247_VOGLIAMO I COLONNELLI Italia 1973; Regia di Mario Monicelli.
La
situazione politica italiana degli anni settanta era (già) tanto
surreale che ad un esperto della commedia come Mario Monicelli (Guardie e ladri e I soliti ignoti,
giusto per fare due titoli) serviva davvero poca fatica per imbastire una
satira tanto calzante alla realtà dello stivale come Vogliamo i colonnelli.
Ovviamente i protagonisti, a partire da Ugo Tognazzi nella parte dell’onorevole
Tritoni, sono tutti personaggi sopra le righe, ma il fatto sconfortante è che sono
fin troppo corrispondenti ai personaggi reali del tempo (e non): una
considerazione che poté (e può) fare
ognuno nella vita di tutti i giorni, vivendo la propria realtà nel paese. Per quanto, guardando il film oggi, si possono prendere le figure politiche dell’epoca per
verificarne la similitudine con i vari individui della storia di Monicelli. Un
esempio lampante è il riferimento, nella figura del capo di stato, al
Presidente della Repubblica Antonio Segni, ma anche come Mazzante, nel film
leader della Grande Destra, ricordi il politico Giorgio Almirante del Movimento
Sociale Italiano Destra Nazionale, e così via in una serie di analogie in cui è
difficile scorgere quanto ci sia di effettiva satira e quanto di reale e
sconsolante scarso senso della realtà (ad essere gentili) dei nostri politici. A
livello strettamente cinematografico, purtroppo (ma giustamente), Monicelli
vuole, in un certo senso, mettere in guardia i suoi concittadini, come è lecito
attendersi da un’opera satirica: soltanto che, in questo modo, (e qui sta il purtroppo, che ha
addirittura un doppio significato) il tracciato del suo film risulta quasi
scontato (e in questo va riconosciuta l’onestà dell’autore) con la situazione
tragicomica del paese che nel film è destinata inevitabilmente a peggiorare.
Finale sconsolante ma narrativamente senza alternative; il che finisce per
annoiare un poco la visione del film. E questo sarebbe, dei due significati
attribuibili al citato purtroppo, quello
meno grave.
L’altro è
che la satira di Monicelli è, per assurdo, un quadro poco satirico e fin troppo
realistico.
Nessun commento:
Posta un commento