195_ERODE IL GRANDE Italia, Francia 1958; Regia di Victor Turzanskij e Arnaldo Genoino.
Sebbene sia in genere passato un po’ inosservato, Erode il grande è un peplum che merita di essere rivalutato. Certo, forse manca il nome di
grandissimo richiamo, ma si tratta di un film pienamente funzionale, la cui
riuscita non nasce certo dal caso, ma dalla collaborazione di nomi illustri e
di solido valore cinematografico. Alla regia troviamo Viktor Tourjansky e Arnaldo
Genoino, il primo un esule russo e il secondo un autore di basso profilo ma, al
netto di chi dei due abbia lasciato maggiormente la propria impronta su questo
lavoro, va riconosciuta a questa pellicola una forza scenica, una potenza
tragica, nella figura del personaggio protagonista, Erode, che sui nostri
schermi si è vista raramente. A proposito di Erode, il re dei giudei è
interpretato da Edmun Purdom, in modo particolarmente efficace e spicca su un
cast con elementi di tutto rispetto: Sylvia Lopez è la regina Maryam, Sandra
Milo è Sara, Alberto Lupo è Aronne e Massimo Girotti è Ottaviano. Ma è nei
dettagli tecnici che forse si nascondono i segreti della riuscita del film:
alla sceneggiatura lavorano, oltre allo stesso regista russo, Damiano Damiani,
Federico Zardi e Fernando Cerchio, la fotografia di Massimo Dallamano è resa in
modo vivace dal Totalscope con colori
Eastmancolor, valide le musiche e
così il doppiaggio. Il film racconta, in modo ovviamente romanzato alla
bisogna, un momento cruciale nella vita di Erode, il re dei giudei ai tempi
della venuta di Gesù Cristo.
Un riferimento al nazareno è subito chiaro in
apertura, quando vediamo due condannati lasciati morire in croce dallo spietato
monarca; se questo passaggio serve subito a richiamare alla mente la figura del
messia, a cui è abitualmente legata la conoscenza di Erode, ha anche lo scopo
di inquadrare la discutibile personalità del re. Egli è certamente mostrato
come un despota inviso al suo popolo ma, almeno per quanto riguarda il
protagonista del nostro film, la sua personalità è sfaccettata e, almeno un minimo, intrigante.
Il
racconto ci accompagna con avvincente trasporto nella parabola che, non senza
qualche squarcio di umanità, lo trasformerà nel mostro pazzo di odio qual è poi
restato nella Storia, soprattutto per l’infame ordine di eliminare tutti i
neonati, mostrato in un altro passaggio che fa riferimento alle note vicende
riportate dai testi sacri. Gli autori ritraggono perciò un dittatore dalla
personalità tridimensionale, capace di amare con sincera passione la moglie
Maryam, salvo poi lasciarsi andare ad egoismi meschini e crudeli senza quasi
rendersi conto della loro gravità. Purdom interpreta con la giusta teatralità
la parte, aiutato dal doppiaggio in tema di
Emilio Cigoli; una prestazione enfatica, che si intreccia al tono
melodrammatico di cui è intrisa la storia. E, in fin dei conti, nonostante il
ruolo di cattivo conclamato, l’Erode
di questo film è davvero un grande, e
rende lustro al cinema italiano come raramente si è visto fare a Cinecittà.
Sandra Milo
Sylvia Lopez
Grazie per aver descritto questa bella sceneggiatura e il bel film del nonno di mia moglie, il regista W. Tourjansky.
RispondiEliminaLa famiglia Tourjansky ringrazia.
Un dovere, visto l'ottimo lavoro svolto dal signor Tourjansky. Ringrazio io voi per il tempo dedicato alla lettura del mio blog.
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