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sabato 8 aprile 2023

RED ROSES OF PASSION

1254_RED ROSES OF PASSION Stati Uniti, 1966; Regia di Joseph W. Sarno.

Nell’ambito della sex-exploitation, tra i pochi registi che sono stati in seguito considerati degni di attenzione dalla critica, Joseph W. Sarno aveva in effetti ambizioni artistiche che andavano al di là dei primari intenti del suo cinema. Red Roses of passion, ad esempio – per quanto non sia il suo film più famoso – manifesta almeno in parte questa sua ambizione. Ma questo senza convincere del tutto: i riferimenti al culto di Pan o all’isola di Delfi sono strizzate d’occhio che vogliono lasciar intendere un background colto quando, per la verità, la storia raccontata avrebbe ben poco da dire in quel senso (discorso che forse di può fare anche in ottica generale, ad essere onesti). Carla (Patricia McNair) è una ragazza che vive con sua zia e sua cugina e che viene criticata da queste sue parenti per la condotta dissoluta coi ragazzi che frequenta. In realtà, per quel poco che è dato a vedere, la giovane non è che faccia niente di particolare ma il film arriva pur sempre dal periodo precedente alla rivoluzione culturale sessantottina. In ogni caso, la ragazza è stanca di questa situazione e quando si reca da una cartomante, Martha (Helena Clayton) – che si rivela essere anche una sorta di strega dedita al culto di Pan – coglie al volo l’occasione per tirare un brutto scherzo alla zia e alla cugina. A proposito del culto celebrato da Martha, va precisato che ad approfittare delle fanciulle che si sacrificano (niente di sanguinario, non temete) è il fratello, un marcantonio mezzo ritardato ma sempre assatanato di sesso con il quale ci scapperà anche l’immancabile scena incestuosa. Tornando a Carla, la ragazza rimane un po’ scettica sulla questione del culto ma chiede a Martha qualcosa per risolvere la situazione a casa, dove è frustrata dall’oppressivo moralismo delle citate zia Julie (Bella Donna) e sua figlia Tracey (Laura London). 

Una pozione e le rose rosse richiamate dal titolo dell’opera, che sono protagoniste anche dei riti demoniaci, trasformano mamma e figlia in due ninfomani in modo per la verità quasi grottesco. In questi passaggi, se proprio si vuole dirla tutta, Red Roses of passion segna un po’ (troppo) il passo, sebbene non è che ci si aspettasse di vedere un film di Bergman. Nel frattempo anche Carla si rende conto che con zia e cugina in quello stato la situazione è degenerata oltre il limite e cerca di porre rimedio: ovvio che l’unica via di uscita sarà di essere sottoposta alle attenzioni rituali del fratello di Martha. Il film non è particolarmente stuzzicante, a vederlo oggi, sebbene nel 1966 una mezza dozzina di donne gradevoli in négligé trasparenti forse non erano proprio all’ordine del giorno. Le rose rosse sono probabilmente un rimando fallico sebbene efficace fino ad un certo punto. Sarno, in ogni caso, tiene fede alla reputazione che gode presso l’odierna critica cinefila con una buona capacità di messa in scena, scarna e claustrofobica, aiutata da una eccellente fotografia in bianco e nero. Da un punto di vista estetico, tra le attrici, tutte piuttosto giovani e prosperose, la migliore è Bella Donna, che curiosamente è quella più matura e snella, oltre che tra quelle con il ruolo meno gratificante. Ma questo solo per dire come la sensibilità dell’autore probabilmente fosse distante dai canoni attuali.  




Patricia McNair


 Bella Donna 


Helena Clayton 


Galleria di manifesti 



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