1265_SHERLOCK HOLMES - LA VALLE DELLA PAURA . Italia, 1968; Regia di Guglielmo Morandi.
Sul finire degli anni Sessanta la Rai, utilizzando come
format quello dei suoi sceneggiati, si cimenta nell’impresa di ridurre per il
piccolo schermo le avventure del più famoso detective della storia: Sherlock
Holmes. Il Secondo Canale, come allora era chiamata Rai 2, aveva budget minori
rispetto al Nazionale, la Rai 1, ma per questa operazione il risultato sarà comunque
più che dignitoso. Il romanzo La valle della paura di Arthur Conan Doyle
fu adattato con cura da Edoardo Anton per la regia discreta di Guglielmo
Morandi. Su questa solida base si stagliano le interpretazioni degli attori,
come era d’abitudine per gli sceneggiati Rai: su tutti Nando Gazzolo, Gianni
Bonagura e Anna Miserocchi. Gazzolo è uno Sherlock Holmes compassato e
compiaciuto, che conduce il racconto senza fretta e prendendosi il tempo che
gli aggrada. Come fa notare il fido dottor Watson, è un detective di natura un
po’ teatrale e la definizione pare quanto mai azzeccata. In ogni caso, come suo
solito, il grande Gazzolo ha una eccellente capacità di tenere la scena e si
disimpegna da par suo; per interpretare Holmes, un personaggio di suo un po’
caricaturato, recita in mondio sornione e quasi in scioltezza, senza mai forzare la mano. Il
risultato è convincente, originale e nel complesso fedele allo spirito del character.
Bonagura, che deve interpretare un personaggio meno brillante di Holmes, ovvero
Watson, indugia forse più scopertamente nell’enfasi recitativa pur rimanendo
comunque in terreno ampiamente positivo. Inoltre, l’alchimia tra i due, Holmes e
Watson, funziona a meraviglia e anche questo è un pregio dello sceneggiato. Tra
gli interpreti a cui vanno i maggiori meriti nella resa funzionale de La
valle della paura manca da citare Anna Miserocchi, nel ruolo di Ivy
Douglas, la moglie dell’uomo trovato morto nel castello ove è ambientata la
vicenda. La Miserocchi è un’attrice sorprendentemente poco nota, eppure
eccellente: nello sceneggiato di Morandi illumina la scena con la sua capacità
recitativa e con una bellezza emozionante. Tutto sommato accettabile anche il
resto del cast, sebbene qualche elemento, ad esempio Enrico Ostermann (è
l’ispettore Mason), sia davvero troppo sopra le righe anche per il registro
tipico di uno sceneggiato. Che peraltro, almeno in questo specifico episodio,
si distingue per una dignitosa messa in scena, anche nelle scene in esterni –
in genere punto debole di questo tipo di produzioni. Nel complesso il film è
godibile, certamente un po’ compassato come ritmo narrativo ma, fintanto che la
complessa trama gialla è avvolta nel mistero, riesce ad essere particolarmente
avvincente. Il finale può, per assurdo, essere meno appassionante – per via di
certe soluzioni spesso troppo artificiose – ma questo è un aspetto tipico di
questo genere di racconti e dipende anche dal gusto dello spettatore. Sulle
fasi narrative dedicate allo sviluppo dell’indagine è invece più semplice
essere positivamente d’accordo visto il notevole grado di coinvolgimento che
l’intricato intreccio produce magneticamente su chi vi si inoltra, lettore o
spettatore che sia.
Anna Miserocchi
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