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sabato 13 aprile 2019

DICK TRACY

332_DICK TRACY .Stati Uniti, 1990. Regia di Warren Beatty.

Dick Tracy, interpretato e diretto da Warren Baetty, è un film tratto dal famoso fumetto omonimo di Chester Gould: questo è un elemento di sicuro merito, sia infatti lode ai comics, e il fatto di rispolverare un eroe tanto datato (il cui esordio su carta risale agli anni ’30) è un’altra menzione d’onore. Sotto questo aspetto va quindi riconosciuto coraggio a Beatty e ai produttori di Dick Tracy: poi, nella realizzazione della pellicola, non tutto fila liscio, ma era in effetti un’operazione difficile, perché il rischio di aggiornare l’eroe era anche quello di snaturarlo. Beatty sceglie quindi la via dell’omaggio rispettoso, e se la gioca sul divertimento quasi carnevalesco del cast nell’interpretare personaggi caratterizzati in modo tanto eccessivo, com’era (e com’è) spesso d’uso nei comics. Per fare questo, il film sceglie un’impostazione debitrice ai recenti Batman di Tim Burton e Chi ha incastrato Roger Rabbit? di Robert Zemeckis: mancano i personaggi animati presenti nel secondo, ma tutta la fotografia, le scenografie, i fondali, i costumi e il trucco degli attori sono tesi a ricreare nella realtà (cinematografica) il mondo artificiale dei fumetti. L’uso di colori primari per vestiti e accessori è certamente l’effetto più vistoso e appariscente, ed è un aspetto curioso perché per un film su Dick Tracy si poteva anche optare per un bel bianco e nero d’atmosfera molto adatto al genere poliziesco delle storie. Questione di scelte, e Beatty opta per un film coloratissimo con il quale cerca di mettere le cose subito in chiaro: l’opera è un esplicito tributo ad una vecchia gloria dei comics, e come tale va intesa. La sfilza di attori di grande prestigio coinvolta, è impressionante: Al Pacino, Dustin Hoffman, Charles Durning, Paul Sorvino, James Caan, e altri ancora; il punto è che, a parte il primo che è il cattivo principale, sono tutti personaggi di contorno.

Perché i protagonisti, funzionano assai meno: così così Warren Beatty, che ci lascia un Dick Tracy un po’ insipido; ma peggio di lui fanno il moccioso Charlie Korsmo (il ragazzo o Dick Tracy Jr.) e la smunta Glenne Headly (Tess Cuorsincero). Ma la vera scommessa persa di Dick Tracy è quella che doveva essere la sua carta vincente: Madonna. Miss Madonna Luise Veronica Ciccone non è assolutamente credibile nei panni di Mozzafiato Mahoney: nonostante i vestiti, il trucco, le pose, Madonna non ha charme classico, non ha stile, almeno non quello. La Ciccone funziona come icona pop per il suo essere volgare in modo così sfacciato da assumere, in un certo ambito, un suo particolare fascino, certamente più contemporaneo e, nel suo contesto, anche abitualmente più apprezzato. 

Ma nonostante gli sforzi profusi, non ha assolutamente il physique du role per interpretare la femme fatale, anzi, la situazione pone in risalto i suoi evidenti limiti fisici. E, scommessa ulteriormente persa da Beatty, in Dick Tracy Madonna è un mezzo fiasco (spiace per i fan) anche come cantante, non avendo nel repertorio la capacità di essere incisiva nel tipo di canzoni chiamata ad interpretare. (A voler essere cattivi si potrebbe dire che le sia venuta meglio la parte di Blank, l’alter ego della Mahoney che, per perseguire il suo piano criminale, si spaccia per personaggio maschile dal volto senza lineamenti.)
Insomma, una debacle che rischia di far affondare tutta la produzione.
Cioè, soprattutto dopo Jessica Rabbit, bisogna andarci cauti a giocare alla dark lady.   


Glenne Headly


Madonna


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