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domenica 6 febbraio 2022

DOOMED BATTALION

968_DOOMED BATTALION ; Stati Uniti, 1932; regia di Luis Trenker, Karl Hartl, Patrick Kearney e Paul Perez.

L’arrivo del cinema sonoro aveva comportato alcune difficoltà tecniche nella produzione di film, è evidente, ma tra quelle più ostiche ce ne fu una che non riguardava tanto la realizzazione della pellicola in sé, quanto la sua commercializzazione al di fuori del paese di produzione. A parte il Regno Unito e gli Stati Uniti, i principali paesi produttori di film avevano ognuno una sua lingua specifica. Ad esempio: come si poteva esportare un film parlato in francese in Germania, in Italia o negli Stati uniti, sperando che il pubblico potesse comprendere lo spettacolo che andava a vedere? Nel cinema muto bastava tradurre i fotogrammi con le didascalie, ma col sonoro il problema che sorgeva sarebbe stato risolto in modo definitivo unicamente con l’invenzione del doppiaggio. Nel frattempo, per le opere che sembravano particolarmente meritevoli (leggi, remunerative) gli studi cinematografici ricorsero ad una soluzione piuttosto impegnativa: girare un nuovo film con interpreti che parlassero la lingua del paese di destinazione della pellicola. Il caso forse più famoso è Dracula di Tod Browing di cui, nel 1931, insieme all’originale venne contemporaneamente girata una versione in spagnolo (e ungherese), per la regia di Tom Melford. Tuttavia non fu una pratica che ebbe molto seguito visto che in modo relativamente veloce si sviluppò la citata tecnica del doppiaggio: in questo senso può sorprendere che uno tra i poi non numerosissimi film che vennero riproposti completamente fu Montagne in fiamme, del 1931. Peraltro quello di Luis Trenker e Karl Hartl era un film talmente affascinante che si può facilmente essere d’accordo con la decisione della Universal Pictures, anche per vie del possibile contenimento dei costi. 

Infatti, le spettacolari sequenze sulle dolomiti, le scene belliche in quota, anche nel remake sono sostanzialmente quelle del film originale. Luis Trenker, in questa versione americana, conservò il ruolo di protagonista (Florian Di Mai) mentre il resto del cast venne interamente sostituito. La storia raccontata è la stessa, una vicenda bellica ambientata sulle Dolomiti durante la Prima Guerra Mondiale, osservando le cose dal punto di vista austriaco. In America, nel 1932, si cercava ancora di stemperare i vecchi attriti eredità della Grande Guerra, visto che gli Stati Uniti erano stati nemici di quegli Imperi Centrali i cui soldati, in Doomed battalion, avevano un posto privilegiato rispetto agli italiani che, al contrario, erano gli antichi alleati. Del resto, sulla questione tirolese si era forse incagliato il primo dopoguerra, almeno dal punto di vista italiano: pare che il presidente Wilson maturò il suo nono tra gli edificanti famosi 14 punti, quando venne a conoscenza che le aree dolomitiche ottenute dall’Italia erano abitate in maggioranza da gente di lingua tedesca. 

E, probabilmente, la cosa ebbe delle cruciali ripercussioni a danno dell’Italia sulla questione istriana (clamorose, come la mancata osservanza del Patto di Londra del 1915). A parte i rancori patriottici che dovrebbero essere ormai superati, stupisce il candore, talmente innocente da indurre a pensare che possa anche essere addirittura sincero, che sembra aver partorito una simile linea politica. Rileggendo infatti alla lettera il citato punto 9: “Una rettifica delle frontiere italiane dovrà essere fatta secondo le linee di demarcazione chiaramente riconoscibili tra le nazionalità” viene spontaneo chiedersi quale credibilità d’intenti abbiano, queste parole, dal momento che provengono da un rappresentante di un paese che la propria nazionalità la costruì sulla pelle di altri popoli in tempi nemmeno troppo lontani. Ecco, tutto questo per dire che, se teniamo bene in considerazione questi aspetti, allora Doomed battalion assume un ruolo più opportuno, perché rende partecipe anche gli americani di un senso di giustizia legittimo e sincero come quello che permea Montagne in fiamme. E che, onestamente, un politico come Wilson, che fu promotore della segregazione razziale e del suprematismo bianco, difficilmente avrebbe potrebbe capire. 




Tala Birell 


1 commento:

  1. Addirittura girare un altro film 😮
    Un po' come nel calcio prima che inventassero i tempi supplementari, che bisognava rifare la partita...

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