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giovedì 3 agosto 2023

NON SON DEGNO DI TE

1324_NON SON DEGNO DI TE . Italia, 1965; Regia di Ettore Maria Fizzarotti. 

Raramente la celebre frase attribuita a Vujadin Boskov ‘squadra che vince non si cambia’ ha trovato una espressione pratica più calzante del film Non son degno di te di Ettore Maria Fizzarotti. Alla Titanus dovettero essere entusiasti dell’esordio sullo schermo di Gianni Morandi ne In ginocchio da te (1964) tanto che ne venne messo in cantiere subito il seguito. Che, per la verità, sembra quasi un remake, oltretutto fatto dagli stessi autori e con gli stessi attori, il che suona davvero un po’ straniante. Ma, forse, la cosa è evidente a vedere il film oggi, con lo sguardo curioso e non del fan estasiato delle canzoni di Morandi, che in sostanza era il target a cui era indirizzato la pellicola al tempo. Va detto che, nel complesso, il film non è brutto o noioso, sebbene i passaggi turistico-sentimentali non è che siano propriamente trainanti. E’ però da annotare che, almeno rispetto ai normali film rosa, nei musicarelli queste lungaggini da fotoromanzo avevano se non altro la funzione di preparare la canzone che inevitabilmente arrivava. In questo senso è quindi più agevole sopportare queste derive zuccherose senza particolari problemi. Anche perché la conferma in blocco della troupe era anche legata al fatto che già il precedente film si pregiava di ottimi autori: Fizzarotti sa il fatto suo in cabina di regia e trasferisce sullo schermo gli script di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, che gestiscono senza forzature i tanti brani cantati da Morandi inserendoli in modo abbastanza naturale nella trama. Bene anche la fotografia di Stelvio Massi e le musiche di Ennio Morricone. Tra gli interpreti, Morandi è Gianni Traimonti ma, sebbene possa sembrare strano, sembra meno convincente rispetto all’esordio, dove la sfangava con l’incoscienza dell’esordiente. Più solida la prestazione di Laura Efrikian nel ruolo della fidanzata Carla; ma neanche più di tanto, sia chiaro. Chi salva letteralmente la baracca tra gli interpreti è Nino Taranto nella parte del Maresciallo Todisco – in corso d’opera Sottotenente Todisco, mica che si offenda – sorretto da Dolores Palumbo nei panni di sua moglie Santina. Nella caserma, ai vari colonnello Enzo (Enrico Viarisio), sergente Scannapietra (Carlo Taranto) e compagnia, si aggiunge il sergente balbuziente (Nino Terzo) che, con le sue sgangherate gag, si prende la briga di aiutare Ginone (Gino Bramieri) e zio Raffaele (Raffaele Pisu) – padre e zio del protagonista – nell’annacquare nell’umorismo i toni zuccherosi del racconto. 

La trama, seppur si tratti di un esplicito seguito, è praticamente uguale a In ginocchio da te: siamo durante il periodo di leva di Gianni a Napoli e il ragazzo è innamorato di Carla, ricambiato. Anche in questo secondo round c’è una debolezza di uno dei due, in questo caso nemmeno consumata, e il rapporto si incrina; infine la coppia si riunisce. Volendo si potrebbe notare che la ripetizione è speculare visto che a tradire è Carla, questa volta, e non Gianni; ma poi, dal momento che le confessioni strappalacrime le deve cantare Morandi, anche in Non son degno di te il militare si procura una fugace scappatella (con Lena von Martens). Tra l’altro, se Gianni e Beatrice (Margareth Lee) nel primo film passavano cinque giorni soli soletti, a Carla va decisamente peggio visto che il suo presunto tradimento è un bacio rubatole subdolamente da Giorgio (Stelvio Rosi) senza il suo consenso. 

Il problema è che Gianni è in appostamento insieme al fido Nando Tazza (Vittorio Congia) e vede la scena travisandola, anche perché Giorgio fa di tutto per seminare zizzania tra i due piccioncini, al fine di soppiantare il commilitone nel cuore della ragazza. Ad onor del vero, va detto che quasi qualunque film sentimentale ha una trama riconducibile a qualcosa di simile quindi non è certo il caso di gridare allo scandalo. Il lungometraggio è un evidente pretesto per vedere Morandi cantare e in Non son degno di te sono ben dieci i pezzi che sostengono la visione: anche stavolta il finale è dedicato alla canzone che dà il titolo all’opera, mentre In ginocchio da te è ripresentata direttamente con un flashback del precedente film. Tra le canzoni ci sono le bellissime 24 ore al giorno ed E’ colpa mia, la divertente Il primo whisky, e poi La mia maniaPer una notte noLa mia ragazza e Chissà cosa farà. Più impegnativa la versione dell’Ave Maria di Franz Schubert che Gianni canta con sincera devozione. Passaggio mistico religioso a parte, non certo la specialità di Morandi, in Non son degno di te la musica fa davvero onore al genere e sostiene interamente l’opera. Che in ogni caso, vuoi per la qualità delle canzoni, vuoi per la professionalità di molti partecipanti, se la cava. 




Laura Efrikian




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