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martedì 10 maggio 2022

IL GIUSTIZIERE SFIDA LA CITTA'

1015_IL GIUSTIZIERE SFIDA CITTA' . Italia, 1975;  Regia di Umberto Lenzi.

Poliziottesco un po’ atipico, che lascia le forze dell’ordine in disparte, Il giustiziere sfida la città ricorda nel titolo il film di Michael Winner Il giustiziere della notte, mentre il protagonista interpretato da Tomas Miliàn, si chiama Rambo come il personaggio principale del libro First Blood di David Morrell. In realtà, poi, il film di Umberto Lenzi, lascia perdere queste fonti di ispirazione; nello specifico, il personaggio di Rambo era piaciuto a Miliàn che voleva portarlo sullo schermo. Non fu possibile, almeno in Italia, e ci penseranno anni dopo gli americani con l’operazione che coinvolse Sylvester Stallone, ma l’attore nato a Cuba ottenne almeno di chiamare in questo modo il personaggio del film di Lenzi. Il suo Rambo è molto in gamba, forse non ai livelli di quello di Sly ma poco ci manca; è il contesto a essere totalmente differente. In una Milano contesa dalle bande criminali del Padrino don Paternò (Joseph Cotten) e del suo sfidante Conti (Luciano Catenacci), Rambo cerca di liberare il piccolo Giampiero, rapito dal secondo gruppo, per ottenere un riscatto di un paio di miliardi di lire. Lenzi sa fare il suo mestiere per cui il film si lascia vedere in modo piacevole; Miliàn non esagera ma anzi mantiene una recitazione dal profilo quasi discreto, e tutto gira come da copione. Se la sostanziale assenza dal campo di manovra delle forze dell’ordine (ma c’è una bella introduzione, forse in via promozionale pubblicitaria, di una vigilanza privata di Milano) è strana per un genere che le richiama già nel nome, gli altri ingredienti tipici del poliziottesco ci sono: inseguimenti in auto, sparatorie, scazzottate, il tutto condito da una violenza sempre mantenuta in toni accentuati. 

A proposito del primo di questi elementi, tra i mezzi coinvolti nelle corride automobilistiche, restano memorabili l’Alfa Romeo 2000 berlina, la BMW 1800, la Fiat 124, e non si può non citare la motocicletta di Rambo, una sontuosa Kawasaki Z1 900. A questi Lenzi aggiunge un comparto femminile di livello meno comune a molti altri esempi del filone cinematografico: Femi Benussi e Evelyn Stewart (ovvero Ida Galli) sono attrici di sicura efficacia scenica, e anche Maria Fiore si disimpegna bene. Il cast maschile annovera invece molti dei soliti frequentatori del cinema di genere all’italiana: Silvano Tranquilli, Luciano Catenacci, Antonio Casale, Guido Alberti, Adolfo Lastretti e via di questo passo, con un risultato complessivo, sotto questo aspetto, certamente più che sufficiente. E così il film funziona, storia semplice ma ben dosata, tanta azione, personaggi sul pezzo: e Lenzi asseconda la smania di Miliàn di lasciare un po’ il segno, con un personaggio che fosse memorabile. Oltre al look da bello e dannato, motocicletta e ragazza sempre pronta e disponibile ad aspettarlo, il nostro strizza l’occhio anche ai più giovani, con un’attenzione particolare ai ragazzini (ce ne sono ben due nella storia) e all’aspetto ludico (si diletta infatti a raccontare barzellette). Proprio ad uno dei giovanissimi, lascia anche un messaggio impegnato: non fare quello che devi fare per sentirti dire bravo, ma fallo per te stesso. Condivisibile. 






Femi Benussi





Evelyn Stewart 



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