914_TESTAMENTO DI SANGUE (Money, women and guns); Stati Uniti, 1958; Regia di Richard Bartlett.
La musica che ci introduce con i titoli di testa a Testamento di sangue è quella di una
bella canzone, Lonely is the hunter,
scritta e cantata da Jimmy Wakely. Se ci mettiamo anche la fotografia calda che
illustra degnamente lo scenario dell’ovest americano, (si tratta di Lone Pine,
in California, un’area utilizzata spesso come luogo di ripresa), tutto sembra
confermare che siamo di fronte ad un bel western, uno di quelli tipici degli
anni cinquanta. Del resto quello di Richard Bartlett è un film del 1958, piena golden age del genere: e, a proposito di
metalli preziosi, il tema del film è il testamento di un vecchio cercatore
d’oro, rimasto ucciso in un tentativo di rapina. Incaricato di fare chiarezza
su questo testamento che sembra indicare che tra gli eredi designati dal
vecchio ci sia anche uno degli assassini, è un tizio che va in giro ornato
d’argento, si fa chiamare Silver, ed è una sorta di elegante cacciatore di
taglie. Per la precisione costui è un investigatore, si chiama Ward Hogan ed è
interpretato da Jock Mahoney: un personaggio tipicamente da B-movie, se non da
fumetto; a questo punto il western classico ce lo siamo scordati da un pezzo.
In ogni caso, l’intrigo giallo aiuta a sorreggere lo scorrimento della storia,
in quello che è un onesto film: se c’è un pizzico di delusione, visto che i
primissimi minuti sui titoli di testa lasciavano presagire qualcosa di meglio,
va detto che la rapina alla miniera del vecchio, con cui si apre poi il film,
faceva invece temere addirittura di peggio. Quella prima scena di azione lascia
infatti parecchio a desiderare, soprattutto per plausibilità: i tre banditi
intimano l’alto là al cercatore d’oro che, in tutta risposta, imbraccia il
fucile e ne fredda subito uno. I fuorilegge sono infatti fermi sui cavalli,
bene in vista e, nel successivo scontro a fuoco, il vecchio ci rimetterà la
pelle ma solo dopo averne spedito all’inferno un altro. Meno male che poi
Bartlett evita di cimentarsi in altre scene di azione, a parte quella finale,
anch’essa deficitaria, e si concentra sulla trama gialla che, tutto sommato, è
la parte migliore del film. Perché anche la traccia sentimentale, che vede
Hogan interessarsi a Mary Kingman, non è troppo convincente. La donna è
interpretata da Kim Hunter, premio Oscar per Un tram che si chiama desiderio (di Elia Kazan, 1951) e davvero si
fatica a capire la stoffa dell’attrice, nell’anonima parte che si ritrova in Testamento di sangue. Insomma, seppur si
lasci guardare, il film innegabilmente tradisce le attese ma, se il personaggio
chiave della storia (la mula del cercatore d’oro) si chiama Giuda, avremmo
anche potuto aspettarcelo.
Kim Hunter
spesso il mulo in un western è indice di umorismo, qui mi sa che si è scivolati ancora oltre... 😄
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