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sabato 11 agosto 2018

IL COLTELLO DI GHIACCIO

191_IL COLTELLO DI GHIACCIO . Italia, Spagna 1972;  Regia di Umberto Lenzi.

Umberto Lenzi è un regista di culto, per cui certi titoli della sua filmografia vengono forse considerati con maggior attenzione di quanto non meriterebbero. Non è però il caso di Il coltello di ghiaccio, un giallo con venature thriller piuttosto forti che funziona in modo discretamente efficace. Il filone è quello di L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento, che contraddistinse il genere, almeno a livello italiano, all’inizio degli anni 70; e, come da prassi, allo stesso modo del più famoso regista romano, Lenzi antepone alla logica dei passaggi narrativi l’efficacia dell’impatto scenico del risultato finale sullo schermo. Ne Il coltello di ghiaccio (come in sostanza in tutti i film validi di questo filone cinematografico) l’esito positivo del bilancio finale è dato dal fatto che, ad una riuscita suspense, fanno da contraltare incongruenze o forzature che possono considerarsi lievi licenze poetiche. Valga per tutte quella subito iniziale, con il maggiordomo che guida con gli occhiali scuri in presenza di nebbia: passaggio incoerente con la realtà ma utile a creare sospetto sullo sguardo dell’uomo; quella degli occhi è però un falsa traccia. In ogni caso, il piatto forte della vicenda, ovvero l’identità del colpevole, non è tenuto particolarmente celato e, tutto sommato abbastanza presto, si intuisce chi possa essere l’assassino, più che altro mancando concrete alternative. Il fatto che poi il colpevole si riveli essere proprio quello che la trama suggeriva, nonostante i tranelli narrativi che si sommano a quelli della finzione stessa, dimostra la maturità di Lenzi, che non ricorre ad un finale fuori dalla logica del suo racconto pur di stupire a tutti i costi. In questo senso non sono affatto fuori luogo i paragoni con il miglior Argento (all’epoca il regista romano era in piena forma), perché i brividi che Lenzi produce sono frutto della sua abilità dietro la macchina da presa più che da gratuiti colpi di scena di quart’ordine. Nel cast domina Carroll Baker, attrice dal passato glorioso ad Hollywood che, interpretando il ruolo di una ragazza muta, recita praticamente con la sola mimica facciale. Fugace apparizione per Ida Galli, ma che lascia il segno.

Carroll Baker






Ida Galli alias Evelyn Stewart







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