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venerdì 29 ottobre 2021

CRUDELIA

918_CRUDELIA (Cruella); Stati Uniti, 2021; Regia di Craig Gillespie.

Ad un certo punto, Artie (John McCrea) pone il quesito cruciale a Crudelia (Emma Stone): davvero ha ucciso i cuccioli di dalmata per farci una pelliccia? Crudelia (o Cruella, come viene chiamata anche nei dialoghi della versione italiana del film) lo nega sottovoce, quasi che non averlo fatto fosse un’azione deplorevole: non è vero, non ha ucciso i cuccioli, si tratta solo di una mossa propagandistica facente parte della sua guerra contro la Baronessa von Hellman (Emma Thomson). Questo passaggio, minimizzato dallo stesso personaggio protagonista, è ben poca cosa rispetto ai 134 minuti del film di Craig Gillespie che, dopo aver carburato un po’ in partenza, filano via come la splendida Panther De Ville di Crudelia. Gillespie conosce il tema e non lesina riferimenti e citazioni che riprendono sia, come prevedibile, i casi specifici (ovvero, il classico d’animazione La carica dei centouno del 1961, il romanzo alla base La carica dei 101 del 1956 e il live action del 1996 La carica dei 101- Questa volta la magia è vera) sia attingendo all’immaginario visivo di registi come Tim Burton o Robert Zemekis. Il cineasta australiano, con il precedente e notevole Tonya (2017), ha già poi dimostrato di saper tratteggiare sontuosamente un certo tipo di protagonista femminile, un po’ fuori registro eppure in modo diverso dal solito. Crudelia, analogamente alla pattinatrice interpretata da Margot Robbie, vorrebbe anche essere una bella e brava ragazza, solo che quei panni le vanno stretti. Ma non per questo intende rinverdire i fasti delle femministe che negavano la loro femminilità anzi, al contrario. 

Insomma, c’è un mix di forze che spingono in direzioni opposte, simbolicamente esplicitate dal bianco e nero dei capelli di Crudelia, che non necessariamente troveranno l’equilibrio in modo, diciamo così, tranquillo e sereno. Una volta dettate le coordinate narrative, nella primissima fase, poi la sceneggiatura parte a cannone e la vicenda si snoda trascinandoci sotto il martellante commento musicale di una colonna sonora che pesca moltissimo nel pop rock degli anni in cui, grosso modo, la vicenda è ambientata. Insomma, formalmente, il film di Craig Gillespie è un vero spasso. Eppure, se anche può essere divertente ricercare questo o quel riferimento a questo o a quel film, magari distantissimo dagli esempi citati, perché il lavoro in questo senso del regista è vulcanico, non è questo il nocciolo del discorso. 

Questo è parte del divertimento e quindi è giusto che ognuno lo risolva come crede, un po’ come fare un puzzle o un cruciverba. La questione è quella che raggiunge il suo apice nel passaggio citato in apertura: è dunque la Crudelia di Gillespie una cattiva politicamente corretta? E, approfondendo, è un problema se lo fosse? La questione non è lana caprina: la politically correctness ha dilagato per anni finendo per rendere dura la vita soprattutto ai personaggi non conformi alle regole del bon ton etico, che erano però il sale della narrativa (cinematografica e non). Crudelia era stata, fin qui, sostanzialmente una cattiva a tutto tondo; curiosamente, era affascinante nonostante non avesse il look da vamp delle streghe di altri film Disney. Né la sgangherata signora del capolavoro d’animazione né la Glen Close del remake live action se la giocavano troppo bene su quel piano. Eppure Crudelia era un villain che bucava lo schermo. Ora, Emma Stone, già solo per essere stata Gwen Stacy (nei film di Spider Man del 2012 e del 2014) o Mia in La la land (2016), lo schermo addirittura lo straccia ma certo la questione si pone in altro modo. 


La sua Crudelia è diversa, infatti sarebbe quasi lecito chiamarla definitivamente Cruella, giusto per differenziarla dalle versioni precedenti del personaggio, anche se questa diversità dei nomi è un semplice effetto collaterale del doppiaggio e non un elemento proprio del film. Tuttavia ci è utile perché, effettivamente, la Cruella di Emma Stone è un personaggio nuovo, originale: rispetto alle sue precedenti ha una ragione, alla base del suo essere cattiva, e questa finisce per essere una sorta di attenuante. Del resto è un elemento insito nel tipo di operazione narrativa: uno spin off tende necessariamente ad esplorare parte del vissuto di un elemento che, nel contesto originale, non era stato sondato. Diversamente non sarebbe possibile cavarci una storia. Quindi, nel momento in cui si mette al centro del racconto Crudelia, percorrendo la via che era stata già di Maleficent (2014) remake de La Bella Addormentata nel bosco (1959) narrato dal punto di vista della strega, il rischio è quello di depotenziare il personaggio e quindi il film. Nel lungometraggio con Angelina Jolie era stata l’altera classe dell’attrice ha sostenere efficacemente l’ambiguità della situazione ma la Stone non ha ancora (?) quello status, tant’è che quel registro sarà proprio della sua rivale interpretata da Emma Thompson. E’ quindi credibile la Cruella in versione 2021? La sbilenca cattiva passata alla storia per essere spietata cacciatrice di teneri cuccioli di dalmata per farci un’odiosa pelliccia che scopriamo invece essere una disgraziata (per via delle traversie famigliari), deliziosa, scatenata, geniale artista glam che si limita a raccontare di spellare i cagnolini in questione? Come detto, a Gwen Stacy, che riconosciamo sotto la parrucca bianconera, è impossibile dire di no, e quindi non si può che condividere l’aggiornamento. Eppure, a meno di non essere un dalmata, qualche dubbio ci rimane. 

Emma Stone







 Emma Thompson



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