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giovedì 31 marzo 2022

RAYA E L'ULTIMO DRAGO

995_RAYA E L'ULTIMO DRAGO (Raya and the Last Dragoon). Stati Uniti 2021;  Regia di Don Hall e Carlos Lòpez Estrada.

L’aspetto forse più interessante di Raya e l’ultimo drago, cinquantanovesimo classico d’animazione targato Disney, è che vi si superano definitivamente alcuni cliché legati al tema della principessa, da sempre uno dei cavalli da battaglia dello studio. Perché Raya, la protagonista del film, ha tutto per essere la tipica principessa Disney: ne ha l’aspetto e l’indole, oltre ad esserlo di fatto in qualità di figlia di Benja, sovrano di Cuore, una delle cinque fazioni in cui si è a suo tempo diviso il regno di Kumandra.  Questo reame di fantasia era un idilliaco paese nel quale vivevano in pace e prosperità uomini e draghi; la situazione era radicalmente cambiata in peggio con l’arrivo dei maligni Drunn, che avevano trasformato in pietra i draghi nella battaglia per la salvezza del regno. Sisu, l’ultimo drago del titolo, era riuscita a salvare gli umani di Kumandra e a scacciare i Drunn, grazie al potere della gemma drago. Ora la gemma drago era custodita da Cuore, una delle fazioni in cui si era divisa Kumandra; la cosa non era stata ben accettata da Coda, Artiglio, Dorso e Zanna, ovvero le altre comunità che avevano anch’esse nomi ispirati a parti di quel drago che le rappresentava tutte. Per sanare questi dissidi e tornare ai tempi di Kumandra, Benja organizza una festa a cui sono invitati tutti i rappresentanti delle cinque tribù. Raya, in qualità di erede al trono di Cuore, è istruita al futuro compito di custodire la gemma drago; alla festa fa amicizia con la coetanea Namaari, a sua volta figlia della sovrana di Zanna. 

Imprudentemente, la nostra protagonista si fida della ragazza appena conosciuta rivelando la posizione della gemma drago: Namaari cerca di appropriarsi del magico gioiello, convinta come tutti che da esso derivi la prosperità di Cuore e dal clamoroso parapiglia che ne esce ecco che ci troviamo in una situazione completamente diversa. Ora la gemma è stata frantumata in cinque pezzi, raccolti uno ciascuno dai rappresentanti delle varie fazioni e, cosa ben peggiore, i Drunn si sono risvegliati trasformando a destra e a manca la gente in pietra; tra questi Benja. Raya decide di fare ammenda per il guaio scatenato mettendosi alla ricerca di Sisu, l’ultimo drago della leggenda; una volta trovata, è la volta dei quattro frammenti di gemma che le mancano per ricomporla. 

Alla fine, recuperato tre dei quattro pezzi mancanti, si troverà ovviamente a tu per tu con Namaari, per disputarsi la possibilità di ricomporre la gemma drago. Sisu, che si rivela personaggio divertente ed interessante, sembra avere un’indole meno diffidente degli umani e consiglia Raya di fidarsi dell’avversaria, nonostante questa, a suo tempo, l’avesse tradita. Il risentimento tra le ragazze è acceso e un po’ la doppiezza di Namaari, un po’ la scarsa fiducia di Raya, la situazione precipita e tutto sembra compromesso. Sarà invece un moto di fiducia immotivato e assolutamente privo di favorevoli premesse, quindi di una vera prova di fiducia, a risolvere positivamente la questione. 

Questo aspetto è molto interessante e importante e, all’interno di una storia sostanzialmente di pura avventura, la eleva al solito livello qualitativo dei recenti film targati Disney. E’ abitudine diffusa, infatti, equivocare sul concetto di fiducia perché si tende a concederla a chi ne è degno; ma allora non è tanto fede quanto semplice costatazione di affidabilità. La vera fiducia si dimostra solo quando le condizioni e le circostanze appaiono totalmente avverse alla sola idea di credere in qualcuno, proprio come decide di fare Raya ascoltando i saggi insegnamenti di Sisu. La fiducia nell’altro, prima di ogni altra cosa, è la molla che tutti dobbiamo armare, solo così si possono superare i problemi e le incomprensioni. Temi classici, ma più che mai attuali, e non così scontati in una storia d’azione; questo si può dire in generale.

Nello specifico, ovvero considerando Raya e l’ultimo drago come nuovo esempio del filone avventuroso dei classici d’animazione Disney, c’è un ulteriore elemento di novità. Il film in questione è d’avventura (il filone maschile tra i classici, per capirci) ma la protagonista è una principessa (tipica protagonista della corrente femminile) che come obiettivo ha quello di salvare il suo mondo e non quello di accasarsi (nel film non c’è traccia di principi azzurri). Ennesimo passo avanti in questa evoluzione della figura femminile da parte dello studio di Burbank, come sempre convincente in questo suo aggiornare le proprie coordinate per stare sempre in anticipo sui tempi. Sarebbe anche tutto ma non si può tacere sullo spettacolare impatto grafico: strepitosi, al solito, i titoli di testa, con una grafica meno estrema ma eccellente nel suo evocare la vecchia scuola tradizionale dell’animazione. Del resto la CGI in chiave più sfrontata si prende poi l’adeguato spazio nel racconto con una resa sullo schermo davvero senza pari. Un capolavoro Disney si riconosce anche dalla sua proverbiale messa in scena.   





Raya 


Namaari

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