1012_DOVE LA TERRA SCOTTA (Man of the West). Stati Uniti, 1958; Regia di Anthony Mann.
Rispetto a quello italiano, il titolo originale Man of the West è sicuramente più indicativo per comprendere perlomeno l’origine del protagonista di questa pellicola di Anthony Mann, un Gary Cooper al vertice della sua capacità recitativa. E, in questo caso, la provenienza dell’eroe è importante: il protagonista Link Jones è, almeno all’apparenza, un campagnolo dell’ovest che si deve recare in una cittadina ad est per ingaggiare una maestra per la sua comunità. Si tratta perciò di un percorso opposto a quello che consuetamente ci racconta il genere western, visto che il nostro protagonista viaggia appunto dall’ovest verso l’est del paese. Nella prima parte del film, vediamo Link provare ad adeguarsi alla società civile: si lava, indossa abiti più eleganti, depone le armi e si confronta con il treno, simbolo supremo del progresso. Cooper riesce a rendere molto credibile l’impaccio del suo personaggio, l’evidente disagio. Il treno parte, il nostro fa conoscenza con Sam (Arthur O’Connell), un gambler, e Billie (la bella Julie London, in una prova intensissima), una ballerina, mentre il convoglio attraversa una zona disabitata ma verdeggiante, niente a che vedere coi paesaggi tipici del sudovest. Il film comincia ad essere un western atipico per via degli scenari e si accinge a diventarlo anche per i protagonisti. Non tanto per le figure in sé, sia chiaro, che sono le tipiche della narrativa western: tra i viaggiatori, seduto in uno scompartimento, infatti, troviamo anche Coaley (Jack Lord) il classico pistolero.
Intanto alcuni cavalieri arrivano di soppiatto alla stazione di rifornimento del treno, procedendo nel torrente (leggi, per non lasciare tracce, ergo, sono fuorilegge): ecco un altro topos del far west, l’assalto al treno. La rapina si rivela un fiasco: gli unici a rimetterci, oltre ad un bandito che viene ferito mortalmente, sono Link – che viene anche derubato dei soldi del paese per pagare la maestra – Sam e Billie, che vengono lasciati a piedi in mezzo al nulla. Nella concitazione, infatti, il treno ha ripreso la sua marcia mentre i banditi sono fuggiti sotto il tiro dell’unica guardia armata del convoglio. I nostri tre personaggi, una volta passato il parapiglia, si riscoprono appiedati e lontanissimi da ogni forma di civiltà. Da questo punto il film comincia a cambiare e con esso il comportamento di Link, via via più a suo agio man mano che i nostri si avvicinano ad una vecchia stamberga che si erge in un paesaggio desolato.
E’ Link che li ha guidati fin lì, perché è un luogo che conosce molto bene: malauguratamente per lui, e per i suoi compagni di viaggio, non è disabitato ma è rimasto il covo della banda di fuorilegge che era ai tempi. Banda di cui, ironia della sorte, fanno ovviamente parte i rapinatori del treno. Che sono delle mezze tacche, come abbiamo visto, ma che sono agli ordini del famigerato Dock Tobin (Lee J. Cobb), zio di Link nonché suo mentore e socio nell’attività criminale ai tempi della giovinezza del nostro protagonista. E questo è un problema mica da poco perché spuntarla con un osso duro come Dock, avendo appresso un piedidolci come Sam e una ragazza come Billie, non è semplice. La donna, come prevedibile, scalda il sangue alla banda: Coaley e Link hanno il primo scontro. Poi interviene Dock, convinto dal nipote che può tornare a fare affidamento sul suo contributo per il colpo dei colpi: la rapina alla banca di Larum, un piccolo centro minerario. Il giorno dopo si presenta anche Claude (John Dehner), cugino di Link; non ha partecipato all’assalto al treno ma, negli anni, è divenuto il braccio destro di Dock. Quello che si evidenzia, e lo nota anche Sam, è che a contatto con quella violenza che aveva cercato di rimuovere dalla propria vita, il carattere di Link sembra cambiare e, per la verità, il personaggio pare anche trovarsi meglio nel suo nuovo/vecchio ruolo. Link (il cui nome significa legame, collegamento) si trova di nuovo sospeso tra due realtà: in principio l’abbiamo visto passare dal mondo agricolo a quello civilizzato, ora da quello civilizzato a quello primitivo del far west. Una sorta di ritorno alle origini che l’uomo pensava di aver cancellato per sempre. Adesso la situazione è drammatica e apparentemente senza via di uscita: Link è disarmato, deve badare a Sam e Billie ed è in balìa di una banda di fuorilegge. E’ curioso che Mann dichiarò che la sceneggiatura di Dove la terra scotta non gli piacque, perché come racconto non è affatto male e lascia sempre lo spettatore brancolante nel buio. Certo, è forse vero che il fatto di precludere alla storia d’amore tra Link e Billie, l’uomo è sposato e fedele alla moglie, tarpa un po’ la sponda sentimentale, che comunque Julie London interpreta con caparbietà.
Ma l’aspetto più meritevole del copione è che permette a Mann di scatenare tutta la sua violenza: la scena in cui Coaley vuole far spogliare Billie, puntando alla gola di Link un coltello, è già di difficile sopportazione. Tuttavia è solo l’anticipo della vendetta di Link che, nel tentativo di seminare zizzania nella banda e, per avere più agio di manovra, riguadagnarsi la stima di Dock, dà luogo alla scena di violenza più brutale della Storia del cinema. Link provoca palesemente Coaley, ne scaturisce una furibonda e lunga scazzottata; e fin qui, siamo ancora nei ranghi canonici. Ma, quando i due sembrano esausti, Link trova nuova energia e ordina a Coaley di spogliarsi, proprio come il bandito aveva fatto la sera prima con Billie. La tensione è alle stelle; Coaley è stremato e Link comincia a spogliarlo brutalmente, davanti allo sguardo attonito degli altri, sbigottiti. Dal momento che le intenzioni del bandito nei confronti della ragazza erano chiare, voleva abusarne, ora l’azione di Link nei suoi confronti sembra analoga, con l’aggravante che l’uomo la mette quasi in pratica. Non ci sono rimandi sessuali espliciti, ovviamente – stiamo parlando di un film di Hollywood di assoluta serie A, un western con Gary Cooper del 1958 – tuttavia già durante lo scontro Coaley, mentre pesta Link, lo stuzzica con un “ti piace, eh?” che è un evidente richiamo sadomasochistico. Nel momento quasi insostenibile, quando Link strappa di dosso i vestiti a Coaley manco fossimo nella scena di uno stupro – e di fatto lo siamo – è lui a rigirare la domanda al malcapitato, stavolta ripetendola più volte e più chiaramente. La reazione di Coaley, una volta esauritesi il violento rapporto, mentre striscia a carponi mezzo nudo, è vigliacca ma anche comprensibile.
Oltre che notevole da un punto di vista narrativo. Il bandito afferra la pistola per rimediare all’affronto ma Sam, personaggio fin lì inutile oltre che viscido – aveva proposto a Link di fuggire abbandonando la sua amica Billie alla mercé dei banditi – trova il modo di legittimare il suo ruolo nel film. Un’uscita di scena con stile, visto che giustifica il suo sacrificio, che salva la vita a Link, come semplice calcolo da allibratore: se fosse morto il protagonista della storia i banditi non l’avrebbero certo risparmiato e quindi aveva ben poco da perdere. Tuttavia, al di là di questo suo schernirsi, il suo rimane un gesto nobile che riscatta il personaggio, oltre a confermare la bontà di una sceneggiatura giudicata dal regista con troppa severità.
Tornando allo scontro tra Link e Coaley, una sequenza ben difficile da togliersi dagli occhi, ha ragione da vendere Dock, il più spietato del lotto: una scena che fa ribollire il sangue come non se ne sono mai viste. E detto da lui… Proprio il fascino perverso di questa sequenza è un elemento su cui vale la pena riflettere: nel film ci sono tanti confronti violenti, alcuni dei quali tramite le pistole, del resto Dove la terra scotta è un western. Nei due in cui invece è previsto il confronto fisico, quello solo suggerito tra Coaley e Billie e quello appena descritto tra il bandito e Link, ci sono evidenti rimandi sessuali. A questo va aggiunta la considerazione che l’unico rapporto sessuale di cui si ha notizia nel film è di natura violenta (tra Dock e la ragazza). Se ne potrebbe dedurre che la violenza è connaturata, in qualche misura, con il sesso il che, essendo questo indispensabile alla riproduzione nella specie umana, rende quest’ultima tenuta perennemente sotto lo scacco della brutalità.
Che è un po’ la situazione di Link durante il film: costretto con la violenza a seguire i banditi, deve contrastare la voglia di rispondere per le rime per non perdere l’umanità faticosamente conquistata. Ma non avrà altra scelta; e questo è un aspetto amaro, nel racconto, ma non per questo falso. Torniamo però allo scontro tra Link e Coaley: è certo un passaggio chiave, forse il momento topico della pellicola, ma siamo ancora lontani dall’epilogo. Il successivo punto caldo della storia avviene nella città fantasma che nei piani dei banditi doveva avere una banca piena di soldi e metalli preziosi: in realtà, a parte una povera messicana, il villaggio è deserto. La donna è la prima a pagare con la vita la sua unica colpa di trovarsi nel luogo della sparatoria decisiva e le è fatale il suo pararsi davanti a Trout (Royal Dano), il bandito muto.
A questi, Link riempirà la pancia di piombo, facendogli ritrovare la voce con cui andrà a morire gridando come un disperato. Altra scena ad alto tasso di violenza: la disperazione di un uomo che muore di morte dolorosissima. E’ la resa dei conti: Claude, spalleggiato dall’ultimo della banda, Ponch (Robert J. Wilke), affronta Link. La scena finale della sparatoria, con Link e Claude sulla veranda del vecchio edificio, uno sopra e l’altro sotto al pavimento in legno, è da antologia. Oltre che l’ennesima dimostrazione di come Mann fosse insuperabile nello sfruttare al meglio il Cinemascope, il formato panoramico.
Un saggio di questa sopraffina arte compositiva dell’immagine l’abbiamo fin dai titoli di testa, che si sviluppano senza sovrapporsi all’immagine di Gary Cooper a cavallo. Per chiudere il racconto manca da eliminare Dock che, tanto per chiarire che non intende invocare alcuna clemenza, ha approfittato dell’assenza di Link per violentare Billie. Lo scontro è solo un atto formale: il vecchio sproloquia e spara a vanvera, invocando, di fatto, la morte per mano del nipote. Che non si fa pregare. Link ci ha provato, a dimenticare il passato ma non è così che funziona. I debiti vanno pagati, non basta andare lontano, in un altro paese, e fingere di ricominciare da zero. In fondo, ha torto Mann quando dice che il finale, che vede Link e Billie tornare verso la civiltà con uno dei carri della banda, non ha forza. Certo, l’eroe non può approfittare dell’amore della ragazza, visto la sua fedeltà alla moglie e, quindi, non è propriamente un lieto fine tipico. Insomma, i due non convolano a nozze, su questo si può dar ragione a Mann. Ma se la ragazza ha imparato ad amare, parole sue, Link ha compreso che non può vivere dando il nome falso ad ogni sceriffo che incontra, come gli capita ad inizio film. Forse non si tratta di un lieto fine ma di certo è un finale onesto; e scusate se è poco.
Anche per questo Dove la terra scotta è un capolavoro, altroché.
Julie London
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