352_READY PLAYER ONE . Stati Uniti, 2018. Regia di Steven Spielberg.
Osservando la carriera registica di Steven Spielberg si può
dire che si distinguano due filoni: quello d’evasione
e quello impegnato. Il primo annovera
Lo squalo, i film con Indiana Jones, o quello su TinTin; il secondo Lincoln o The Post; ovviamente
tralasciando, nei due elenchi, moltissimi titoli. Ready Player One appartiene al primo
versante, è un film di fantascienza
distopica, ma l’argomento trattato, la stessa cultura pop di cui è parte integrante tutto
il cinema di Spielberg ma soprattutto quel
cinema di Spielberg, lo pone come opera metalinguistica;
e quindi disimpegnata fino ad un
certo punto. Anche perché poi, la suddetta divisione è del tutto arbitraria e
da prendere giusto per un sommario indirizzo, in quanto moltissima cultura
popolare, per non dire proprio tutta, ha sempre una sua importanza e una sua
logica nella società moderna. Oggi, infatti, la cultura di massa ha una
funzione educativa spesso più efficiente delle stesse istituzioni preposte
all’istruzione. Comunque, in buona sostanza, Spielberg prende l’omonimo romanzo
di Ernst Cline, opera un’azione di modestia limitando i riferimenti a se stesso
presenti nel libro, e mette in scena un futuro (2045) in cui i nefasti presagi
odierni si siano concretizzati. Ovviamente con la solita perizia. Per scappare
alla triste realtà, c’è Oasis, un
mondo virtuale che enfatizza l’attuale situazione dei social media e compagnia varia. Il testo è avvincente, c’è una
sorta di caccia al tesoro circa un Easter
Egg nascosto nel programma e che regalerà il sistema stesso al vincitore.
La gara è spettacolare e ricchissima di citazioni della cultura pop e degli
anni ’80, anzi, si può dire che sia intessuta di questi elementi: a tal punto
che diventa quasi stucchevole ricercarli o annotarli. E’ un po’ il rischio
complessivo dell’opera, almeno per chi non è un fan sfegatato dei videogames o della realtà virtuale: per
altro il discorso di Spielberg è proprio quello di ricordasi di vivere anche nella vita reale, (e verrebbe
quasi da specificare che si tratta di quella alternativa a quella virtuale).
Insomma, un film che si poggia prevalentemente sulla mirabile costruzione di un
universo virtuale, per ricordarci di vivere la vita di tutti i giorni.
Curioso, no? E ammettiamolo: anche utile.
Olivia Cooke
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