204_LA RISAIA . Italia 1956; Regia di Raffaello Matarazzo
Spesso presentato come la versione nazional-popolare di Riso amaro, La Risaia
è, a suo modo, un avvincente melodramma di Raffaello Matarazzo. Il Cinemascope
è utilizzato dal regista per le suggestive riprese nelle risaie, nelle quali,
oltre ad un aspetto quasi documentaristico dell’attività delle mondine, vi è un
omaggio rispettoso alla dura giornata lavorativa delle donne, sottolineato da
un commento sonoro quasi celebrativo. Se Riso
amaro era stato l’occasione della vita per l’attrice Silvana Mangano, La risaia mette in risalto a sua volta
una nuova interprete, Elsa Martinelli. L’attrice nata a Grosseto, ventenne, ha
la freschezza e la presenza scenica per sostenere a dovere ben più della sua
parte ma, in ogni caso, Matarazzo elabora i suoi intrighi sentimentali con la
consueta passione. Al centro della tresca c’è naturalmente Elena, interpretata
dalla Martinelli, una mondina stagionale che viene subito notata dal padrone
della risaia, Pietro (Folco Lulli). Ma dopo averci fatto malignare un poco,
visto la differenza di età tra l’uomo e la giovine, Matarazzo ci rivela che
l’interesse del signor Pietro è piuttosto di carattere paterno, essendo la
ragazza sua figlia naturale, avuta con una donna abbandonata in gioventù per convolare
ad un matrimonio d’interesse con una facoltosa signora. Le attenzioni di Pietro per Elena vengono però
equivocate anche dai personaggi del film, non potendo, per
ragioni di opportunità, l’uomo rivelare la vera natura del suo operare. Il
primo ad incuriosirsi è lo sfaccendato nipote di Pietro, Mario, ma non tardano
anche la moglie Adele e Gianni, il ragazzo conosciuto nel frattempo da Elena,
nonché un po’ tutte le mondine invidiose dell’opportunità (presunta) occorsa
all’avvenente ragazza.
Mentre Mario cerca di sedurre Elena soprattutto per indispettire Pietro, le cose si complicano via via che Matarazzo ricama il suo melodramma, fino a giungere al finale tragico che dà modo a Pietro di riscattare il suo errore di gioventù e farsi finalmente perdonare da Elena. Il film mantiene la barra su questi temi effettivamente popolari: unitamente al rispetto per il lavoro delle donne nelle risaie, c’è l’affermazione della validità dei legami famigliari, in qualunque forma. Dalla povera madre che se la cava da sola con la figlia, ai due giovani che si amano, al padre che ritrova la figlia illegittima, tutti cooperano perché i figli abbiano qualcosa in più di quanto abbiano avuto loro, professando una volontà di progresso collettivo.
La madre di Elena, dopo averla allevata e mantenuta in modo onesto, prega infatti perché ella possa trovare un uomo che la sposi e non l’abbandoni com’è invece capitato a lei; Elena e Gianni sperano che i propri futuri figli possano godere di quell’infanzia che per loro è stata tanto avara di spensieratezza, mentre anche il ricco Pietro, che ha sposato una donna che non ama, si prodiga e infine si sacrifica affinché la figlia possa conoscere quella felicità sentimentale che lui stesso a suo tempo si negò.
Mentre Mario cerca di sedurre Elena soprattutto per indispettire Pietro, le cose si complicano via via che Matarazzo ricama il suo melodramma, fino a giungere al finale tragico che dà modo a Pietro di riscattare il suo errore di gioventù e farsi finalmente perdonare da Elena. Il film mantiene la barra su questi temi effettivamente popolari: unitamente al rispetto per il lavoro delle donne nelle risaie, c’è l’affermazione della validità dei legami famigliari, in qualunque forma. Dalla povera madre che se la cava da sola con la figlia, ai due giovani che si amano, al padre che ritrova la figlia illegittima, tutti cooperano perché i figli abbiano qualcosa in più di quanto abbiano avuto loro, professando una volontà di progresso collettivo.
La madre di Elena, dopo averla allevata e mantenuta in modo onesto, prega infatti perché ella possa trovare un uomo che la sposi e non l’abbandoni com’è invece capitato a lei; Elena e Gianni sperano che i propri futuri figli possano godere di quell’infanzia che per loro è stata tanto avara di spensieratezza, mentre anche il ricco Pietro, che ha sposato una donna che non ama, si prodiga e infine si sacrifica affinché la figlia possa conoscere quella felicità sentimentale che lui stesso a suo tempo si negò.
Insomma, gli anni del boom economico non erano ancora
arrivati, ma se gli italiani avessero colto almeno una minima parte della
volontà di questi personaggi di assumersi le proprie responsabilità, forse il
cosiddetto miracolo italiano non
sarebbe stato un fenomeno tanto effimero.
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