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domenica 16 aprile 2023

SQUILLI AL TRAMONTO

1258_SQUILLI AL TRAMONTO (Bugles in the afternoon). Stati Uniti, 1952; Regia di Roy Rowland.

Gli anni Cinquanta rappresentano per il western una vera età dell’oro: questo era dovuto sia ai tanti capolavori che nobilitarono il genere in quel periodo, sia al significato che lo stesso genere assunse. L’onda potente della Golden Age western ebbe un effetto benefico un po’ su tutto il genere, tanto che opere come Squilli al tramonto di Roy Rowland, che per meriti propri potrebbe anche passare inosservata, riesce a fare una discreta figura. Merito della fotografia calda di Wilfrid M. Cline o della musica di Dimitri Tiomkin, e forse anche della regia discreta di Roy Roland, o magari più in generale della Produzione, fatto sta che, come confezione formale, Squilli al tramonto può essere considerato, se non un vero classico, almeno un B-Movie di lusso. Tra gli interpreti, i caratteristi Forrest Tucker, Barton McLane, James Millican, tra gli altri, garantiscono un valido supporto recitativo; Sheb Wooley è chiamato ad una sorta di cameo per impersonare nientemeno che il Generale Custer mentre è altresì interessante la presenza nel cast dell’attore nativo John War Eagle nel ruolo di Red Owl, il capo indiano. Meno lineare è la situazione dei tre protagonisti del triangolo amoroso che sorregge tutta quanta la vicenda, mettendo addirittura sullo sfondo una pagina storica del livello della battaglia del Little Big Horn, quella in cui morì Custer, per intenderci. Il protagonista principale è Ray Milland nel ruolo del Sergente Shafter. Milland non era propriamente un attore western; inoltre, pur avendo solo 45 anni – a quell'età ad Hollywood sei ancora un ragazzo – appare troppo imborghesito per il ruolo di corteggiatore di una giovane donna come Helena Carter negli eleganti panni di Josephine. La Carter, per quanto un filo troppo impettita, è una delle sorprese positive del film, per portamento elegante e presenza scenica. A chiudere il triangolo troviamo Hugh Marlowe a dar vita al villain della vicenda, il capitano Garnett: Marlowe non sembra però avere né la tempra per reggere il ruolo del cattivo, né la stoffa per fronteggiare Milland che, tra l’altro, oscilla tra l’aria borghese e un che di inquietante che mette abbastanza soggezione. La vicenda melodrammatica, in ogni caso, non carbura a dovere e questo non giova certo alla visione del film che tuttavia riesce a cavarsela ricorrendo ai classici cliché western. Che, si è detto, negli anni Cinquanta erano davvero trainanti. La questione narrativa verte sul fatto che tra Shafter e Garnett c’era della antica ruggine e ora che si sono ritrovati, i due non intendono affatto dimenticare il passato. Oltretutto la presenza di Josphine, contesa dai due rivali, alimenta l’ostilità reciproca. Le beghe tra la coppia di galletti mettono in secondo piano anche lo scontro con gli indiani che sarà fatale a Custer ma va detto che alcune belle scene di battaglia aiutano, e non poco, la visione. Alla fine tutto si aggiusta; a parte Custer e i suoi uomini che ci lasciano le penne; ma in Squilli al tramonto è poco più che un dettaglio.   



Helena Carter 




Gelleria di manifesti 











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