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venerdì 17 maggio 2019

LA FINESTRA SUL CORTILE

350_LA FINESTRA SUL CORTILE (Rear Window). Stati Uniti, 1954. Regia di Alfred Hitchcock.

La finestra sul cortile è un distillato del Cinema di Alfred Hitchcock: la sua capacità espressiva è infatti in quest’opera mostrata al meglio. Quella che forse è la sua miglior dote, la sublime capacità di sintesi, permette al regista inglese di orchestrare una storia avvincente con pochissimi mezzi. Sebbene l’intera scenografia sia il cortile di un palazzo, con le finestre degli appartamenti che si aprono alla Macchina da Presa, la prospettiva è limitata per quasi tutto il film ad un unico punto di vista, quello del protagonista, James Stewart. Il quale, nella finzione, è un fotografo d’assalto immobilizzato da una gamba ingessata; e già questa è una metafora del film: colui che in genere può scorazzare per il mondo per produrre immagini, è costretto nel suo alloggio. Allo stesso modo Hitch, che volendo potrebbe scegliere qualunque location, decide di girare un film praticamente dalla finestra sul cortile di un appartamento. Sul cortile ovvero sul retro; il titolo originale Rear Window, è forse più indicativo: si tratta di uno sguardo all’indietro, forse intendendo una riflessione verso se stessi, come se Hitchcock volesse fare il punto sul proprio cinema. E in effetti le confessioni non mancano: il protagonista ammette le proprie difficoltà nella vita, i problemi con la fidanzata, ma soprattutto ammette il suo lato voyeuristico, che sicuramente è un tratto distintivo del cinema di Hitchcock ma anche del cinema in generale. Il riferimento alla fidanzata del reporter non è però da sottovalutare: si tratta infatti di Grace Kelly, una bionda apparentemente dall’aspetto impeccabile e perfetto ma che, ad uno sguardo dietro l’apparenza, si rivela assai più turbolenta. 

I doppi sensi nei dialoghi sono palesi, in effetti, ma si tratta di schermaglie dialettiche: lo spirito tutt’altro che glaciale la ragazza lo tirerà fuori quando passerà all’azione, lasciando il reporter in retroguardia. La divina Kelly è, in effetti, la vera personificazione del cinema di Hitchcock: sotto l’aspetto formale impeccabile, si muove (ma soprattutto fa muovere), un tourbillon di emozioni. L’attrice si rivela questa volta, forse più che mai, all’altezza del difficile compito: una interpretazione limitata, ma efficace al massimo. Anche Jimmy Stewart fa naturalmente la sua parte, come era del resto lecito attendersi. Non è però una prova d’attori, o comunque di grande espressività recitativa, che ci si deve attendere da un film di Hitchcock, questo va tenuto presente; gli attori però sono importanti perché devono rendere credibile il gioco che il regista imbastisce con lo spettatore, e non è cosa così scontata. Il piano principale, o comunque uno dei più interessanti di questo La finestra sul cortile, è proprio la sintesi comunicativa che Hitchocock mette sapientemente in mostra. 


Ci sono moltissimi passaggi che valgono da soli un intero film, come ad esempio la panoramica iniziale, nella casa del reporter, dove mostrando unicamente le immagini dei postumi (la gamba rotta, la fotocamera sfasciata), dei ferri del mestiere (la fotocamera, appunto) e di alcune foto di un incidente in una corsa automobilistica, viene introdotto il pretesto narrativo dell’uomo obbligato in casa e del suo spiccato lato voyeuristico. Il tutto semplicemente con una panoramica della MdP, senza dialoghi. Un altro passaggio di alta scuola è quando Jeff, così si chiama il fotoreporter, si appisola proprio quando nell’appartamento di fronte, dove il comportamento sospetto di un uomo lo ha incuriosito, escono appunto l’uomo e una donna. 
Al risveglio, notata l’assenza della donna, il nostro comincerà con le congetture, mentre lo spettatore è portato a pensare che la donna sia semplicemente partita per un viaggio quando è uscita col marito; almeno fino alla fulminante allusione di Lisa (Grace Kelly). L’intuizione della ragazza, che ipotizza che la donna vista non sia la moglie, è fondamentale, ma la preparazione è tutta nelle immagini mostrate, senza pesanti spiegazioni. La capacità di sviluppare intrecci narrativi senza l’uso di pedanti discorsi trova però il suo culmine nella scena forse più bella dell’intero film: Lisa si trova nell’appartamento del tipo sospetto, è stata appena momentaneamente salvata dalla polizia, alla quale però non consegna la fede nuziale della donna che si presume sia stata uccisa, ma se la mette al dito e la mostra a Jeff, che è ancora nel suo appartamento, dalla parte opposta del cortile. 

Con quel semplice gesto, la ragazza muove la trama in tre direzioni: certifica la fondatezza dei sospetti sul losco vicino di casa (una moglie non si toglie mai la fede per un viaggio), si mostra come donna sposata e ribadisce quindi la sua proposta di matrimonio, e mette però in guardia il presunto assassino che si accorge così di essere stato spiato e scoperto. Ci sono altri aspetti importanti nel film, come le riflessioni sull’amore, tema dominante di tutte le finestre spiate da Jeff, ma anche su aspetti più tecnici e propri del cinema: illuminante è il modo in cui è mostrato come un’immagine cambi significato semplicemente in base al montaggio della pellicola. 

Jeff sta discutendo al telefono, all’inizio del film, e in base al dialogo assume espressioni differenti; ma bisogna considerare che il montaggio del suo primo piano è alternato con scene viste sul cortile: a cosa sorride quindi, l’uomo? Alle parole dell’amico al telefono o ai pensieri per la ballerina in abiti succinti che sta guardando dall’altro lato del cortile? 
Un altro aspetto molto interessante è l’uso della prospettiva, che per tutto il film è tenuta fissa dall’appartamento di Jeff sul cortile ma, quando vi è la morte del cagnolino, che viene presa dalla sua padrona in modo assai tragico, cambia. Il punto di vista prende posizione al centro del cortile, e sarà l’unica eccezione alla visuale dalla camera di Jeff, come a sottolinearne la drammaticità del momento: la Macchina da Presa scandaglia il caseggiato in diverse angolazioni, quasi a ricercare l’autore dell’orribile misfatto. L’attenzione di tutti i condomini è destata dalle invettive della donna, tutte le finestre sono accese; eccetto una, quella del presunto assassino e, nel buio, si vede brillare il bagliore di una sigaretta.
E’ un Hitchcock (e dei migliori) e quindi non sorprende se non ci sia nessun mistero su cui sia il colpevole. Ma questo non tranquillizza nessuno; nemmeno i cagnolini.


Grace Kelly












Georgine Darcy








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