1310_LUIGI GANNA DETECTIVE: AL DI LA' DI QUEL PIOPPETO . Italia,1979; Regia di Maurizio Ponzi.
Due elementi ci inducono subito a classificare Luigi
Ganna Detective come uno sceneggiato Rai da mettere in seconda fascia e non
allo stesso livello dei capolavori prodotti a suo tempo dalla televisione di
stato italiana. Innanzitutto l’anno di produzione, il 1979, è già troppo oltre
il momento d’oro della fiction televisiva nello Stivale; mancava ancora qualche
anno alla debacle qualitativa che esplose negli anni Ottanta ma i tempi
migliori della nostra TV erano ormai andati. L’altro fattore che indica
chiaramente come quella di Maurizio Ponzi sia una produzione di serie B, è che
la serie fu trasmessa dal secondo canale e non dal primo,
l’assoluta ammiraglia Rai. Del resto anche la scarsa fama che accompagna le
avventure del detective Luigi Ganna (Luigi Pistilli), è un chiaro indice che lo
sceneggiato non fu particolarmente seguito neanche all’epoca. In effetti non
siamo di fronte ad un capolavoro e nemmeno ad un’opera indispensabile, sia
chiaro. Tuttavia qualche elemento positivo o comunque interessante c’è. Nel
primo episodio, Al di là di quel pioppeto, facciamo conoscenza coi pochi
personaggi principali, in particolar modo con il Ganna al quale Pistilli riesce
a conferire una naturale simpatia. Pistilli era un ottimo attore, adattissimo
alla parte dell’investigatore privato che interpreta con il giusto disimpegno.
Nel film, benissimo anche Vittorio Sanipoli (è Nicola Iervolino), dalla
personalità misurata eppure straripante; se la cava col mestiere Renato Scarpa
(è il commissario Bastogi) mentre non all’altezza l’apporto di Franco Bianchi
(Ermanno), questi ultimi due sono personaggi fissi della saga. Curiosa
l’acconciatura di Francesca Muzio (è Wanda) che palesa il tentativo di
coniugare le caratteristiche del poliziesco all’italiana con i noir
americani degli anni Trenta e Quaranta. In questo senso vanno anche le musiche
di Bernard Hermann che accompagnano il bianco e nero del film girato per lo più
in esterni. Questo aspetto, con l’attenzione alle auto e alle strade in cui si
muovono i personaggi, è invece una tipica ambientazione dei poliziotteschi,
sebbene qui il cliché dell’inseguimento non sia presente. Sempre pescando tra
queste due fonti di ispirazione, la trama, solo abbozzata in troppi passaggi,
si rifà di nuovo ai vecchi noir hollywoodiani in cui spesso non era semplice
raccapezzarsi negli intrighi narrativi proposti. Ma l’elemento che potrebbe
spostare la bilancia sul versante positivo nella valutazione complessiva è
indiscutibilmente il finale, non solo aperto o comunque non rivelato pienamente:
qui si prospetta, addirittura, un omicidio impunito. A conti fatti, c’è il
coraggio di raccontare l’Italia per quella che è. Pur con le sue pecche, questo
esordio del detective Ganna, va quindi in archivio in modo affatto banale.
Francesca Muzio
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