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mercoledì 16 marzo 2022

THE TRENCH - LA TRINCEA

987_THE TRENCH - LA TRINCEA (The Trench); Francia, Regno Unito 1999; regia di William Boyd.

L’idea alla base di The Trench- La Trincea, regia prima (e fin’ora unica) dello scrittore William Boyd, è ottima ed era, grosso modo, stata sfruttata anche dall’italiano Vittorio Cottafavi per il suo sceneggiato RAI del 1961. Che, in effetti, si intitolava La trincea, esattamente come il film con Daniel Craig nei panni del sergente Winter. La cosa è pienamente giustificabile: la trincea era un vero e proprio mondo dove si sarebbero potuto inscenare moltissime storie, essendo il budello scavato nel fango sostanzialmente un concentratore di esistenze ed esperienze umane delle più disparate. Con una serie di eccezionali additivi: la paura, la tensione, la stanchezza, lo stress, insomma, tutti i problemi che un soldato in prima linea doveva affrontare. Boyd focalizza il suo lavoro sulla tensione che i giovanissimi e inesperti militari inglesi devono gestire prima della grande offensiva alleata, che si concretizzò nella disastrosa Battaglia della Somme che prese il via il primo luglio del 1916. Inizialmente, quando ancora non si sa quando comincerà l’attacco, c’è naturalmente tensione, tra le fila dei soldati, ma è ancora tutto sommato ben gestita. La trincea è molto profonda, i temibili cecchini tedeschi faticano a trovare lo spiraglio per colpire qualcuno; e poi il continuo e martellante rumore di artiglieria è quello che proviene dalle retrovie alleate. Il suono delle esplosioni arriva dalle trincee nemiche, non è così vicino e sembra quasi rassicurante. Del resto con un simile lavoro di copertura ai tedeschi non può certo venir voglia di tentare sortite. C’è tempo per parlare di ragazze, per vedere le foto di alcune modelle in abiti discinti, per ridere e scherzare. 

Però l’attesa è snervante; anche per il fatto di dover restare sotto il livello del terreno, senza nemmeno poter guardare la linea nemica. Certo, basterebbe poco per dare una sbirciatina… ma c’è il sergente Winter che è un vero osso, guai a sgarrare. Ma è dura resistere, senza avere notizie su quando succederà qualcosa; così il soldato Eddie Macfarlane (Tam Williams) prova a dare un occhio e si becca una fucilata in faccia da un cecchino. E’ un trauma per i giovani e inesperti militari della corona britannica: si rendono finalmente conto che la guerra è un affare drammaticamente tragico. La tensione ha quindi un incremento repentino ma destinato ad inasprirsi ancor di più. Billy Macfarlane (Paul Nicholls), fratello di Eddie, viene spedito all’area mensa ad allertare alcuni commilitoni dopo l’improvviso arrivo di una granata scoppiata sorprendentemente vicino: li troverà squartati appunto dall’esplosione. La tensione sale e ogni pretesto è buono per litigare, compreso il banale furto di una delle fotografie delle modelle sottratta al legittimo proprietario. In sostanza, per tutta la lunghezza della pellicola non succede quasi niente, a parte il colpo del cecchino o la citata esplosione: eppure rapidamente ci troviamo al momento decisivo, quasi alla fine del film. 

La snervante tensione che serpeggiava in trincea era infatti un elemento in grado di reggere benissimo un racconto e Boyd, che è uno scrittore, sa benissimo come gestire la cosa. C’è forse qualche licenza poetica di troppo, come il prato immacolato che si vede al posto della cosiddetta terra di nessuno, ma l’autore sembra più concentrato sul provato stato d'animo dei ragazzi nella trincea. Il suo è probabilmente un tentativo di ricreare il modo in cui vivevano questa esperienza i soldati più che una rappresentazione fedele della situazione storica. Difficile stabilire se il suo obiettivo sia stato raggiunto in pieno, certo è che lo stato di tensione sorregge il racconto fino al punto cruciale. Che quando arriva, è il momento dell’offensiva alleata, è traumatizzante. Quando vediamo il sergente Winter, unico militare di professione del reparto, venire tranciato dalle mitragliatrici appena messo il naso fuori dalla trincea, possiamo capire infatti che l’attacco non sarà un’esperienza indolore. Il che è un gigantesco eufemismo per definire quello che fu la Battaglia della Somme.  




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