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domenica 1 ottobre 2023

Q-SHIPS

1366_Q-SHIPS . Regno Unito, 1928; Regia di Geoffrey Barkas e Michael Barringer.

Film di astuta propaganda, Q-Ships di Geoffrey Barkas e Michael Barringer si dedica alle risposte che gli alleati misero in campo, o meglio in acqua, durante la Prima Guerra Mondiale per contrastare il flagello dei terribili U-Boots tedeschi. La minaccia ineludibile che pendeva su qualunque scafo si avvicinasse alla Gran Bretagna, è sottolineata più volte ed è proprio in questa fase del racconto che va registrato un eccesso di partigianeria tollerabile con un certo disagio. Il film, tra l’altro, si presenta quasi come un moderno docudrama, la cui autenticità è sostenuta anche da una didascalia introduttiva che, quasi per contrappasso, condanna il film a dover essere etichettato come pura e semplice propaganda cinematografica. Perché se si fa notare come i tedeschi cercassero con l’azione dei sommergibili di isolare l’Inghilterra, mettendo in estrema difficoltà tanto gli abitanti borghesi dell’isola britannica quanto i passeggeri delle navi civili che lì erano dirette, andrebbe perlomeno spesa una parola sul fatto che questa, da parte tedesca, era una semplice contromossa. In origine c’era il blocco navale imposto dalla Royal Navy alla Germania, che si trovò presto a corto di risorse prime. La Battaglia dello Jutland, volendo classificabile anche come vittoria militare tedesca, aveva però dimostrato come passare sul mare fosse impossibile per la marina dell’imperatore Guglielmo II: non restava che provare sotto il livello delle acque e, a quel punto, rendere la pariglia agli inglesi con un contro-blocco. 

Il film è ambientato nel 1917 e, a quel tempo, in Germania gli effetti del blocco navale, un vero e proprio embargo, erano già disastrosi anche sulla popolazione civile, addirittura sullo sviluppo dei bambini. Non raccontare questo presupposto e dipingere i tedeschi della Prima Guerra Mondiale come biechi individui che stanno in agguatto sotto la superficie del mare per colpire di soppiatto, è raccontare unicamente la parte di verità che fa comodo ai narratori. Si è detto, per altro, che si tratta di astuta propaganda perché non tutti gli ufficiali tedeschi sono descritti in questo modo: il capitano Stockmar (Douglas Herald), al comando del suo U-Boot 24 commenta amaramente il fatto di essere ridotti a far la guerra a donne e bambini. Il suo secondo, il sottotenente Schwartz (Jack McEwan) sembra non comprendere questi scrupoli morali del suo superiore; evidentemente inserire un nemico che abbia coscienza era quanto richiesto per non passare per faziosi ma non era il caso di esagerare. Anzi, volendo ben vedere il capitano coscienzioso serviva per suffragare le proprie ragioni: persino un nemico, ma solo quel raro esempio illuminato, non poteva che ammettere di essere nel torto. Da un punto di vista militare il film, pur se intitolato unicamente alle Q-Ships, le navi esca britanniche, non vi si dedica nell’immediato, visto che tutta la prima parte è spesa ad inquadrare la drammaticità della situazione indotta dall’azione dei U-Boots fino all’ingresso americano nella contesa bellica. A questo punto il film si concentra sulla contromossa americana ai sommergibili, il cacciatorpediniere Destroyer, che fungeva da scorta alle navi ed era in grado di affondare i sottomarini tedeschi. Solo nella seconda parte si vedono all’opera le Q-Ships, piccole navi civili che in realtà nascondevano un armamento a sua volta in grado di affondare gli U-Boots della Kaiserliche Marine. E, dal punto di vista tecnico, va riconosciuto che il lungometraggio offra alcune buone sequenze. E fermiamoci lì. 


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