1254_RED ROSES OF PASSION . Stati Uniti, 1966; Regia di Joseph W. Sarno.
Nell’ambito della sex-exploitation, tra i pochi registi che sono stati
in seguito considerati degni di attenzione dalla critica, Joseph W. Sarno aveva
in effetti ambizioni artistiche che andavano al di là dei primari intenti del
suo cinema. Red Roses of passion, ad esempio – per quanto non sia il suo
film più famoso – manifesta almeno in parte questa sua ambizione. Ma questo
senza convincere del tutto: i riferimenti al culto di Pan o all’isola di Delfi
sono strizzate d’occhio che vogliono lasciar intendere un background colto
quando, per la verità, la storia raccontata avrebbe ben poco da dire in quel
senso (discorso che forse di può fare anche in ottica generale, ad essere onesti). Carla (Patricia McNair) è una ragazza che
vive con sua zia e sua cugina e che viene criticata da queste sue parenti per
la condotta dissoluta coi ragazzi che frequenta. In realtà, per quel poco che è
dato a vedere, la giovane non è che faccia niente di particolare ma il film
arriva pur sempre dal periodo precedente alla rivoluzione culturale
sessantottina. In ogni caso, la ragazza è stanca di questa situazione e quando
si reca da una cartomante, Martha (Helena Clayton) – che si rivela essere anche
una sorta di strega dedita al culto di Pan – coglie al volo l’occasione per
tirare un brutto scherzo alla zia e alla cugina. A proposito del culto
celebrato da Martha, va precisato che ad approfittare delle fanciulle che si sacrificano
(niente di sanguinario, non temete) è il fratello, un marcantonio mezzo
ritardato ma sempre assatanato di sesso con il quale ci scapperà anche
l’immancabile scena incestuosa. Tornando a Carla, la ragazza rimane un po’
scettica sulla questione del culto ma chiede a Martha qualcosa per risolvere la
situazione a casa, dove è frustrata dall’oppressivo moralismo delle citate zia
Julie (Bella Donna) e sua figlia Tracey (Laura London).
Una pozione e le rose
rosse richiamate dal titolo dell’opera, che sono protagoniste anche dei riti
demoniaci, trasformano mamma e figlia in due ninfomani in modo per la verità
quasi grottesco. In questi passaggi, se proprio si vuole dirla tutta, Red
Roses of passion segna un po’ (troppo) il passo, sebbene non è che ci si
aspettasse di vedere un film di Bergman. Nel frattempo anche Carla si rende
conto che con zia e cugina in quello stato la situazione è degenerata oltre il
limite e cerca di porre rimedio: ovvio che l’unica via di uscita sarà di essere
sottoposta alle attenzioni rituali del fratello di Martha. Il film non è
particolarmente stuzzicante, a vederlo oggi, sebbene nel 1966 una mezza dozzina
di donne gradevoli in négligé trasparenti forse non erano proprio all’ordine
del giorno. Le rose rosse sono probabilmente un rimando fallico sebbene
efficace fino ad un certo punto. Sarno, in ogni caso, tiene fede alla
reputazione che gode presso l’odierna critica cinefila con una buona capacità
di messa in scena, scarna e claustrofobica, aiutata da una eccellente
fotografia in bianco e nero. Da un punto di vista estetico, tra le attrici,
tutte piuttosto giovani e prosperose, la migliore è Bella Donna, che curiosamente
è quella più matura e snella, oltre che tra quelle con il ruolo meno
gratificante. Ma questo solo per dire come la sensibilità dell’autore probabilmente
fosse distante dai canoni attuali.
Patricia McNair
Helena Clayton
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