1307_IN GINOCCHIO DA TE . Italia,1964; Regia di Ettore Maria Fizzarotti.
L’esordio di Ettore Maria Fizzarotti in regia e, soprattutto, di Gianni Morandi sul grande schermo, è un musicarello gradevole con qualche passaggio un po’ zuccheroso ma alcuni spunti più che positivi. E’ evidente che lo scopo principale di un film come In ginocchio da te era – al tempo, nell’Italia del 1964 – più che altro l’occasione per vedere Morandi cantare alcune delle sue canzoni. Non tutti avevano il giradischi e comunque i dischi costavano non poco in rapporto al livello di benessere diffuso. La televisione cominciava a spopolare ma si era vincolati al palinsesto e, tanto per capirci, internet e YouTube erano al di là dell’immaginazione di chiunque. Quando dai paesi anglosassoni arrivò la rivoluzione musicale capitanata da Elvis Presley e in seguito dai Beatles, l’interesse dei giovani per la musica crebbe enormemente e i film musicali italiani furono una pronta risposta a questa urgente esigenza. Forse talmente pronta da poter essere definita usa e getta, considerata la fama che accompagna i musicarelli in tempi recenti. Non a torto, questo sia chiaro. Eppure, al netto di un’impressione generale e collettiva, la valutazione specifica va fatta attenendosi agli elementi inerenti ad ogni singolo caso. E, in questo senso, In ginocchio da te, tanto per cominciare, vanta un incipit quasi strepitoso. Nel fienile della sua fattoria, il giovane Gianni Traimonti (Gianni Morandi, ça va sans dire) alla chitarra canta l’ironicamente polemica e frizzante Che me ne faccio del latino quando gli arriva la cartolina che lo convoca a militare. La gag è gustosa e vede la partecipazione di Gino Bramieri (è Ginone, il padre di Gianni) e Raffaele Pisu (è lo zio Raffaele), che si beccano continuamente rinfacciando uno lo scarso impegno del figlio negli studi, mentre l’altro difende la vocazione musicale del nipote. Tra l’altro, la scena è molto ben orchestrata da Fizzarotti in regia e rappresenta, volendo, un piccolo esempio di italico antesignano dei successivi video clip musicali. Notare che il film si avvale di collaboratori di rango e anche questo conferisce all’opera una confezione niente affatto improvvisata: la bella fotografia in bianco e nero è curata da Stelvio Massi, il valido montaggio da Fulvio Fraticelli e la musica da Ennio Morricone.
Gianni, per il servizio di leva, deve recarsi a Napoli e la cosa sembra un omaggio degli autori, oltre a Fizzarotti in regia abbiamo Giovanni Grimaldi e Bruno Corbucci a soggetto e sceneggiatura, alla corrente partenopea da cui ebbe origine il musicarello. Va precisato che Fizzarotti, per quanto fosse ufficialmente all’esordio in regia, aveva già collaborato con il padre nell’organizzare sceneggiate napoletane per cui disponeva della necessaria esperienza per far funzionare a dovere anche il suo primo film. Anche troppo bene, e forse questo è il vero limite dell’opera e della deriva che il genere prese negli anni Sessanta inoltrati. Nel periodo appena trascorso i film musicali in Italia avevano interpretato in chiave nostrana l’ondata rock proveniente d’oltreoceano – valga per tutti l’esempio di I ragazzi del Juke-Box (1959, regia di Lucio Fulci) – ma adesso era subentrata la beat revolution britannica con nuovi interpreti anche nello Stivale. In parte la blanda matrice contestatrice rimaneva ma era evidente che le case discografiche cominciavano a capire meglio come controllare un fenomeno esuberante e forse di non semplice gestione ma assai remunerativo. Gianni Morandi fu l’emblema di questo movimento musicale: le sue canzoni erano piene di vita, splendide e sincere ma certo non sfugge come venne sagacemente gestita la carriera dai suoi agenti, in particolar modo in questo frangente.
In questo senso, infatti, il film In ginocchio da te è uno dei passaggi chiave: per paura che la fama del giovane cantante sbiadisse durante il periodo di leva, venne prodotto un film, che riproponeva i suoi pezzi migliori, ambientato proprio durante il militare del suo personaggio sullo schermo. La finzione si sovrapponeva alla vita reale in modo perfetto, al punto che, grazie ad un meccanismo oliato a dovere, prima che Gianni finisse il periodo di leva venne terminata addirittura una trilogia. Oltre al clamoroso innamoramento reale tra il cantante e la protagonista femminile, Laura Efrikian (nel film è Carla Todisco) che in seguito sposerà sia sul set che fuori. Tra l’altro, l’esternazione a tratti stucchevole dei sentimenti – quelli di Gianni più evidenti, quelli del personaggio della Efrikian più trattenuti, come da copione della storia romantica – è una delle chiavi per interpretare questo aspetto della produzione. I ragazzi esagerano, nel loro romanticismo, ma gli va riconosciuta una certa dose di sincerità visto che i due si stavano innamorando per davvero. Un po’ come In ginocchio da te, che è una spudorata operazione commerciale ma conserva una certa spontaneità, se non proprio sincerità, dovuta alla verve canterina spiccatamente naturale di Morandi.
Che è il piatto forte del film sebbene la commedia, che fa da sfondo alle canzoni e alla traccia sentimentale, è gradevole e ironica. L’ambientazione è militare, come accennato in una caserma di Napoli, dove giganteggia Nino Taranto – vero monumento alla canzone partenopea – nei panni del maresciallo Todisco nonché padre di Carla. Tra gli altri del cast vale la pena ricordare Enrico Viariso (è il colonnello Enzo), Carlo Taranto (il sergente Scannapietra), Vittorio Congia (Nando Tazza), Ave Ninchi (Cesira), Dolores Palumbo (Santina), Stelvio Rosi (Giorgio Di Bassano) e Margareth Lee (Beatrice Di Bassano), attrice inglese non solo di superba presenza scenica ma protagonista di un passaggio narrativo interessante.
E’ naturalmente un momento musicale ma prima di quello che è anche il punto di crisi della storia sentimentale tra Gianni e Carla, legato all’interferenza della bellissima Beatrice, c’è tutta un’esile trama costellata dalle canzoni di Morandi. Come detto l’incipit era stato caratterizzato dalla spumeggiante Che me ne faccio del latino che, in un certo senso, può servire anche come ponte ideale di congiunzione tra i primi musicarelli, più apertamente contestatori perlomeno in chiave rock, e i successivi, in cui la vena commerciale sarà più evidente. Nel testo si prende scherzosamente in giro l’utilità dell’insegnamento del latino a scuola, in rapporto ad altre materie di matrice più pratica o di respiro internazionale – come le lingue straniere – e la contrapposizione suona come una metafora della disputa tra cantanti melodici della tradizione italiana e i moderni urlatori, termine che, per altro, nel film non viene mai tirato in ballo. Perché In ginocchio da te è già pienamente sulla cresta dell’onda beat: a conti fatti, la fantastica e trascinante Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte è ancora oggi il pezzo più famoso dell’epoca e perfino del repertorio del Gianni nazionale.
Dopo un paio di omaggi alla canzone napoletana, tra cui la celeberrima ’O sole mio, c’è un'altra traccia tipicamente beat di Morandi, Se vuoi uscire una domenica sola con me, con i commilitoni impegnati in un ironico balletto nelle docce, degno di un musical o di un recente video clip. Nino Taranto si prende il suo spazio con ’O coscritto ’nammurato ma siamo ormai arrivati alla festa a casa dei Di Bassano, i nobili napoletani i cui i viziati rampolli sono Giorgio e Beatrice. Gianni è invitato dal commilitone Giorgio in qualità di cantante, ma prima di lui si esibiscono i folli Meteors che, con i volti mascherati, comicamente inquietanti, intonano la loro Insieme a voi.
I Meteors erano nati come band rock ’n roll, si erano in seguito convertiti a sonorità beat sull’onda della british invasion ed erano divenuti il gruppo di supporto a Gianni Morandi. Nel 1964 non era certo possibile sapere con certezza che il loro nome era fin troppo profetico ma sembra che nel film la loro funzione calzi a pennello anche in questo senso: le sonorità beat di Morandi, nella pellicola, lasciano ora il posto a toni dove l’energia della nuova corrente britannica è maggiormente piegata alla tradizione della canzone italiana. L’ingerenza inglese è, per altro, resa manifesta anche dall’incursione nella vicenda sentimentale di Beatrice, interpretata come detto da Margareth Lee, bellezza platinata tipicamente anglosassone. E’ però anch’essa una meteora e, terminati i cinque giorni di licenza passati insieme a Gianni, la ragazza tornerà a frequentare il suo cerchio di amicizie altolocate snobbando il povero protagonista. In ogni caso, il passaggio migliore del film, insieme alla citata introduzione, è l’esibizione di Gianni alla festa, dove canta Non son degno di te e un efficace montaggio alternato racconta la seduzione del povero giovinetto operato dalla mantide Beatrice a suon di sguardi languidi. Quando Gianni realizza di essere stato solo un diversivo per la capricciosa ragazza, sfodera amareggiato Ho chiuso le finestre e poi, per riconquistare Carla – con non poca faccia tosta – In ginocchio da te. Le canzoni sono splendide e, in questo caso, bastano da sole a reggere la tensione emotiva della storia senza bisogno di intavolare coreografie o siparietti d’accompagnamento. In chiusura è invece molto bella la corsa a piedi, in taxi e in bicicletta, di Gianni e Carla che, attraversando Napoli, vanno ad incontrarsi nientemeno che alla Fontana degli Innamorati. Chiusura col botto, insomma.
Laura Efrikian
Margareth Lee
Dolores Palumbo
Galleria di manifesti
Morandi è un simpaticone 😄😄😄
RispondiEliminaE sul latino la penso come lui 😙
(...per davvero, dato che ero quasi sul punto di doverlo studiare ma grazie a Dio non servirà...)
Ciao Alessandro, in che senso dovevi studiarlo?
RispondiEliminasi tratta di una novità :) a partire da settembre ho intenzione di iniziare gli studi in scienze religiose, che praticamente è come dire teologia ma senza la gravosa "incombenza" del latino e greco... con l'aiuto del mio amico prete che mi sta accompagnando in questo percorso abbiamo capito che è la soluzione migliore per me, con mio grande sollievo ;-)
EliminaCongratulazioni!
Eliminagrazie, Giorgio :))
Eliminahttps://www.youtube.com/watch?v=qQ8zz49Vv1c
RispondiEliminaMio zio Raffa, che era un po' più sano di quello del film, mi regalò questo vinile, che ho ancora, e che è tutt'ora uno dei miei preferiti.
RispondiEliminacerti regali non si scordano :))
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