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martedì 8 marzo 2022

THE SOMME (1927)

983_THE SOMME ; Regno Unito, 1927; regia di M. A. Wetherell.

Spesso, nell’interpretare le immagini di un film o le scelte registiche del suo autore, si possono prendere, come si suol dire, fischi per fiaschi: si può cioè interpretare un dettaglio magari casuale come elemento significativo di qualcosa. E’ un rischio che vale la pena correre, naturalmente se non si forza troppo la mano nella lettura artificiosa delle cose; sono controindicazioni del mestiere, tanto di chi guarda come di chi realizza i film. Come capita nel finale di The Somme, ad esempio, docufilm d’epoca (1927) di M.A. Wetherell che ci riporta al famoso combattimento nei pressi del fiume che dà il titolo al film oltre che alla famosa battaglia della Prima Guerra Mondiale. Il lungometraggio è una ricostruzione davvero credibile, almeno dal punto di vista scenico, dello scontro, anche perché il bianco e nero contrastato datato 1927 della pellicola è quasi coevo agli avvenimenti raccontati. Più arduo stabilire l’attendibilità dei contenuti: la produzione è inglese e non fa nulla per dissimulare una smaccata partigianeria della prospettiva con cui sono visti gli eventi. Tedeschi a parte, che pur rimangono strettamente relegati nel loro ruolo di nemico, sorprende l’atteggiamento nei confronti dell’alleato francese che, per la verità, proprio sulla Somme aveva dimostrato migliori capacità belliche rispetto agli inglesi. Quando si tratta di sferrare l’attacco decisivo, una didascalia (il film è muto) ci informa che gli inglesi intendono attaccare di notte per scongiurare le terribili conseguenze di un possibile fallimento. Successivamente, in uno dei rari momenti particolari del racconto, in genere focalizzato su scene più complessive e panoramiche, vediamo un generale francese timoroso e titubante mentre il suo corrispettivo inglese ostenta assoluta convinzione ad andare fino in fondo. 

Accusare velatamente o in modo implicito l’alleato di turno di scarso valore era un topos dei racconti di propaganda nazionalistica e, quindi, prendiamo pure atto che The Somme sia un prodotto di questo tipo. Del resto l’agiografia visiva dedicata al valoroso suonatore di cornamuse James Richardson, personaggio storico decorato con la Vittoria Cross, nella quale assistiamo al suo ostentato andare avanti e indietro lungo il bordo esterno della trincea, esposto al fuoco nemico, non fa che confermarcelo. C’è però un dettaglio che sembra più interessante e qui però veniamo al rischio citato in precendenza. Il film, come detto, è muto e si aiuta grazie alle didascalie con scritte bianche su un opportuno sfondo nero, tranne che nel caso delle ultime due. 

Le didascalie in questione, poste in conclusione al film, tracciano un generico bilancio della Battaglia della Somme, una sorta di sguardo sopra agli avvenimenti e, forse per questo motivo, lo sfondo dietro alle parole non è nero ma è costituito da fotografie della martoriata terra di nessuno. Questo a non voler essere maligni. In ogni caso, il senso esplicito di questi commenti sottolinea l’azzardo dell’attacco ma mette a referto che il nemico aveva dovuto lasciare 900 miglia quadrate pur di non incappare in un disastro peggiore. Insomma, chiude l’ultima didascalia, “il sacrificio non era stato fatto invano”. Avendo una seppur vaga idea degli avvenimenti storici in questione, è proprio qui che scatta la voglia di interpretare anche i dettagli di cui si diceva in apertura. Forse il fatto che la scritta bianca su uno sfondo perlopiù grigio avesse come risultato il fatto che non si distinguessero molto bene le parole, non era poi casuale. Diamine, un simile commento, per logica, andava ben rimarcato, come del resto erano state tutte le altre scritte del film, bianche su sfondo nero. Invece questa, bianca su uno sfondo fatto di sfumature di grigio, si intravvedeva appena, quasi che fosse una frase a mezza voce. Chissà, forse perché tutta questa convinzione sull’utilità dell’enorme sacrificio, perfino gli inglesi, non dovevano avercela.   

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