1047_IL FASCINO DELL'INSOLITO: VEGLIA AL MORTO . Italia, 1980; Regia di Mario Chiari.
All’interno della serie RAI Il fascino
dell’insolito. Itinerari nella letteratura dal gotico alla fantascienza,
antologia di film televisivi dedicata al fantastico, è il turno di Ambrose
Bierce. Meno noto di altri scrittori americani dediti al genere gotico come
Edgar Allan Poe o H.P. Lovecraft, Bierce era comunque un narratore eccellente.
Va dato quindi grande merito alla nostrana tv nazionale di portare una
validissima interpretazione sullo schermo di uno dei suoi racconti, Veglia
al morto. L’opera di riduzione televisiva è affidata a Biagio Proietti
(sceneggiatura) e Mario Chiari (regia) e si presenta non certo semplice: il
cinico racconto è giocato tutto sull’immaginazione del lettore, che deve
figurarsi la scena di un personaggio che, per scommessa, rimarrà per tutta la
notte chiuso a chiave in un lugubre locale con un cadavere. Gli autori italiani
apportano qualche modifica, ad esempio la salma è stesa su un tavolo da
bigliardo e non su un banale tavolo da cucina, forse per avere la possibilità
di inserire qualche elemento narrativo, la stecca brandita da Jarette (Bruno
Corazzari) o la palla numerata che arriva rotolando, in un racconto stringato
ai minimi termini. E vincono la loro partita con la tipica ambientazione
spoglia degli sceneggiati Rai che sempre mantennero vivida la loro matrice
teatrale, in questo caso con un sapiente uso delle ombre che incombono copiose
sullo schermo. Tra gli interpreti spicca Alessandro Sperli (il professor
Helberson), bravissimo per tutta la durata del film ma addirittura magnetico
quando racconta del collezionista di serpenti. Veglia al morto è
suadente ed ipnotico e mantiene intatto l’approccio disilluso e scettico di
Bierce che era sempre pronto a smascherare la sicumera dell’uomo moderno nei
confronti della morte. Gli autori italiani ci aggiungono una sorta di correzione
morale, con il personaggio di Lynn (Fiorenza Marchegiani), inesistente nel
racconto, che mette una pezza all’impunità prevista da Bierce per i tre
sconsiderati protagonisti. Probabilmente si tratta di una necessità del mezzo
televisivo, per far sì che il film possa essere accettato nel palinsesto senza
troppi patemi: considerato che la ragazza rinchiude i tre sciagurati gettando
la chiave in un tombino, si può approvare anche l’inedito epilogo.
Fiorenza Marchegiani
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