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venerdì 9 novembre 2018

LA MORTE CAVALCA A RIO BRAVO

237_LA MORTE CAVALCA A RIO BRAVO (The Deadly companions). Stati Uniti 1961;  Regia di Sam Peckinpah.

Sam Peckinpah ha disconosciuto La morte cavalca a Rio Bravo, che passò invece agli annali come il suo primo lungometraggio. Pare che il produttore, fratello della bella Maureen O’Hara, interprete principale del film nei panni di Kit, non abbia concesso il controllo sul montaggio della pellicola all’esordiente regista; una situazione che per Peckinpah diverrà quasi abituale. L’autore californiano era stato coinvolto dal protagonista maschile, Brian Keith (il nordista), con il quale aveva lavorato ad una serie per il piccolo schermo, The westerner: in effetti una certa matrice televisiva è riscontrabile anche nel primo lungometraggio di Peckinpah. Si tratta di un’opera che ricalca il collaudato schema del contemporaneo viaggio fisico e psicologico dei protagonisti che, attraverso le peripezie incontrate spostandosi in un territorio ostile, finiscono per conoscersi e per comprendersi. Insieme a Kit e al nordista, ci sono Billy (Steve Cochran) e Turk (Chill Wills) due balordi oltre che rapinatori di banche. Va detto che la situazione presentata dal soggetto è quantomeno particolare: il nordista è stato scalpato durante la guerra, e sono cinque anni che insegue il confederato autore dell’efferato gesto, Turk. (E, per nascondere la cicatrice, passa cinque anni senza mai o quasi mai levarsi il cappello!). In ogni caso trova il suo rivale ed è deciso a vendicarsi; ma non prima di aver rapinato la banca del paese insieme a questi ed al suo compare, Billy. Ma qualcuno li anticipa di un soffio e, nella sparatoria, il nordista, che ha nella spalla una pallottola che ne mina l’efficienza, uccide erroneamente il figlio di Kit.
La donna è vedova ma, siccome lavora nel saloon, i benpensanti del paese dànno per scontato che il figlio fosse illegittimo: per dimostrare che il ragazzo invece un padre ce l’aveva, la donna decide di andare nella gosth town di Siringo, in pieno territorio apache, dove appunto c’è seppellito suo marito. Dopo alcune vicende, la situazione è drammatica e senza speranza: siamo in pieno territorio indiano, con un uomo non pienamente efficiente, accecato dall’odio, che ha ucciso, (per errore d’accordo, ma anche per imprudenza), il figlioletto della donna che lo accompagna; la quale è vedova, ha perso appunto il figlio, nel paese dove vive è ritenuta una poco di buono e naturalmente detesta l’uomo al suo fianco.

Hanno un solo cavallo e su di loro incombe un apache deciso ad ucciderli: il tutto per portare un cadavere di un ragazzino in un cimitero di una città fantasma passando attraverso un paesaggio perlopiù desertico. Prima della fine saltano fuori ancora Billy e Turk ma, in ogni caso, Kit e il nordista trovano il modo di chiudere con un happy ending evidentemente forzato. Si tratta chiaramente di un onesto B-movie, tutto sommato divertente e particolare; oltre che plumbeo e graffiante in più di un passaggio, nonostante gli intuibili arrangiamenti consolatori della produzione. Insomma, pur coi suoi limiti dovuti ai travagli produttivi, certamente un film interessante; e poi è l'esordio del vecchio Sam. 




 Maureen O'Hara










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