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martedì 23 febbraio 2021

CAN HEYRONIMUS MERKING EVER FORGET MERCY HUMPPE AND FIND TRUE HAPPINESS?

761_CAN HEYRONIMUS MERKING EVER FORGET MERCY HUMPPE AND FIND TRUE HAPPINESS?  Regno Unito1969. Regia di Anthony Newley.

No, he can’t do it. E verrebbe voglia di chiuderla qui. Perché, a dispetto di quanti credano che il film di Anthony Newley Can Heironymus Merkin ever forget Mercy Humppe and find true happyness? si possa solo amare o odiare incondizionatamente, c’è anche l’ipotesi di rimanere tiepidi di fronte a quello che sembra, almeno un poco, uno sperpero dell’innegabile talento dell’autore inglese. Intendiamoci: nessuna ironia sul talento di Newley che è un vero animale da palcoscenico e in Can Heironymus Merkin ever forget Mercy Humppe and find true happyness?, nei panni di Heironymus Merkin, dà sfoggio ad una serie di performance obiettivamente divertenti e trascinanti. E, a dir la verità, l’idea di sovrapporre in modo tanto evidente la vita reale con l’arte sembra essere molto funzionale, con Joan Collins, consorte dell’autore, chiamata ad interpretare Polyester Poontang, moglie di Heironymus ormai messa in secondo piano rispetto alla più giovane Mercy Humppe (Connie Kreski, già paginone di Playboy). Il fatto che per il ruolo dei due figli di Heironymius siano stati scelti proprio Tara e Sasha, figli di Newley e della Collins anche nella vita reale, certifica che l’opera, più che autobiografica, sia addirittura intrecciata con l’universo, quotidiano e artistico, del suo autore. Ma va detto che, nel fare un bilancio della visione, è difficile capire se si è stati al passo di Newley e della sua centrifuga artistica: del resto quegli autori che si preoccupano solo di sé stessi (un po’ come Fellini, a cui Newley pare si sia ispirato), non sembrano darsi pensiero di quanto la loro arte possa essere effettivamente fruibile in toto. E forse anche per questo, come si diceva, sono considerati non a caso divisivi: o si amano o si odiano. Il che è senz’altro comprensibile: chi si ritrova in modo naturale nello stile bizzarro e satirico di Newley può entusiasmarsi, chi non riesce a sintonizzarsi in modo adeguato può indispettirsi. Ma esiste anche una terza via per rispondere a questo modo di porsi nei confronti del pubblico. Ovvero qualcuno, in quel pubblico, può anche decidere di avere lo stesso atteggiamento dell’artista, vale a dire non curarsi poi più di tanto dell’autore, della sua vita, dei suoi gusti, delle sue idee e limitarsi a guardare quello che c’è sullo schermo. E rimanere, senza alcuna polemica, semplicemente un po’ perplesso di fronte a tale surplus di stravaganza.    



Joan Collins




Connie Kreski




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