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venerdì 15 dicembre 2017

MISERY NON DEVE MORIRE

62_MISERY NON DEVE MORIRE (Misery) Stati Uniti, 1990;  Regia di Rob Reiner.

Il film Misery non deve morire del regista Rob Reiner è tratto dal romanzo Misery del celebre scrittore Stephen King; e si tratta di un dettaglio cruciale. King, prolifico scrittore famosissimo per i suoi horror, ha uno stile molto visivo; praticamente i suoi libri sono già delle sceneggiature. Ed è anche molto attento alle riduzioni dei sui scritti sul grande schermo: celebre la sua insoddisfazione per la versione cinematografica di Shining, opera nientemeno che di Stanley Kubrick. Con Rob Reiner però deve essersi sentito tranquillo, visto che questi aveva già portato sullo schermo un episodio di Stand by me-Ricordo di un estate, sempre da un testo dello stesso King, che ne aveva appunto gradito il trattamento. E in effetti Reiner si dimostra molto rispettoso del soggetto, occupandosi di una traduzione cinematografica molto classica, ma anche molto efficace. Il tema dominante è prettamente letterario: la gabbia costituita dalle aspettative del pubblico nei confronti dello scrittore affermato, finisce spesso per imprigionare l’autore stesso. Le pretese dei lettori sono ben impersonate da Kathy Bates, spietata aguzzina, mentre il malcapitato scrittore è altrettanto ben interpretato da James Caan. Naturalmente un simile argomento ha valenza per qualunque manifestazione artistica che sia sottoposta al giudizio di un pubblico: ma solo la produzione seriale può generare un simile meccanismo.
Al cinema, ad esempio, può capitare meno spesso (si pensi all’abbandono di Connery dalla serie di 007), mentre è più facile comprendere una simile oppressione generata dai fruitori in ambiti come quelli della narrativa seriale, dei fumetti o della musica. Questo relativo distacco del Cinema da un testo originariamente così metalinguistico, ha forse aiutato Reiner nel mantenersi più neutrale, conservando lo spirito del libro anche nella trasposizione. La bellezza di Misery non deve morire è così il frutto delle competenze tecniche cinematografiche messe al servizio, senza remore, del soggetto. Il formidabile stile di King, per essere tradotto a dovere, almeno sembrerebbe guardando il film di Reiner, ha bisogno di uno stile classico, di effetti classici, di un uso tradizionale della musica; quasi che lo scrittore abbia formato la sua immaginazione con un certo tipo di cinema (oltre che di narrativa), e che serva lo stesso stile per decodificare il messaggio.

Raramente, nel cinema recente, si provano tanti brividi come in Misery non deve morire, e, sorprendentemente, queste emozioni sono frutto di situazioni classiche, di topoi del cinema dell’orrore; niente di nuovo, insomma, nessun effetto che non sia prevedibile. Il punto è che le scene sono girate e montate con grande precisione tecnica; sono talmente oliate che potremmo definirli meccanismi, ingranaggi: e come tali, non sbagliano un colpo, la pelle d’oca è assicurata. Certo, ci sono i passaggi che vertono su una sorpresa, sul colpo di scena; non sempre del tutto inaspettati, ma fa parte del gioco, non ci sarebbe infatti gusto a prevederli per smontarne l’affetto.
Come invece in altri casi è la suspense a garantire tensione; insomma, in Misery non deve morire, c’è tutto quello che serve per fare una storia horror, e calibrato in modo magistrale. Si potrebbe obiettare che i meriti di Reiner vengano così sviliti, a favore dell’autore del romanzo, visto che il soggetto è praticamente già una sceneggiatura. Beh, intanto ricordiamoci Brivido, unica opera cinematografica di Stephen King, simpatica e tamarra, ma non certo un capolavoro di arte filmica. Certamente i meriti di Stephen King riguardo a Misery non deve morire non si discutono; la bravura di Rob Reiner è di avere le competenze cinematografiche per mettere in scena l’opera nel modo migliore, nell’ottica di restare fedele al romanzo. Alla riuscita del film hanno contribuito, e non poco, i due attori, la Bates e Caan, davvero strepitosi.






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