1053_IL FASCINO DELL'INSOLITO: LA SCOPERTA DI MORNIEL MATAWAY. Italia, 1982; Regia di Enrico Colosimo.
Interessantissima interpretazione del paradosso temporale, uno dei topos della fantascienza, La scoperta di Morniel Mataway è il secondo appuntamento con la terza stagione della serie antologica Il fascino dell’insolito - Itinerari nella letteratura dal gotico alla fantascienza. Stavolta la fonte di ispirazione è l’omonimo racconto di William Tenn (reperibile nell’imprescindibile antologia Le meraviglie del possibile) a cui Enrico Colosimo apporta qualche modifica. Innanzitutto l’ambientazione americana originale è spostata a Roma ma va precisato che le scene salienti siano sostanzialmente in interni e quindi la cosa è assai poco rilevante. Più curiosa la trasformazione della voce narrante del racconto, nel testo di Tell è un amico del protagonista Morniel Mataway (Franco Graziosi), che qui diventa Mimì (Ivana Monti), la sua ragazza. Esigenze televisive probabilmente richiedevano una presenza femminile e la Monti, pur se non è una bellezza da capogiro, assolve allo scopo. Da un punto di vista squisitamente interpretativo è invece difficile fare il punto della situazione, sulla sua prova come su quella degli altri dello sparuto cast. La recitazione è teatrale ma fin troppo impostata e, unitamente alla scialba ambientazione, sul momento può causare un accenno di scoramento nello spettatore. Meglio, in un certo senso, Warner Bentivegna, nei panni dell’uomo del futuro, Glesco, per via della capacità dell’attore di recitare con leggerezza. Anche se, per la verità, in prima istanza, se si considera anche il violento innesto tra le due epoche temporali del racconto, non è che la situazione migliori con la sua apparizione. Eppure, con l’andar del tempo, l’impressione generale creata riesce in sostanza ad essere adeguata al tono della vicenda, che in Tenn lambiva anche l’umorismo per l’assurdità della situazione. Il racconto, infatti, è appunto paradossale: un pittore men che mediocre e per giunta vanitoso del nostro tempo riceve la visita di un critico d’arte del futuro (nel libro nel secolo XXV, nel film addirittura XXXV!) che gli rivela che è stato l’artista più importante della Storia. Naturalmente c’è sotto un inghippo temporale, il citato paradosso, e il divertimento di Tell, che in parte è conservato nell’opera televisiva, è proprio la possibilità di imbastire una vicenda del genere, laddove un perdigiorno senza alcun talento finisca per divenire l’artista più memorabile di sempre. E’ una storia di fantascienza, è evidente, ma la cosa che fa sorridere è che questa è la parte meno difficile a cui credere.
Ivana Monti
Galleria di copertine
Nessun commento:
Posta un commento