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lunedì 16 maggio 2022

RED

1018_RED (Turning Red). Stati Uniti, 2022;  Regia di Dome Shi.

Lungometraggio d’esordio per la brava Dome Shi, Red è un film d’animazione della Pixar. La regista è di origine cinese naturalizzata canadese e queste stesse caratteristiche le troviamo nella protagonista del film, la tredicenne Meilin. La vicenda è ambientata a Toronto e al centro vi è la vita della ragazzina tra la famiglia e il gruppetto di amiche. Il film è tecnicamente pregevole, ma su questo, da un film Pixar, c’era poco da dubitare. La storia è originale, anche se ormai sorprenderebbe il contrario, oltre che valida: il panda rosso che è sopito nell’animo di ogni individuo di genere femminile della famiglia di Meilin è una buona metafora per l’indole naturale e privata che la donna nella nostra società è costretta a contenere in nome del decoro sociale. Lo sviluppo degli eventi è interessante pur mantenendo sempre un linguaggio semplice: alla fine si possono prendere a riassunto le parole della ragazza rivolte alla madre un tantino troppo bigotta. Qualcosa del tipo: “ho tredici anni, mi piacciono i ragazzi e mi piace agitare i fianchi”. Lo spettacolo è divertente, anche su questo non ci sono dubbi, ma l’impressione è più vicina ad una produzione televisiva molto ben fatta che ad un classico Disney che faccia epoca. Del resto, nella maggior parte dei paesi, tra cui l’Italia, Red è uscito direttamente in televisione (su Disney+), anche se va detto che la perdurante pandemia Covid 19 ha evidentemente influenzato questa scelta. Se per le ragazzine di oggi – più che per i loro coetanei maschi – il film probabilmente incarna il loro punto di vista sul mondo, per le altre generazioni c’è il rischio di avere l’impressione di vedere un film di fantascienza ambientato su un pianeta alieno. 

Un tempo, un film per bambini, o meglio per bambine se vogliamo attenerci ad un fedele paragone, era famigliare a tutti gli esponenti della collettività, si pensi a Cenerentola o a La bella addormentata. Pur se si trattava di film pensati specificatamente per incarnare i sogni delle ragazzine, le loro coordinate erano facilmente accessibili anche per un anziano maschio, per prendere ad esempio il tipo di individuo più distante rispetto all’obiettivo su cui era diretta la storia raccontata. Guardare Red è un’esperienza completamente diversa: la protagonista non è affascinante; le sue amiche nemmeno; il suo rivale neppure; la sua famiglia peggio ancora, fatto forse salvo qualcosa di interessante che si può trovare nel padre e nella nonna; il Panda Rosso è buffo, ma non di più di questo. 

L’impressione, ma ammettendo di venire da un altro mondo e da un altro tempo, è che sia il festival della mediocrità. Un video di Tik Tok extra lungo in salsa animata. E, in effetti, questo è anche grosso modo il tema del messaggio del film, con la protagonista oppressa dalla madre che la vuole, al contrario, perfetta: lasciateci nella nostra mediocrità, si potrebbe riassumere, ma non in senso necessariamente negativo. Perché, se la si pone in questi termini, è indubbiamente giusto così: ognuno deve essere libero di essere quello che è. Accettarsi, accettarsi per quello che si è, anche se non si corrisponde al canonico ideale di bellezza, di bravura o di conformismo. Condivisibilissimo; e che, ci possono essere dubbi? E anche accettare il proprio lato oscuro, il proprio Panda Rosso, cercando di smussarne i lati aggressivi. Altrettanto condivisibile. D’accordo su tutta la linea, insomma.
Ma allora perché poi piacciono così tanto i tizi della boy band, che incarnano esattamente l’opposto di queste pretese, in modo oltretutto posticcio e fasullo?
Da un altro mondo e da un altro tempo qualche dubbio su come è impostata la questione rimane.   


Meilin 


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