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sabato 5 agosto 2023

L'ASSASSINO E' PERDUTO

1325_L'ASSASSINO E' PERDUTO (The Killer Loose). Stati Uniti, 1956; Regia di Budd Boetticher.

Immediatamente prima del ciclo di sette film western di serie B che lo renderanno l’autore di culto che è oggi, Budd Boetticher dirige L’assassino è perduto, un piccolo noir con qualche spunto interessante. La cosa che salta all’occhio, immediatamente, è la presenza nel cast di due star di prima grandezza come Joseph Cotter (è il detective Sam Wagner) e Rhonda Fleming (sua moglie Lila) che, in un filmetto di soli 73 minuti, in effetti, sembrano un po’ sprecati. L’assassino è perduto è, per il resto, un B-movie in tutto e per tutto: la trama è scarna, lo sviluppo minimo, si bada prevalentemente al sodo. Ma ci sono cose, come detto, interessanti: se Cotten e la Fleming si disimpegnano con mestiere, una gran figura la fa Wendell Corey nel ruolo di Leon Foggy Poole, un cattivo davvero atipico. Foggy sembra il classico buono a nulla – impressione rincarata dalle parole del suo vecchio superiore sotto le armi, Otto Flanders (John Larch) – raramente alza la voce o perde la calma ma non perché sia sicuro di sé, al contrario. Non che sia semplice descriverne la personalità: più che smarrito Poole sembra costantemente poco presente alla realtà, almeno alla nostra. E’ un personaggio inquietante e non propriamente a fuoco, definito, come il travestimento da donna finale – per quel che si può dedurre, strettamente legato a motivi narrativi, sia chiaro – sancisce ulteriormente. A corto di denaro, decide di assecondare alcuni rapinatori per un colpo nella banca nella quale lavora; non certo un’idea brillante. Peraltro, in un primo momento, il comportamento di Foggy sembra addirittura eroico ma il suo gioco viene presto scoperto. 

E qui, quando il detective Wagner e i suoi uomini fanno irruzione a casa Poole, c’è una svolta totalmente imprevedibile. I poliziotti, aspettandosi Foggy, fanno fuoco in modo forse un po’ precipitoso e uccidono per sbaglio Doris (Martha Crawford), la moglie di Poole. Nello specifico è proprio Wagner a freddare la povera donna; agli occhi di Foggy, comprensibilmente, una colpa gravissima, anche perché Doris era l’unica che l’aveva realmente compreso e accettato per quel che era. Al di là delle circostanze specifiche che la condizione disagiata di Foggy comportava, l’episodio è in sé piuttosto grave e sorprende come la storia, sostanzialmente, provi a liquidarlo con una sorta di scrollata di spalle. 

Da un certo punto di vista, è perfettamente comprensibile che Foggy non intenda farla passare liscia ai tutori dell’ordine, sebbene la sua applicazione della legge del taglione sia, ovviamente, del tutto condannabile. In ogni caso, dopo alcune prevedibili peripezie narrative, l’uomo si ritrova a piede libero con il preciso intento di vendicarsi rendendo pan per focaccia al detective Wagner. In concreto, uccidendone la moglie. Questa situazione permette a Boetticher di sfruttare l’avvenenza della Fleming in qualche scena in cui la discussione con il marito poliziotto si scalda. Rhonda, anche in un film minore e nel ruolo di semplice moglie di un detective della polizia, si muove sullo schermo come una diva ma ha una bellezza tale da rendere ogni cosa perfettamente plausibile. La regina del technicolor non perde un grammo di fascino nel bianco e nero di L’assassino è perduto, in ogni caso la sua leggendaria chioma rossa si merita una devota citazione in uno dei dialoghi del film. Ed è alla sua presenza scenica che è affidata la resa del momento clou, quando Poole attende al varco la signora Wagner per compiere la sua vendetta. La scena finale, con Lila che cammina per la strada, tallonata da Foggy goffamente vestito da donna, sotto gli occhi di Wagner e dei poliziotti che non possono intervenire per il rischio di colpire la moglie del detective, è certamente funzionale e anche un po’ malsana. Alla fine tutto si risolve, sia la traccia gialla che quella romantica ma qualche dubbio sulla nonchalance con cui viene derubricato ad incidente l’uccisione della povera Doris, ancora resiste. 




Rhonda Fleming








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