979_LA BELLA AVVENTURA (West of the Pecos); Stati Uniti, 1945; regia di Edward Killy.
Nel 1944, Tim Holt, la star dei western a basso costo, era
stato chiamato sotto le armi e la RKO Radio
Pictures ingaggiò il semisconosciuto Robert Mitchum per interpretare Nevada, un western di serie B tratto da un racconto di Zane
Grey. L’anno successivo si replica con la stessa formula, sempre basandosi su
un testo di Grey, nello specifico West of
the Pecos. Se il protagonista dei due film è un esordiente nel ruolo, a suo
fianco la più classica delle spalle nei B-movie
dell’epoca, il romantico e simpatico Chito Rafferty impersonato da Richard
Martin. Un personaggio, Chito Jose Gonzales Bustamante Rafferty che, nel corso
della carriera, Martin porterà sullo schermo oltre una trentina di volte. Alla
regia Edward Killy conosce a sufficienza il mestiere, in virtù dell’enorme
esperienza in produzioni di questo tipo, sia come regista che come aiuto
regista, anche se La bella avventura non
presenta particolari difficoltà. La storia è in effetti semplice, un classico
plot narrativo tratto da un racconto d’avventure, che ha perciò uno svolgimento
lineare. Il magnate Colonnello Lambeth (Thurston Hall) in quel di Chicago conduce
una vita troppo sedentaria, perlomeno per la sua salute. La figlia Rill
(Barbara Hale), per rimetterlo un po’ in moto, in accordo con il medico, lo
conduce all’ovest, dove i Lambeth possiedono un ranch. Il loro incontro con
Pecos Smith (Mitchum) e Chito (Martin), che sono alle prese con una classica
questione western di assalti alle diligenze, sarà il combustibile per la bella avventura citata dal titolo
italiano. In effetti la vicenda è gradevole, grazie soprattutto allo stratagemma
narrativo che vede Pecos scambiare Rill per un ragazzino, essendo la ragazza
vestita da cowboy. Una situazione già vista al cinema, ad esempio ne Il diavolo è femmina (1935, regia di
George Cukor), ma condotta in questo caso in modo certamente meno raffinato ma
più semplice e, forse anche per questo, non meno funzionale. Così, mentre Chito
rende merito alla sua focosa fama di dongiovanni latino corteggiando in modo
spudorato Suzanne (Rita Corday), la cameriera francese di Rill, Pecos cerca di
svezzare quest’ultima credendola un moccioso soltanto un po’ troppo cresciuto.
Intendiamoci, niente di che, visto che si tratta di situazioni prevedibili, ma
comunque condotte con gradevole ironia e, in ogni caso, più stuzzicanti della anche
più scontata traccia avventurosa che vedrà i cattivi finire ovviamente a mal
partito. Del resto anche la trama rosa, quando Pecos si accorge che Rill è una
ragazza, e non è per niente male, perde mordente, ma i 66 minuti di durata del
film sono quasi giunti al termine, per cui non c’è il tempo di annoiarsi.
Mitchum è giovane ma già carismatico, e quindi pronto per divenire un’autentica
star. Sorprende invece la carriera sottotono che attenderà Barbara Hale, che in
questo La bella avventura aveva
invece ben coniugato avvenenza e tempi comici in modo promettente per un suo
impiego anche nei generi leggeri, commedia in testa. La Hale non avrà molta fortuna
nel cinema ma si rifarà nella serie Tv Perry
Mason, divenendo una vera celebrità televisiva. A proposito, questa chiusura metalinguistica è in linea con
quella del lungometraggio in questione, visto che, alla domanda di Pecos “Beh, e ora che facciamo?”, Rill risponde
“facciamo il finale” e il portone del
ranch si chiude alle loro spalle come il sipario di un teatro.
Barbara Hale
Rita Corday
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