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venerdì 4 febbraio 2022

MONTAGNE IN FIAMME

967_MONTAGNE IN FIAMME (Berge in Flammen) ; Germania, Francia, 1931; regia di Luis Trenker e Karl Hartl.

Ambientato sulle Dolomiti durante la Prima Guerra Mondiale, Montagne in fiamme di Luis Trenker e Karl Hartl è un robusto film di guerra. Al centro della scena ci sono gli austriaci arroccati sul Col Alto, tenacemente ostinati a resistere ai tentativi italiani di sloggiarli da una posizione tanto vantaggiosa. Dopo un assalto fallito, avendo subito ingenti perdite, le truppe del Re Vittorio Emanuele III cambiano strategia: si scava un lungo tunnel per minare la montagna sotto la posizione tenuta dagli austriaci. Quando gli italiani sono prossimi ad aver terminato le operazioni, gli imperiali se ne accorgono: ora avvertono distintamente il rumore incessante della perforatrice. L’attesa logora i soldati impotenti a cui non rimane altro da fare che aspettare. Non sono possibili contromosse, infatti; dal comando austriaco fanno sapere di non avere perforatrici da inviare per tentare di scavare a loro volta una galleria o provare un’operazione di disturbo. L’unica sarebbe sapere il momento in cui il nemico decida di far brillare gli esplosivi, in modo da uscire dall’insediamento al momento opportuno. Viene inviato il soldato Florian Dimai per un’azione di spionaggio: alla faccia del proverbiale rigore teutonico, nonostante il momento cruciale, il militare non resiste alla tentazione di fare una scappata al paese a trovare la moglie. Battute a parte, vanno fatte alcune considerazioni: la compagnia di Dimai era in origine partita per la Galizia e solo successivamente, con l’ingresso dell’Italia in guerra, era stata spostata proprio nella zona d’origine di molti suoi soldati. 

Ma, a quel punto, il paesino era stato occupato dagli Italiani e la posta non poteva più arrivare: i militari si trovavano nella frustrante situazione di vedere a occhio nudo il paese a fondo valle, ma non potere ricevere o inviare notizie. A peggiorare la situazione c’era la simultanea presenza, nel reparto, di soldati provenienti da altre zone che ricevevano in modo relativamente regolare le missive dalle famiglie. Florian piomba così a casa sorprendendo la moglie Pia (Lissy Arna) del tutto incredula avendo avuto notizia che l’uomo fosse morto in Galizia; dopo un attimo di smarrimento la donna è al settimo cielo e il marito promette di restare almeno qualche giorno. Casa Dimai era frequentata da due militari italiani, veri gentiluomini, beninteso; ora stanno smobilitando e proprio in quella passano a salutare la signora Pia. 

Dimai, che si è velocemente nascosto e rimane in ascolto, capisce dalle loro parole che il momento cruciale è arrivato. Gli italiani sono pronti a far saltare il Col Alto. Decide quindi di tornare ad avvisare i suoi commilitoni che, diversamente, rimarrebbero coinvolti dall’esplosione; la donna lo implora ma Dimai ha talmente fretta che non fa nemmeno in tempo a salutare il figlioletto. Beffardamente ferito ad un braccio dagli austriaci che lo scambiano per un nemico, il militare giunge appena in tempo: tutti fuori, nello scoppio salterà in aria praticamente solo la montagna. Col Alto rimarrà così in mano austriaca. Montagne in fiamme è un film avvincente e ben girato, quasi esente da retorica bellica o eccessiva partigianeria. A questo titolo si veda l’estremo rispetto con cui i militari italiani trattano la signora Pia in numerose scene, arrivando anche a consolarla alla falsa notizia della morte del marito. Del resto la cornice che racchiude il racconto di guerra mostra Dimai e il capitano Arturo Franchini (Luigi Serventi) scalare amichevolmente in cordata le vette delle Dolomiti. Come dire che la montagna, nonostante sia spesso usata come confine, al contrario deve essere luogo d’incontro e d’amicizia. Un concetto che nemmeno la Grande Guerra è riuscito a scalfire.





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