Translate

venerdì 11 agosto 2023

IL FUORILEGGE

1328_IL FUORILEGGE (This Gun for Hire). Stati Uniti, 1942; Regia di Frank Tuttle.

Tra le varie curiosità che riguardano Il fuorilegge di Frank Tuttle, ce n’è una abbastanza particolare e forse, a suo modo, significativa. Il film è abitualmente catalogato come noir e, in effetti, alcuni elementi lo accomunano agli altri del genere per eccellenza degli anni Quaranta. Il bianco e nero della fotografia di John F. Seitz, l’ambientazione criminale e, volendo, anche i rimandi al conflitto bellico all’epoca in corso, la Seconda Guerra Mondiale. Sui personaggi, invece, c’è da fare qualche distinguo: sulla carta, anche di manifesti e locandine, il protagonista maschile è Robert Preston nel ruolo di Michael Crane, un banale poliziotto bravo e onesto che finisce presto per essere messo in ombra dagli altri attori sulla scena. Per l’esattezza, il nome che viene messo per primo è quello della star femminile, Veronica Lake e qui si comincia ad entrare nel tema della curiosità accennata all’inizio. Perché Ellen, il personaggio della platinata attrice qui all’apice della sua fama, non è propriamente un dark lady, elemento indispensabile ad ogni noir che si rispetti. Cioè, la Lake aveva l’aspetto della più classica femme fatale, con i meravigliosi capelli biondi che nascondevano parte del suo bel faccino; però era questo l’unico suo elemento ambiguo, praticamente il fatto che il viso fosse in parte celato. Da un punto di vista espressivo o di presenza scenica, forse anche per la piccolissima statura, Veronica non era particolarmente inquietante e questa era una caratteristica singolare per quella che sarebbe divenuta una vera icona noir. In effetti la funzionalità di Il fuorilegge, al netto della sceneggiatura trainante e della regia puntuale, è forse legata anche a questi fattori sulla controversa personalità degli interpreti. 

Perché il vero eroe della vicenda è Philip Raven a cui presta le sembianze Alan Ladd, qui inserito al quarto posto di importanza nel cast e addirittura spacciato per esordiente, quando non lo era affatto. In ogni caso Ladd si mangia il film e solo la Lake gli tiene debitamente testa, al punto che i due diverranno una coppia perfettamente funzionale in ambito noir. Tuttavia va detto che anche il Raven impersonato da Alan non è un tipico personaggio noir: è troppo duro, anche se mostra qualche increspatura, quasi una debolezza umana, sin dall’inizio, con l’attenzione ai gatti e anche nel finale quando non uccide Crane, il poliziotto. Ma ci viene presentato come lo spietato sicario che non esita ad eliminare a sangue freddo perfino la segretaria dell’uomo che è incaricato di ammazzare. Nel finale, come detto, evita di sparare a Crane, in ossequio all’intesa stabilita con Ellen, fidanzata del poliziotto. Tra Raven e la ragazza, infatti, è scoppiata la proverbiale scintilla, per quanto ogni possibile storia d’amore sia preclusa. In ogni caso questa sorta di conversione del protagonista arriva con una certa fatica: poco prima della conclusione, il sicario aveva in effetti promesso alla ragazza di smettere di ammazzare cristiani ma, subito dopo, aveva steso un agente; circostanze, d’accordo. E una certa propensione da parte di Raven a premere il grilletto. 

Ma bisogna riconoscere che lo stentato risultato ottenuto nel finale, evitare di accoppare Crane, è già qualcosa, almeno rispetto a quanto visto fin lì: Raven era stato un vero ammazzasette e non aveva ucciso la stessa Ellen, in precedenza, solo per l’intervento di alcuni operai. Anche la scena della bambina che lo vede arrivare e allontanarsi dal luogo dove compie il suo lavoro da sicario, lascia abbastanza atterriti. Raven non la elimina, ma si capisce che soppesa la cosa; probabile che se lo avesse ritenuto necessario per mantenersi in incognito, non avrebbe avuto problemi a spedire all’altro mondo anche la ragazzina. In genere, nei noir, il protagonista è un tipo tosto, questo è sicuro; ma Raven è davvero eccessivo ed è carente, anche lui, in ambiguità. Forse la statura minuta dell’attore americano e il bell’aspetto perfino troppo pulito, lo costrinsero ad alzare i toni per essere credibile nel ruolo di duro, ma in questo modo si perse l’ambiguità che caratterizzava i personaggi noir. A suo modo era una situazione simile anche per la Lake, che era alta solo un metro e mezzo e sullo schermo aveva difficoltà a trovare partner con cui armonizzare nella scena. Forse la Lake e Ladd funzionarono bene insieme non solo per la statura modesta, che evitava di farli sfigurare reciprocamente, ma perché, mancando a tutte e due i loro personaggi la componente ambigua, per assurdo, se ne sentì meno la mancanza. E forse per questo i due fecero furore in coppia e, tutto sommato, meno su strade separate, casi sporadici a parte. 

Restando a Il fuorilegge, in quell’area lasciata completamente vuota, quella delle caratteristiche indistinte e opportunisticamente mutevoli, si fionda letteralmente Laird Cregar che interpreta il ruolo di Willard Gates, villain viscido e insidioso. Pare che Cregar fosse un altro attore con i suoi bravi disturbi esistenziali: se Veronica Lake era considerata schizofrenica, Alan Ladd perennemente insoddisfatto del fatto di non avere la considerazione adeguata al suo talento, Laird aveva il complesso di essere in sovrappeso. Può sembrare un problema minore o comunque più superficiale, rispetto ai citati colleghi, ma non è detto che, almeno nel caso di Ladd, la bassa statura non fosse, in fin dei conti, il vero motivo per cui l’attore faticò a venir considerato al livello di Gary Cooper o James Stewart, che erano due spilungoni; perfino Humphrey Bogart, che certo non era un gigante, era pur sempre cinque centimetri più alto di Ladd. Per la Lake il discorso era simile e aveva influito nella scelta di Alan Ladd come suo partner: a fianco di John Wayne, tanto per dire, avrebbe finito per sembrarne la figlia. Abbiamo quindi tre attori, Veronica Lake, Alan Ladd e Laird Cregar, che si giocano il film portandosi addosso il bagaglio delle difficili rispettive situazioni personali: è forse da questa tensione che trae la sua forza più profonda Il fuorilegge, al punto che un interprete normale come Robert Preston sembra un pesce fuor d’acqua. Questa è forse la curiosità di cui si diceva in apertura, o meglio; la vera macabra curiosità è che Veronica Lake e Alan Ladd morirono entrambi a soli cinquanta anni per problemi di alcolismo. Ma rimangono due personaggi iconici della Storia del Cinema. Laird Cregar morì addirittura prima, a soli quarantun anni, in seguito ad un intervento chirurgico allo stomaco, pare legato alle diete a cui si sottomise per dimagrire. La sua carriera durò solo una manciata d’anni e una quindicina di film, tra cui alcune memorabili interpretazioni. Al contrario, Robert Preston riuscì a divenire vecchio e, ironia della sorte, più che per i ruoli sullo schermo è ricordato per la simpatica marcetta Go, Chicken Fat, Go (Via pancetta, via) utilizzata di recente anche da un noto spot pubblicitario. A ciascuno il suo.  






 Veronica Lake 









Galleria di manifesti 







Nessun commento:

Posta un commento