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mercoledì 2 febbraio 2022

LACRIME DELLE DOLOMITI DI SESTO

966_LACRIME DELLE DOLOMITI DI SESTO (Tranen  der Sextner Dolomiten) ; Italia, 2014; regia di Hubert Schonegger.

In fondo il titolo è un chiaro avvertimento: il film fa piangere. Certo, forse lo sconforto che può assalire non è quello inteso da Hubert Schönegger, il regista di questo prodotto un po’ troppo ambiziosamente proposto come cinema. Lacrime delle Dolomiti di Sesto potrebbe infatti provare ad essere classificata, pur senza eccessivi onori, come fiction televisiva. Il film presenta tutti i limiti delle produzioni per il piccolo schermo degli anni recenti a partire dalla recitazione scadente, addirittura pessima quella della sponda italiana. Il sentimentalismo è sparso a piene mani ma, a differenza dei melodrammi degli anni Cinquanta, mancano figure di spessore che tramino alle spalle dei protagonisti. Peter (Florian Sumerauer) non ci mette poi molto ad accettare che Franz (Thomas Prenn) l’amico di tante battaglie, gli abbia soffiato la ragazza. Del resto un certo buonismo a buon mercato (o come si usa dire ‘politicamente corretto’) dilagante è un altro limite di questi prodotti. Che il regista è, a suo modo, bravo a coniugare anche con il ricorso ai luoghi comuni (altra tara delle fiction), visto che gli italiani sono sì tutti conigli ma ce n’è uno, Giorgio (Riccardo Angelini) che, in compenso, è un vero eroe. Tra l’altro, Angelini sullo schermo fornisce una prova interpretativa davvero sconsolante, peggiorata dall’audio in presa diretta. Chiudono il conto la costante musica di sottofondo e il continuo movimento, lento e avvolgente, della macchina da presa: anche queste caratteristiche peculiari di molte produzioni televisive. Sembra quasi che gli autori abbiano paura di fare una ripresa ferma ad un soggetto fermo, magari in silenzio. 

Un’eventualità come un’altra, nella narrativa cinematografica; certo non frequente, ma che potrebbe capitare di dover fare. Non in televisione dove forse si teme il cambio del canale da parte dello spettatore se si molla la presa e allora si evita di dare un minimo di respiro alla narrazione anche quando sarebbe il caso. Il risultato è più che altro una lenta ma costante sollecitazione dell’attenzione senza alcun motivo: che è un po’ l’impressione generale di Lacrime delle Dolomiti di Sesto. La storia avrebbe anche un passaggio narrativo interessante quando Franz, austriaco di madre italiana, scopre di aver ucciso suo zio in battaglia; zio che, oltretutto, era il suo padrino. Ma l’attenzione di Schönegger è forse più concentrata sull’aspetto documentaristico geografico dell’opera e, in effetti, alcune panoramiche a volo d’uccello sulle magnifiche Dolomiti sono suggestive. Più scarsa la cura nella ricostruzione storica, con minimi riferimenti agli stanziamenti militari nelle zone del Monte Paterno e delle Tre Cime di Lavaredo. Debole anche lo sviluppo alla vicenda contemporanea, con il ritrovamento del soldato austriaco dal cui diario si prende spunto per rammentare gli avvenimenti: la presenza delle poche scene di ambientazione contemporanea, in netto contrasto con la ricostruzione dei tempi della guerra, ricorda ancora una volta le influenze televisive dell’opera. Ma in modo del tutto estemporaneo.
Insomma, operazione fallita ma, visto il contesto generale, la sufficienza era assolutamente fuori portata.  
 


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