967_MONTAGNE IN FIAMME (Berge in Flammen) ; Germania, Francia, 1931; regia di Luis Trenker e Karl Hartl.
Ambientato sulle Dolomiti durante
Ma, a quel punto, il paesino era stato occupato dagli Italiani e la posta non poteva più arrivare: i militari si trovavano nella frustrante situazione di vedere a occhio nudo il paese a fondo valle, ma non potere ricevere o inviare notizie. A peggiorare la situazione c’era la simultanea presenza, nel reparto, di soldati provenienti da altre zone che ricevevano in modo relativamente regolare le missive dalle famiglie. Florian piomba così a casa sorprendendo la moglie Pia (Lissy Arna) del tutto incredula avendo avuto notizia che l’uomo fosse morto in Galizia; dopo un attimo di smarrimento la donna è al settimo cielo e il marito promette di restare almeno qualche giorno. Casa Dimai era frequentata da due militari italiani, veri gentiluomini, beninteso; ora stanno smobilitando e proprio in quella passano a salutare la signora Pia.
Dimai, che si è velocemente nascosto e rimane in ascolto, capisce dalle loro parole che il momento cruciale è arrivato. Gli italiani sono pronti a far saltare il Col Alto. Decide quindi di tornare ad avvisare i suoi commilitoni che, diversamente, rimarrebbero coinvolti dall’esplosione; la donna lo implora ma Dimai ha talmente fretta che non fa nemmeno in tempo a salutare il figlioletto. Beffardamente ferito ad un braccio dagli austriaci che lo scambiano per un nemico, il militare giunge appena in tempo: tutti fuori, nello scoppio salterà in aria praticamente solo la montagna. Col Alto rimarrà così in mano austriaca. Montagne in fiamme è un film avvincente e ben girato, quasi esente da retorica bellica o eccessiva partigianeria. A questo titolo si veda l’estremo rispetto con cui i militari italiani trattano la signora Pia in numerose scene, arrivando anche a consolarla alla falsa notizia della morte del marito. Del resto la cornice che racchiude il racconto di guerra mostra Dimai e il capitano Arturo Franchini (Luigi Serventi) scalare amichevolmente in cordata le vette delle Dolomiti. Come dire che la montagna, nonostante sia spesso usata come confine, al contrario deve essere luogo d’incontro e d’amicizia. Un concetto che nemmeno
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