Translate

mercoledì 13 luglio 2022

IL FASCINO DELL'INSOLITO: VEGLIA AL MORTO

1047_IL FASCINO DELL'INSOLITO: VEGLIA AL MORTO . Italia, 1980; Regia di Mario Chiari.

All’interno della serie RAI Il fascino dell’insolito. Itinerari nella letteratura dal gotico alla fantascienza, antologia di film televisivi dedicata al fantastico, è il turno di Ambrose Bierce. Meno noto di altri scrittori americani dediti al genere gotico come Edgar Allan Poe o H.P. Lovecraft, Bierce era comunque un narratore eccellente. Va dato quindi grande merito alla nostrana tv nazionale di portare una validissima interpretazione sullo schermo di uno dei suoi racconti, Veglia al morto. L’opera di riduzione televisiva è affidata a Biagio Proietti (sceneggiatura) e Mario Chiari (regia) e si presenta non certo semplice: il cinico racconto è giocato tutto sull’immaginazione del lettore, che deve figurarsi la scena di un personaggio che, per scommessa, rimarrà per tutta la notte chiuso a chiave in un lugubre locale con un cadavere. Gli autori italiani apportano qualche modifica, ad esempio la salma è stesa su un tavolo da bigliardo e non su un banale tavolo da cucina, forse per avere la possibilità di inserire qualche elemento narrativo, la stecca brandita da Jarette (Bruno Corazzari) o la palla numerata che arriva rotolando, in un racconto stringato ai minimi termini. E vincono la loro partita con la tipica ambientazione spoglia degli sceneggiati Rai che sempre mantennero vivida la loro matrice teatrale, in questo caso con un sapiente uso delle ombre che incombono copiose sullo schermo. Tra gli interpreti spicca Alessandro Sperli (il professor Helberson), bravissimo per tutta la durata del film ma addirittura magnetico quando racconta del collezionista di serpenti. Veglia al morto è suadente ed ipnotico e mantiene intatto l’approccio disilluso e scettico di Bierce che era sempre pronto a smascherare la sicumera dell’uomo moderno nei confronti della morte. Gli autori italiani ci aggiungono una sorta di correzione morale, con il personaggio di Lynn (Fiorenza Marchegiani), inesistente nel racconto, che mette una pezza all’impunità prevista da Bierce per i tre sconsiderati protagonisti. Probabilmente si tratta di una necessità del mezzo televisivo, per far sì che il film possa essere accettato nel palinsesto senza troppi patemi: considerato che la ragazza rinchiude i tre sciagurati gettando la chiave in un tombino, si può approvare anche l’inedito epilogo.   





Fiorenza Marchegiani

Nessun commento:

Posta un commento