356_I GIUSTIZIERI DEL WEST (Posse). Stati Uniti, 1975. Regia di Kirk Douglas.
Esordio alla regia per l’attore Kirk Douglas, I giustizieri del west è un film che, in
un certo senso, prova a fare il punto sul genere
(western, ovviamente) e forse sullo stato dei seventies, gli anni settanta, in ottica più generale. Douglas, oltre
che regista, è interprete anche del ruolo di protagonista del lungometraggio:
il suo Howard Nightingale è un candidato senatore che ha ottenuto le proprie
credenziali grazie ai successi ottenuti come capo di una milizia di agenti
speciali, in epoca tardo western.
Questo corpo paramilitare ha sembianze emblematiche: il manipolo di uomini
indossa una camicia blu come i cavalleggeri su cui spicca una stella come
quella degli sceriffi. Le due forme di autorità consacrate dai western sono quindi riassunte, e
Nightingale può essere inteso come il definitivo eroe rappresentante della
legge visto tante volte al cinema. E che adesso, finita l’epoca pioneristica
della conquista del west (e anche il
periodo classico del genere al cinema),
vuole passare in politica, e pretende di veder riconosciuti a Washington i
meriti guadagnati sul campo. Sulla sua strada però si trova il bandito Jack
Strawhorn, un cattivo interpretato da
Bruce Dern; Dern ha vent’anni in meno di Douglas e incarna bene lo spirito
ribelle degli anni 70. Il suo completo di jeans lo pone visivamente anche poco
omogeneo con il resto dei protagonisti, e lo fa sembrare davvero un intruso che
arriva a bella posta a scombinare i piani di Nightingale, più che un rapinatore
di treni. Strawhorn non è infatti il fuorilegge classico, ma interpreta a pennello lo spirito della protesta un po’ fine a se stessa e, forse anche per questo, il suo gettare discordia tra gli uomini dell’aspirante senatore darà, sorprendentemente, buoni frutti.
In quest’ottica è come se Kirk Douglas ammettesse
che ciò che ha rappresentato spesso in passato al cinema ha fatto il suo tempo:
il modello di eroe autoritario non funziona più e oggi, i giovani, proprio come
i suoi uomini (tutti tranne uno), preferiscono seguire chi si professa
apertamente contro le regole. A parte questi aspetti, sicuramente interessanti,
il film è girato con mano abbastanza sobria da Douglas, però alla lunga mostra
un po’ il fiato corto delle poche variabili a disposizione sia a livello di
copione che di capacità tecniche.
Ma di fronte a questa sorta di autocritica da parte di un
monumento come Kirk Douglas, non c’è che da levarsi il cappello. Da cowboy,
ovviamente.
Katherine Woodville
Nessun commento:
Posta un commento