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venerdì 12 febbraio 2021

LA SPOSA DEL MARE

750_LA SPOSA DEL MARE (Sea Wife). Stati Uniti1957. Regia di Bob McNaught.

Al tempo, un comunicato stampa della Produzione de La Sposa del Mare diede notizia di un cambio dietro la macchina da presa: il film non sarebbe stato più diretto da Roberto Rossellini perché l’autore italiano “ha deciso, quasi all’ultimo minuto, che Sea Wife non è la sua scodella di minestrone”, per citare fedelmente le parole della nota informativa. Vedendo La Sposa del Mare, girato poi da Bob McNaught, non si può che concordare con Rossellini, sebbene quanto rimasto sullo schermo sarebbe effettivamente da valutare diversamente dal copione rifiutato dal regista italiano. Perché il problema principale de La Sposa del Mare è che manca completamente lo sviluppo, mentre a livello di impostazione generale la cosa sembrava anche funzionale; certo, forse non nelle corde di Rossellini, ma un drammone hollywoodiano ci poteva scappar fuori. In fondo, alla 20th Century Fox avevano anche avuto l’intuizione di mettere insieme Richard Burton (nel film è chiamato col soprannome di Biscotto) e Joan Collins (ovviamente è la sposa del mare, Nereide) e, visto che l’attore gallese pare si desse sempre un gran daffare, la coppia avrebbe potuto anticipare quello che poi successe nel 1963 sul set di Cleopatra con l’incontro galeotto tra Burton ed Elizabeth Taylor. Aspetti marginali, certo, rispetto a quello che conta in un film, ma che ad Hollywood erano certamente messi in considerazione nel momento in cui c’era da investire soldi per sviluppare e portare a termine un progetto. In fondo anche il gossip tra le star era pubblicità e si è visto, in questo caso, che alla produzione aveva perfino fatto comodo il colorito rifiuto di Rossellini, tanto da rilanciarlo in un comunicato, perché comunque faceva notizia. Qualcosa però girò storto nella realizzazione de La Sposa del Mare: il film è infatti troppo inconsistente e insipido, a fronte di alcuni elementi potenzialmente interessanti. La storia in sé non è male: dopo un naufragio, in quattro si ritrovano su un canotto di salvataggio e poi su un’isola deserta. Oltre ai citati Biscotto e Nereide, ci sono Bulldog (Basil Sydney), un inglese razzista e Numero 4 (Cy Grant), funzionario della marina oltre che uomo di colore. Uso dei soprannomi a parte, è evidente come i rapporti all’interno del quartetto siano prevedibilmente incanalati: Biscotto se la vedrà con la Sposa del Mare, mentre il razzista ha il naturale sviluppo con Numero 4


Se non fosse che la ragazza è una suora, Suor Teresa, e che il funzionario, durante una tempesta, salvi la vita proprio a Bulldog. Però, a questo punto, colpo di scena finale a parte (con Bulldog che decide di abbandonare Numero 4 sull’isola), non succede sostanzialmente niente e alcuni passaggi sembrano mancare al racconto. Perché, infatti, Nereide non rivela a Biscotto di essere una suora, placando così le sue avances? Certo, forse perché è tentata dall’uomo e non vuole chiudere completamente le sue possibilità; tra l’altro la Collins è forse l’attrice che meglio avrebbe potuto sostenere l’ambiguità di un tale comportamento. Che però non è sviluppato, nel film, e Joan si limita ad una prestazione di sofferta e platonica rinuncia al desiderio carnale, che rimane comunque annacquato nonostante lo scalpitare di Burton. 

Di contro, la cornice a questi fatti, che sono visti in un lungo flashback, è briosa e anche evocativa, creando una certa attesa (poi delusa) per gli eventi occorsi nell’avventura dei quattro. Non senza una possibile ragione: tanto per capirci, potremmo aggiornare la ricostruzione della vicenda coi nuovi dettagli: dopo un naufragio, abbandonati su un’isola deserta e con poche speranze, un uomo ha una storia d’amore con una suora in incognito mentre il razzista abbandona senza alcuno scrupolo morale il quarto del gruppo. Ufficialmente per avere più chances sulla zattera, in realtà perché di colore. Va precisato che c’è comunque l’intenzione di mandare successivamente i soccorsi a salvarlo; peccato che l’uomo finisca in pasto agli squali. E’ chiaro che una simile storia è stuzzicante ma deve essere incendiata dalla storia d’amore, che deve bilanciare l’altra traccia, quella dominata dall’odio razzista; il voto religioso della ragazza doveva essere  l’elemento torbido in più, un tòpos narrativo tipico di quegli anni, ma qui finisce per smorzare ogni velleità narrativa. E a dar ragione a Rossellini.    



Joan Collins







1 commento:

  1. forse doveva rifiutare pure la Collins... e lasciare l'abito da monaca a qualcun'altra...

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