354_LA CRUNA DELL'AGO (Eye of the needle). Stati Uniti, 1981. Regia di Richard Marquand.
Il
film La cruna dell'ago di Richard
Marquand è tratto dall'omonimo romanzo di Ken Follet, un vero best seller che
certo contribuisce alla solidità che è alla base della pellicola. La struttura
narrativa è infatti ben calibrata, con una vicenda particolare, la spia tedesca
Henry Faber che cerca di portare informazioni in Germania, dalle cui sorti
dipende addirittura uno dei passaggi chiave della Seconda Guerra Mondiale. Una
storia minimalista, e quindi facilmente gestibile, che ha però l'enfasi di una
possibile svolta potenzialmente di enorme portata: niente di nuovo, per carità,
ma di sicuro effetto. Come di sicuro effetto è la regia, sobria senza fronzoli;
il ritmo, soprattutto nella prima fase, è serrato, svelto, come il
protagonista, la spia tedesca,
(interpretata dall'ottimo Donald Sutherland) soprannominata l'Ago per l'uso che fa' dello stiletto
per uccidere, Il soggetto è certamente uno dei punti di forza di un film che,
nella scelta della pellicola o dell'ambientazione, risente un po' del tipico
aspetto televisivo del cinema del periodo. Il che, tutto sommato, in un film
americano ambientato in Inghilterra, contribuisce a rendere più britannica la stessa pellicola, e in un
certo senso, più credibile. In ogni caso la storia non è affatto scontata: in
primo luogo abbiamo come protagonista un nemico.
Infatti il punto di vista dello spettatore non è quello della spia, ma è quello
della popolazione inglese; eppure la vicenda segue questo agente segreto,
questo intruso che, grazie soprattutto al carisma di Sutherland, riesce a
creare l'empatia necessaria a sostenere la narrazione. Narrazione serrata che
ingabbia, costringe, imprigiona il protagonista, costretto dallo sviluppo
narrativo a seguire una certa strada mostrata anche dalle inquadrature che
spesso lo incastrano dentro finestre, porte, stipiti. Tutto sembra filare
liscio e pulito ma sarà un naufragio, qualcosa di imprevedibile e che lo porta fuori tracciato, a redimere,
in un certo senso la nostra spia.
Finito su un'isola incontrerà una donna,
Lucy (Kate Nelligan), e con lei la luce dell'amore (il nome Lucy/Lucia significa luminosa, appunto) che segnerà la fine della sua
carriera oltre che della sua vita. Prima del finale, c'è un passaggio forse non
sfruttato, quando Lucy si accorge che Henry sta mentendo, e ne capisce la
malvagità. Qui si sarebbe potuto giocare sulla suspense del non detto, del passaggio non ancora esplicito,
utilizzando il cattivo per terrorizzare la vittima con l'ambiguità dell'incertezza;
ma forse non è più il momento, per l'Ago, di essere un cattivo inesorabile. Anzi,
forse non è più così cattivo, a questo punto; forse è lui a divenire vittima,
dopo essere stato vittima della seduzione amorosa di Lucy.
Quello che segue è
un finale tragico, eppure dolce perché Faber non pare reagire in modo convinto
all'attacco di Lucy e, d'accordo che lei è armata, ma lui è una spia addestrata
e fino a quel momento efficientissima: eppure preferisce scappare, evitare il
confronto. Improvvisamente la terribile e spietata spia fugge, e non sembra in
grado di contrattaccare. Nell'acciaio
gelido dell'Ago si è scoperta un'apertura: la
cruna dell'ago, appunto.
Kate Nelligan
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