1264_NELLE TENEBRE DELLA METROPOLI (Hangover Square). Stati Uniti, 1945; Regia di John Brahm.
Sono pochi i film nella Storia del cinema nei quali la musica riesce a esprimere e interpretare in modo così totalizzante come in Nelle tenebre della metropoli il senso dell’opera. John Brahm ebbe a dire che il compositore Bernard Herrmann fu molto soddisfatto, addirittura incredulo, quando vide il film perché il regista aveva filmato direttamente la sua musica, una definizione certamente azzeccata. In effetti il lavoro di Brahm è notevole, un bel film che mischia sapientemente elementi provenienti da generi diversi: se la confezione formale e alcuni dettagli sono tipici del noir, altri passaggi hanno l’intensità di un horror mentre l’importanza della musica incarna il significato del film meglio di tanti musical espliciti. L’incipit, per cominciare dall’inizio, ci proietta in un horror espressionista con una terrorizzante scena di un omicidio in un bianco e nero angosciante, merito della fotografia di Joseph LaShelle. Del resto il protagonista Laird Gregar – qui nel ruolo del musicista George Harvey Bone – e il regista Brahm erano reduci da Il pensionante, remake del thriller di Hitchcock ispirato alle gesta di Jack lo Squartatore. Nel quale recitava anche George Sanders che ritroviamo anche in Nelle tenebre della metropoli, nel ruolo del dottor Middleton. L’idea che anche questa storia racconti di un serial killer è quindi supportata da questi espliciti rimandi mentre la vicenda leggera che debba far da contrasto agli scoppi di follia del protagonista si presenta sul momento come il classico intreccio sentimentale. George Bone, emergente compositore musicale, ha una sorta di fidanzata, Barbara (Faye Marlowe), figlia dell’eminente Sir Henry Chapman, illustre direttore d’orchestra.
Purtroppo il musicista protagonista soffre di amnesie momentanee durante le quali potrebbe commettere qualunque cosa – lo spettatore ne ha avuto un esempio giusto all’inizio del film – per cui si rivolge al dottor Middleton che, oltre ad interessarsi al caso clinico, mette gli occhi sulla deliziosa Barbara. George Sanders aveva quell’ambiguità necessaria per gestire la cosa nella maniera più naturale possibile, senza passare per spudorato dongiovanni. Fin qui la trama regge il canovaccio del thriller – a tratti, come abbiamo detto, anche dell’horror – con lo psicopatico che è in lotta melodrammatica con l’eroe buono della storia che, mentre sostiene di volerlo curare, cerca di soffiargli la ragazza. Il tutto immerso nella solida ambientazione musicale in cui un compositore del calibro di Herrmann non si risparmia assolutamente.
Ma, come detto, il film assume prevalentemente una connotazione noir e questo è dovuto all’entrata in scena della vera regina della pellicola, una stratosferica Linda Darnell, quintessenza della dark lady dall’anima assai dark e ben poco lady ma con un tale charme che rimane comunque adorabile. Memorabile, in tal senso, l’occhiolino che Netta, il suo personaggio, fa a sé stessa mentre si sta baciando con George, dopo averlo ancora una volta convinto a scriverle una canzonetta sospendendo il lavoro di composizione che rappresentava l’occasione della vita per il musicista. Netta era una semplice cantante da night club mentre George componeva musica di livello più nobile, nella fattispecie un concerto con pianoforte; può sembrare una distinzione di natura tecnica eppure uno degli aspetti più interessanti del film è inerente proprio alla sfera musicale. L’eccellente musica di George Bone – in realtà di Herrmann, ovviamente – creata per un severo concerto di pianoforte, prende una consistenza diversa ma non meno affascinante una volta armeggiata da Netta – nelle occasioni musicali doppiata da Kay St. German Wells. La musica è una sorta di metafora nella quale si possono riflettere anche le due figure femminili che, a loro volta, simboleggiano la strada che George Bone voglia intraprendere. Il nostro buon George vuole davvero diventare un musicista serio e apprezzato?
Finisca di scrivere il concerto e si dedichi a Barbara, ragazza innamorata oltre che ottimo partito. Ma, e qui emerge la struttura noir del racconto, può un uomo come George resistere ad una femme fatale come Netta? Eccolo quindi lasciare la musica seria – e Barbara – per soddisfare i capricci di Netta e adattare la sua musica per le canzonette da bar della vedette. Quando, inevitabilmente, George scoprirà di essere stato manipolato e tradito dalla donna, saranno dolori ma, va riconosciuto, che mai il musicista è sembrato ardente di vita come nei momenti passati con Netta. La Darnell, tra l’altro, si supera in un’interpretazione davvero eccellente, anticipando tra gli altri passaggi, la scena che forse l’ha resa più famosa, quella in cui si massaggia il piede ne Un angelo è caduto (1945, regia di Otto Preminger). Al suo personaggio Brahm riserva un’uscita di scena clamorosa, degna di una vera strega, con tanto di rogo in cui il suo povero cadavere finisce arrosto. Il momento è un’altra incursione horror del racconto, con il falò di Guy Fawkes – un dettaglio oltretutto storico – per una resa sullo schermo talmente impressionante da venir ripescata anni dopo dallo stesso Brahm per Il mostro delle nebbie (1954). L’immagine che la passione sia qualcosa che bruci ma che possa finire per bruciare chi se ne lasci dominare è il vero tema del film, di cui la musica è un’altra efficace metafora – una delle tante – a cui il talento di Herrmann riesce a dare potente credibilità. Come Netta, l’unica altra vera persona davvero appassionata nel film, George finisce bruciato, in un finale tragico e intenso. Nell’insieme potrebbe suscitare qualche perplessità la vena horror del racconto – legata alla schizofrenia del protagonista – che destabilizza un po’ la struttura della trama. Tuttavia Brahm fa un lavoro sopraffino e riesce a innestarla con perizia, tanto che il racconto risulta convincente e appassionante. I personaggi borderline – il musicista schizofrenico, la ragazza esibizionista ed opportunista – sono quelli che si godono maggiormente la vita, anche se ne finiscono bruciati. Si prendano le scene con Netta sul palco oppure la differenza tra l’interpretazione finale tra George e la fidanzata Barbara, che ad un certo punto lo sostituisce al pianoforte. Nel finale, la stessa Barbara, il dottor Middleton e sir Henry si ritrovano in strada, increduli di fronte alla scelta autodistruttiva di George. Le banali persone comuni non possono comprendere davvero il genio dell’arte, né quando è ai suoi massimi livelli e men che meno quando è ai suoi minimi.
Linda Darnell
Faye Marlowe
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