconto filmico vero e proprio, lascia subito interdetti: Jim Bowie (MacDonald Carey, forse poco incisivo) se ne sta andando a cavallo per il classico paesaggio del south-west americano quando salta fuori un gruppo di Comanches. Saranno bellicosi? Bowie, valuta un po’, sotto lo sguardo muto dei cavalieri indiani, poi si dà alla fuga, presto inseguito dai Comanches. Ma ecco che il pioniere si ferma, e subito si arrestano anche i suoi inseguitori; poi interviene Dan’l Seeger (Will Geer) che, per proteggere l’uomo bianco, lo prende a fucilate. Alla fine di questa sconcertante sequenza la spiegazione di tutte queste bizzarrie in qualche modo viene fornita, tuttavia l’impressione posticcia rimane attaccata al racconto e, cosa grave, sostanzialmente non si scollerà più. 

Sherman ne sembra consapevole: l’inserimento nella vicenda del personaggio di Katie Howard (una Maureen O’Hara esuberante e fuori registro più del suo solito) sembra una manovra per mandare il racconto volutamente a gambe all’aria. Le vicende dell’argento e soprattutto del trattato tra Washington e gli indiani di Quisima (Pedro de Cordoba) – che è sì stato rinnovato ma, prima che possa finire nelle mani dei Comanche, viene rubato; poi si dice essere stato stracciato, infine salta di nuovo fuori con una modifica che induce i Comanches a consegnare i fucili – sono intrallazzi nient’affatto appassionanti. In compenso Katie si lascia coinvolgere in una rissa da saloon, spedendo KO a suon di cazzotti più di un malcapitato e, quando finisce con la testa incastrata sotto un tavolo, Bowie la prende letteralmente a calci in culo. Il che è certo una scena memorabile ma sbilancia l’equilibrio del film: sembrava un western classico, Pelle di bronzo, perlomeno all’inizio ma queste sono scene degne di una commedia slapstick. 

Ovviamente ci sono anche cose interessanti da annotare, ad esempio alcuni dettagli storici: oltre alla presenza di un personaggio realmente esistito come Jim Bowie, e la faccenda del suo famoso pugnale, è curiosa ma credibile l’assenza dei revolver, considerato che il film ha un’ambientazione precedente alla produzione della tipica pistola dei western. Anche nei confronti dei Comanches c’è una certa attenzione, con una caratterizzazione tutto sommato in luce positiva di Quisima, il loro capo. Nella disputa tra i nativi e gli invasori bianchi, è abbastanza evidente da che parte stia la ragione, per quanto si cerchi una via di compromesso che non sconfessi la volontà degli americani di conquistare l’ovest. Tuttavia c’è una certa ammirazione per gli usi e costumi dei Comanches, nonostante l’immagine che venga fornita sia un po’ troppo stereotipata sulla classica figura degli indiani delle praterie piuttosto che una rappresentazione più documentaristica. Ma è un po’ la cifra complessiva del film, che ha la profondità di un fumetto, nel senso che si prende delle scorciatoie narrative troppo spesso superficiali e poco approfondite. Peccato: questi grossolani limiti affondano ogni velleità di salvataggio dell’opera, nonostante alcuni elementi siano almeno da ricordare. E non ci si riferisce ai calcioni rifilati al posteriore della protagonista. Sarebbe davvero poco signorile. 



Maureen O'Hara 




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2 commenti:

  1. Almeno con questo titolo non si rischia di confonderlo con lo Zagor "Territorio Comanche" 😁, in confronto al quale non so se farebbe una bella figura...

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