980_MY BOY JACK ; Regno Unito, 2007; regia di Brian Kirk.
Rudyard Kipling, oltre che fanatico nazionalista, viene quindi già dipinto dall’opera di Kirk come ottusamente legato ad un’idea di società rigidamente divisa in caste, dove un mezzo cieco dell’elite dominante possa pretendere di essere la guida militare per individui dalla vista perfetta, solamente perché appartenenti a classi sociali inferiori. E’ una lettura delle cose corrispondente alla realtà storica? Quale che sia la risposta, potremmo anche giustificare questa linea di pensiero come una scoria di quel passato coloniale britannico di cui lo scrittore era stato, del resto, uno dei più importanti cantori. E comunque, nel film, la vera figura a dir poco lusinghiera Rudyard Kipling la fa quando sprona la popolazione inglese alla guerra facendo una propaganda davvero imbarazzante, a sentirla adesso, e non solo per quanto è sciovinista. Il punto non è infatti nell’estremo nazionalismo che lo scrittore manifesta a pieni polmoni; anche quello potrebbe essere un peccato, diciamo così, veniale. Quello che sembra davvero fuori luogo sono quelle teorie, proclamate a gran voce da Kipling, che prevedevano l’Impero Tedesco in procinto di invadere l’Inghilterra. C’era semmai il timore, da parte inglese, che
In questo Kipling fu uno delle personalità più attive e, volendo giustificare ancora l’autore, potremmo dire che tutto ciò aveva un senso nell’ottica nazionale, rispondendo alle intenzioni e agli scopi della classe dominante. Certo, vedervi implicata una delle menti più brillanti del paese (o comunque considerata tale) è sconfortante. D’accordo, l’aver coinvolto l’amato figlio, mandandolo incontro a morte sicura, (avvenuta nella battaglia di Loos, in Francia, nel settembre 1915), potrebbe essere garanzia sulla buona fede dell’autore. Ma davvero Kipling pensava che fosse necessario andare a combattere gli Unni (termine dispregiativo per definire i tedeschi) perché questi erano in procinto di invadere l’Inghilterra? E’ questo il nervo scoperto, che il film di Kirk mette terribilmente a nudo: le raccomandazioni, il figlio mandato a morire, il nazionalismo e, per suggellare il tutto, anche una menzogna raccontata in mala fede. Oppure Kipling credeva davvero ad una ipotesi così debole, la possibile invasione tedesca, al punto di rischiarci sopra la vita del figlio? Nonostante dalla pellicola lo scrittore esca fatto letteralmente a pezzi, dalle semplici evidenze del racconto mostrato, Kirk, nel suo film, sembra offrirgli una sorta di salvezza nella sua proverbiale abilità di narratore, nella sua straordinaria capacità di inventare storie. Con un po’ di buona volontà ci si potrebbe anche credere. Ma l’impressione che rimane è piuttosto che, quando un artista eccelle nella sua arte ma non ha un’adeguata struttura morale e umana a supporto, può finire vittima delle sue stesse capacità artistiche. A furia di raccontare avventure mirabolanti, Kipling potrebbe aver fatto confusione tra le sue storie e
Beh, cavolo...Non lo facevo così ca.rogna Kypling! 😦
RispondiEliminaBeh, è famoso come scrittore di romanzi d'avventura e in quelli è stato anche bravo.
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