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sabato 25 maggio 2019

LA CRUNA DELL'AGO

354_LA CRUNA DELL'AGO (Eye of the needle). Stati Uniti, 1981Regia di Richard Marquand.

Il film La cruna dell'ago di Richard Marquand è tratto dall'omonimo romanzo di Ken Follet, un vero best seller che certo contribuisce alla solidità che è alla base della pellicola. La struttura narrativa è infatti ben calibrata, con una vicenda particolare, la spia tedesca Henry Faber che cerca di portare informazioni in Germania, dalle cui sorti dipende addirittura uno dei passaggi chiave della Seconda Guerra Mondiale. Una storia minimalista, e quindi facilmente gestibile, che ha però l'enfasi di una possibile svolta potenzialmente di enorme portata: niente di nuovo, per carità, ma di sicuro effetto. Come di sicuro effetto è la regia, sobria senza fronzoli; il ritmo, soprattutto nella prima fase, è serrato, svelto, come il protagonista, la spia tedesca,  (interpretata dall'ottimo Donald Sutherland) soprannominata l'Ago per l'uso che fa' dello stiletto per uccidere, Il soggetto è certamente uno dei punti di forza di un film che, nella scelta della pellicola o dell'ambientazione, risente un po' del tipico aspetto televisivo del cinema del periodo. Il che, tutto sommato, in un film americano ambientato in Inghilterra, contribuisce a rendere più britannica la stessa pellicola, e in un certo senso, più credibile. In ogni caso la storia non è affatto scontata: in primo luogo abbiamo come protagonista un nemico. Infatti il punto di vista dello spettatore non è quello della spia, ma è quello della popolazione inglese; eppure la vicenda segue questo agente segreto, questo intruso che, grazie soprattutto al carisma di Sutherland, riesce a creare l'empatia necessaria a sostenere la narrazione. Narrazione serrata che ingabbia, costringe, imprigiona il protagonista, costretto dallo sviluppo narrativo a seguire una certa strada mostrata anche dalle inquadrature che spesso lo incastrano dentro finestre, porte, stipiti. Tutto sembra filare liscio e pulito ma sarà un naufragio, qualcosa di imprevedibile e che lo porta fuori tracciato, a redimere, in un certo senso la nostra spia. 

Finito su un'isola incontrerà una donna, Lucy (Kate Nelligan), e con lei la luce dell'amore (il nome Lucy/Lucia significa luminosa, appunto) che segnerà la fine della sua carriera oltre che della sua vita. Prima del finale, c'è un passaggio forse non sfruttato, quando Lucy si accorge che Henry sta mentendo, e ne capisce la malvagità. Qui si sarebbe potuto giocare sulla suspense del non detto, del passaggio non ancora esplicito, utilizzando il cattivo per terrorizzare la vittima con l'ambiguità dell'incertezza; ma forse non è più il momento, per l'Ago, di essere un cattivo inesorabile. Anzi, forse non è più così cattivo, a questo punto; forse è lui a divenire vittima, dopo essere stato vittima della seduzione amorosa di Lucy. 

Quello che segue è un finale tragico, eppure dolce perché Faber non pare reagire in modo convinto all'attacco di Lucy e, d'accordo che lei è armata, ma lui è una spia addestrata e fino a quel momento efficientissima: eppure preferisce scappare, evitare il confronto. Improvvisamente la terribile e spietata spia fugge, e non sembra in grado di contrattaccare.  Nell'acciaio gelido dell'Ago si è scoperta un'apertura: la cruna dell'ago, appunto.






Kate Nelligan




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