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giovedì 7 dicembre 2017

TAXI TEHERAN

54_TAXI TEHERAN. Iran, 2015;  Regia di Jafar Panahi.

Se un film fosse solo quello che si vede sullo schermo, allora questo Taxi Teheran non è che sia questo granché. Apparentemente, il regista iraniano piazza sul cruscotto di un taxi improvvisato una telecamera, e riprende quello che succede in una giornata a Teheran: al massimo ruota la telecamera per inquadrare ora l’interno, ora all’esterno, ora il passeggero, ora se stesso. In realtà, a farci caso, e senza nemmeno troppo sforzo, il film ha un montaggio e le riprese sono studiate, oltre che prese da diverse fonti. Quindi, lentamente, emerge il concetto che quello del regista Jafar Pananhi sia davvero un film, che sia davvero finzione. Ma allora perché fare un film, un’opera di finzione, che emula una messa in scena di una quotidianità così scialba? Interessante, per carità, che a Teheran non è che si vada tutti i giorni, ma comunque priva di un motivo di reale e convincente intrattenimento. Ecco, il chiedersi il ‘perché’ di una simile opera, anche per chi è totalmente ignaro dei retroscena, è il punto d’interesse del film. E un indizio in questo senso, all’approfondimento, è dato dai curiosissimi e acuti titoli di coda, nei quali il regista ci dice che, nonostante siano ben visti dalla censura di regime, il film non ha crediti da mostrare. Come dire che tutto quello mostrato non è finzione, non ci sono interpreti o addetti ai lavori: ma la cosa è smentita dalla scena finale, quella del ladro che rotto il vetro della macchina, dice ‘c’è la telecamera, ma non c’è la memory card’

 Ma allora come arrivano a noi le immagini? Questo piccolo ‘paradosso narrativo’ è la cartina tornasole che dimostra che il film è davvero un film, è davvero un’opera di finzione; ma questa finzione non è rivolta tanto allo spettatore, quanto alla censura governativa.Perché quello mostrato dalle immagini suona dannatamente verosimile, purtroppo. E quest’opera, per quanto minimalista, è un brillante stratagemma per far sentire la propria voce da parte di un regista al quale, alla fine di arresti e carcerazioni, è stato proibito di girare qualunque pellicola e di lasciare il proprio paese. E, allora, visto da questa prospettiva, Taxi Teheran  se non proprio un grande film, è perlomeno un film necessario e indispensabile per chi ricerca la propria libertà: e la voglia di libertà va sempre supportata   



Nasrin Sotoudeh
    
 



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