978_RALPH SPACCA INTERNET (Ralph Breaks the Internet); Stati Uniti, 2018; regia di Rich Moore e Phil Johnston.
L’intuizione alla base di Ralph spacca Internet è che il web sia la nuova frontiera, una sorta di giungla o di far west del nostro quotidiano. Quindi, per gli autori come per i loro eroi in cerca di nuovi percorsi avventurosi, rappresenta la meta ideale. Intendiamoci, tutto si basa su un approccio metalinguistico, in quanto la rete internet non è ovviamente un luogo concreto ma unicamente un’infrastruttura virtuale, un intreccio di connessioni che ci porta da un sito (virtuale anch’esso) all’altro. Tuttavia essa stessa finisce per diventare un ambiente, un posto, con regole e pericoli come tutti i luoghi reali. E’ un po’ difficile, da spiegare a parole, per chi ha vissuto l’arrivo di internet, ma si era formato nella situazione precedente; chi è nato dopo, probabilmente, non si pone il problema e accetta la rete per quello che è o meglio per quello che ne percepisce. Ma occorre che anche questa generazione, abituata a interagire con la tecnologia in modo del tutto intuitivo e senza porsi troppi problemi, si renda conto almeno un po’ di cosa sia o possa essere internet, dei rischi ivi contenuti. E chi, meglio della Disney e dei suoi film d’animazione, educativi nel modo più funzionale ed efficace del termine, può riuscire nell’impresa? E, andando in questa direzione, chi meglio di Ralph Spaccatutto, protagonista dell’omonimo film del 2012, può farci da guida? Ralph è un personaggio nato ben dopo la diffusione della rete su larga scala, ed è costituito della stessa pasta del web, è infatti un prodotto in Computer Grafica. Cionondimeno è un videogame e incarna perfettamente lo spirito degli anni Ottanta, ovvero l’epoca di una delle ultime generazioni cresciute e sviluppate in era pre-internet.
Ecco dunque le motivazioni alla base di Ralph spacca Internet, eccellente sequel del film del 2012, con Rich Moore in regia affiancato stavolta dal suo fido collaboratore Phil Johnston. Il precedente film rappresentava il filone più avventuroso della casa di Burbank, sebbene l’incursione della principessa Vanellope era stata decisiva ai fini della riuscita del film, sia da un punto di vista narrativo che in un senso più profondo. Infatti, ed erano le stesse parole del gigante protagonista a esprimere il concetto, Ralph poteva finalmente accettare di recitare la parte del cattivo, nel suo videogioco, sapendo che l’amicizia di una ragazzina come Vanellope era una sorta di garanzia sulla sua bontà d’animo.
Il forte legame creatosi nel primo film tra Ralph e Vanellope, scevro ovviamente da qualsiasi riferimento sessuale come in Disney sono bravissimi a descrivere, era però anche un limite reciproco. Una situazione che ricorda un po’ quella generata dall’avvento di internet, qui tirato in ballo attraverso l’introduzione del Wi-Fi nella sala giochi del signor Litwak: i videogiochi nei cabinati Arcade degli anni Ottanta creavano una serie di universi paralleli e indipendenti, quelli che venivano valicati in Ralph Spaccatutto, mentre la rete metteva tutto quanto in un unico contenitore. Questa sensazione di universalità che ci avvolge, ingloba, che ci induce alla continua condivisione, ha però un suo lato oscuro, ovvero che si rischi di divenire dipendenti dall’approvazione altrui, che si abbia il costante bisogno di averne prova tangibile. In internet sono i like, i mi piace, i cuoricini, nel film l’appiccicosa e oppressiva amicizia con cui Ralph assilla Vanellope. Ecco quindi che i due personaggi devono imparare a stare lontani e, semmai, utilizzare le facoltà della rete per restare in contatto. Tutto questo è tradotto in un film che, se vogliamo, è perfino riuscito più del capostipite, visto che internet permette agli autori di sbizzarrirsi con un numero di riferimenti superiore e di natura differente rispetto al mondo dei videogames esplorato in Ralph Spaccatutto.
Inoltre se il primo film sembrava un consapevolmente vano tentativo di fare a meno del tema delle principesse (con Vanellope che entrava in scena in ritardo) qui si ammette che ormai non esistono più due filoni nei film di animazione, quello d’avventura (maschile) e quello romantico (femminile, dominato dalle principesse, appunto). La principessa è l’eroe (o eroina, se si tiene alla forma) tipico di questi tempi sia dei film d’azione che di quelli romantici e, in effetti, Vanellope surclassa, in fatto di personalità, Ralph. Ma la cosa non deve essere intesa come denigratoria, nei confronti del gigante, visto che a referto il nostro mette la sua considerevole evoluzione compiuta proprio in questo secondo episodio della sua storia cinematografica. Accettare la libertà e l’indipendenza dell’altro, specie se di genere femminile, non è cosa da poco, anche e soprattutto in questi tempi.
Certo, per forzare la mano al discorso forse si esagera un po’, e l’avvenenza di Shank, l’insuperabile pilotessa protagonista di Slaughter Race, disegnata sulle sembianze di Gal Gadot (la recente Wonder Woman del cinema) e doppiata dalla stessa attrice, è un altro evidente rimando (anche superfluo, probabilmente). Perché la strategia Disney è evidente già a partire dal carisma degli ultimi protagonisti dei classici d’animazione, (Elsa di Frozen in testa, ma anche Encanto, Raya e l’ultimo drago, Oceania e Zootropolis hanno protagonisti femminili) e, in ogni caso, il tema che il ruolo di principessa in semplice attesa del Principe Azzurro andasse ormai stretto alla figura femminile aveva in questo ambito origine ancora più antica (seppure più che mai d’attualità, si veda lo splendido personaggio di Isabela Madrigal nel recentissimo Encanto). La questione è ormai evidente tanto che, proseguendo la propria matrice metalinguistica, il film Ralph spacca Internet ci scherza su: il cameo delle principesse è uno dei momenti topici del racconto, per ironia e autoironia, con il buffetto scherzoso rifilato alla Merida di Ribelle-The Brave che, nel 2013, aveva soffiato l’Oscar come miglior film d’animazione proprio a Ralph spaccatutto. Tuttavia è evidente i ruoli si siano invertiti, con l’omone grande e grosso Ralph salvato dalle principesse e poi vestito a festa come la capostipite Biancaneve in una scena che, come per magia, riesce comica e avvincente allo stesso tempo. Magia Disney, per la precisione.
Vanellope von Schweetz
Shank
Sisi
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