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lunedì 19 novembre 2018

BLACK SUNDAY

243_BLACK SUNDAY Stati Uniti 1977; Regia di John Frankenheimer.

Tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Harris, Black Sunday è un thriller mozzafiato girato con mano sicura da John Frankenheimer. Il regista vanta già un curriculum di tutto rispetto per quel che concerne i film di azione e, forte della sua esperienza, si prende, come location per la scena culminante di questo suo ennesimo esempio di cinema adrenalinico, un gremito stadio del Super Bowl americano, l’evento sportivo più seguito degli Stati Uniti. Il racconto di Harris si innesta sulla situazione geopolitica degli anni settanta, con la questione palestinese e i gruppi terroristici come Settembre Nero intenti a sconvolgere (a suon di morti) l’opinione pubblica mondiale per ottenere il riconoscimento delle loro ragioni. Frankenheimer non sembra troppo interessato a queste implicazioni: è vero che il maggiore israeliano Kabakov (un granitico Robert Shaw), ossia il protagonista, ad un certo punto confessa di avere qualche dubbio, ma poi la trama lo costringe a badare al sodo. In effetti, e per sua stessa ammissione, se Kabakov avesse eliminato, quando ne aveva avuto l’occasione, Dahlia Iyad (Marthe Keller), la mente che si nascondeva dietro al tentativo di fare una strage nello stadio di Miami, tutto quanto il castello narrativo sarebbe venuto meno. Ma, al di la delle questioni legate prettamente allo sviluppo della storia, la cosa comporta altre implicazioni, magari nemmeno prese in considerazione dall’autore. Infatti, Kabarov, in principio si confessa incerto sulla scelta politica israeliana di tolleranza zero nei confronti dei palestinesi; in virtù di questo, e di una certa dose di cavalleria vecchio stampo per cui uccidere una donna è poco elegante, l’ufficiale del Servizio Segreto israeliano risparmia Dahlia quando potrebbe freddarla senza problemi. 

Ma questo slancio, che in un modo o nell’altro potremmo definire umanitario, viene poi smentito nel finale, quando Kabakov è ben contento di rimediare al precedente errore e spedisce all’altro mondo la donna. Insomma, è come dire che tutto quanto il film dimostri come non si debbano avere dubbi o tentennamenti ma occorra ancora usare il pugno di ferro per risolvere i problemi. Il che è un peccato, perché l’esplosiva situazione mondiale, ben mostrata dal film, è stata appunto ottenuta per carenza di diplomazia nelle sedi e nei momenti opportuni (carenza che si somma a quella di giustizia, se mai può essercene a questo mondo). A parte questo risvolto dell’opera, forse anche involontario, Black Sunday è un buonissimo action movie, con un finale al cardiopalma in cui Robert Shaw è un credibile uomo tutto d’un pezzo e Bruce Dern è il suo rivale, un ex militare americano e folle alleato di Dahlia nella messa in atto del piano terroristico. Impressionanti le scene finali col dirigibile carico di esplosivo (e di dardi d’acciaio) che volteggia pericolosamente sopra lo stadio; Kabakov gioca il tutto per tutto dimostrandosi un degno collega di James Bond. Ovviamente la cosa si risolve, se non per il meglio, almeno senza la temuta strage: del resto, il film di azione, dopo le fasi concitate e pericolose di rito, è tipicamente rassicurante.






Marthe Keller





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