Translate

sabato 27 febbraio 2021

IL CASO TRAFFORD

765_IL CASO TRAFFORD (Quest for love). Regno Unito1971. Regia di Ralph Thomas.

Piccolo gioiello della cinematografia inglese dei settanta, Il caso Trafford è un buon film reso prezioso dall’insolito innesto di generi che propone. Il racconto narrato ha una solida base fantascientifica, il pretesto narrativo è l’esistenza di due universi paralleli che possano, per qualche motivo (nel caso, un esperimento pseudo scientifico azzardato), entrare in contatto. Colin Trafford, il personaggio che dà il nome alla versione italiana del film, interpretato da un convincente Tom Bell, è uno scienziato e si trova catapultato in un 1971 diverso dal suo e nel quale è un famoso scrittore. Nel nuovo universo il mondo sembra non avere avuto quello sviluppo tecnologico occorso nel secondo dopoguerra; per la precisione pare che non vi sia stato alcun conflitto dopo la Prima Guerra Mondiale. Questo dettaglio è realistico ed interessante perché, in effetti, si può notare una certa stagnazione tecnologica in seguito ai progressi quasi feroci che ci furono durante o poco dopo le guerre mondiali. In modo credibile gli autori de Il caso Trafford ipotizzano quindi che, in assenza di nuovi conflitti in seguito alla Grande Guerra, il livello di sviluppo sia pressoché rimasto fermo agli anni venti. Ma l’aspetto che colpisce maggiormente Trafford è che, se lui è scapolo, in questo mondo alternativo è sposato nientemeno che ad una donna dalle superbe fattezze di Joan Collins: Ottilie. Peccato che il Colin Trafford alternativo (che non viene spiegato che fine abbia fatto) sia un dongiovanni che tradisca la moglie senza ritegno in modo palese a tal punto che questa, quando si trova ad aver a che fare con quella che a lei sembra l’ennesima stramberia (il nostro le confessa di provenire da un’altra dimensione), minaccia di chiedere il divorzio. 

Che, volendo, per un tizio del tutto alieno a quell’ambiente, sarebbe anche il meno, visto che il Trafford scrittore aveva in piedi più di una tresca. L’ultima delle quali con la splendida Geraldine (Juliet Harmer, davvero in gran forma) l’attrice protagonista dell’ultima pièce teatrale tratta dai suoi romanzi. Qui però si innesta il connubio di cui si diceva che impreziosisce Il caso Trafford: perché quando il nostro Trafford vede Ottilie per la prima volta, avviene un altro cortocircuito stavolta non dimensionale ma sentimentale. La Collins, in una scena per altro molto semplice nell’impostazione, è davvero convincente nello sfoderare tutta la consapevolezza del suo charme: il cosiddetto colpo di fulmine non è poi tanto più probabile di un salto tra un universo all’altro, ma lei lo rende credibilissimo. Il Trafford scienziato si innamora seduta stante di quella che, in quell’universo, è già sua moglie, ma i rapporti coniugali ereditati dal suo alter ego lo costringono a riguadagnare faticosamente la fiducia e l’amore della donna. Questo aspetto della trama trasforma il racconto in una storia fortemente sentimentale e qui avviene un altro punto di contatto davvero improbabile: una storia di fantascienza, genere tipicamente maschile, si mischia ad una romantica, e quindi femminile. 


In quest’ottica si tratterebbe, tra l’altro, di un doppio intreccio di generi: quello cinematografico (fantascienza e sentimentale) e quello sessale (maschile e femminile, ovviamente). Il fatto che nel complesso prenda il sopravvento la classe della Collins, che si produce in una notevole performance quasi sospesa tra il dubbio e la voglia di credere alla nuova personalità del marito, certifica che Il caso Trafford è prevalentemente una storia sentimentale con un pretesto narrativo fantascientifico. Non è tanto una questione di etichette da mettere sul film per inquadrarlo in un genere o l’altro ma piuttosto lo spunto per riflettere su come Joan Collins fosse un’attrice, troppo sottovalutata, che potesse interpretare un nuovo ruolo femminile, più emancipato e soprattutto consapevole. 

In grado di prendersi il centro della scena ma, a differenza della coeva figura veicolata dalla rivoluzione sessantottina, senza perdere la propria femminilità e arrivando anche a storie che, per convenzione, avevano sempre i maschi come protagonisti. Il suo personaggio finiva quindi per essere universale e, in questo, c’era la sua più profonda matrice femminile. Il caso Trafford può essere l’emblema di questa sua natura: è una storia d’amore, molto romantica (con un tema musicale di Eric Rogers davvero evocativo), con un passaggio finale struggente, ma è anche una storia di fantascienza (tratta da racconto di John Whyndam, grande autore della letteratura specifica). Il finale tiene in piedi benissimo le due anime, mantenendo sempre viva la traccia delle sliding doors, le porte scorrevoli del destino, che devono però cedere il passo a qualcuno che il fato può piegarlo, la femme fatale per eccellenza: Joan Collins.    








Joan Collins









Juliet Harmer




1 commento:

  1. proprio ieri ho visto una puntata dei Griffin in cui succedeva una cosa simile, Peter faceva sesso telefonico con una donna, poi scopriva che quella era sua moglie e si re-innamorava di lei...
    comunque un pizzico di "ucronia" ogni tanto ci vuole :)

    RispondiElimina