1750_NUOVA GUINEA - L'ISOLA DEI CANNIBALI , Italia 1974. Regia di Akira Ide
Misteriosa produzione italo-nipponica, Nuova Guinea, l’isola dei cannibali, si può considerare, a tutti gli effetti, un Mondo movie della corrente del Belpaese. Forse, l’idea di coinvolgere un troupe giapponese, che stando alle scarse notizie reperibili si addentrò nella giungla della Nuova Guinea insieme ad una italiana <https//:www.allcinema.net/cinema/9238 visitata l’ultima volta il 15 aprile 2024>, servì per contenere i costi. Il Giappone era geograficamente più vicino all’obiettivo, e, quindi, la trasferta era di conseguenza più economica; in secondo luogo il film avrebbe avuto un’agevolazione a porsi sul mercato nel paese del sol levante, che era un interessante approdo. O, più probabilmente, l’intervento italiano avvenne successivamente, dal momento che, leggendo nei credits, apprendiamo come tutte le attività ‘sul ‘campo’ furono affidate ad operatori nipponici –a parte Giancarlo Graziano che collaborò alla fotografia– mentre il grosso del contributo dei nostri connazionali si limitò ad interventi successivi. Un esempio in tal ottica è quel che riguarda la traccia audio: il testo di Annibale Roccasecca è letto da Sergio Fiorentini, le musiche di Corrado Demofonti, sono impreziosite dalla canzone Why – musica di Riz Ortolani, parole di Norman Newell, cantata da Jack Henderson. Interventi che potrebbero esser stati realizzati a pellicola già montata. L’impressione generale è quella di un classico Mondo movie; per la verità, Nuova Guinea, l’isola dei cannibali è uno dei più duri, per lo stomaco dello spettatore. La partenza è subito terribile: durante un rito funebre, una donna si ciba dei vermi che si sono formati nel cranio in putrefazione del marito; la voce pastosa di Fiorentini, che nel corso del film scivolerà qualche volta in un ironico paternalismo, ci informa che è una dimostrazione d’amore che non ha eguali nel mondo civilizzato.
Restando nello stesso ambito, i ‘funerali al vento’ sono altresì tremendi: i corpi vengono lasciati all’aria aperta e le parenti del defunto si cospargono il corpo con le secrezioni del cadavere, e il commento ci informa come il tanfo, nelle loro vicinanze, sia insopportabile. Il riferimento nel titolo ai cannibali è, ovviamente, il piatto forte –si perdoni il gioco di parole– e, nonostante la pratica sia bandita dalla legge, l’esocannibalismo, ovvero cibarsi dei nemici uccisi, era negli anni Settanta ancora una tentazione costante per le popolazioni indigene. Naturalmente non si contano i riti dolorosi e sanguinolenti, così come la violenza inflitta agli animali, ma la popolazione della Nuova Guinea aveva anche una spiccata vocazione figurativa con acconciature appariscenti e di grande impatto scenico. Piume, penne, ossa, accostamenti di colori sgargianti, in Nuova Guinea, l’isola dei cannibali c’è spazio anche per il folclore meno truculento. In assoluto, il passaggio più evocativo è comunque inquietante, sebbene di natura meno estrema, ed è legato ai Asaro, gli uomini di fango, e alla loro silenziosa e sinistra danza. In linea con i cliché dei Mondo un buono spazio viene dedicato all’omosessualità, giustificata, secondo il commento di Roccasecca, dalla cronica mancanza di donne sull’isola. In proposito, Fiorentini racconta –ma la credibilità rimane quella del genere, quindi prossima allo zero– di un caso di un villaggio, in cui, per 96 uomini, ci fossero solo due donne. In effetti si tratta di una curiosa motivazione, peraltro non priva di logica matematica, per spiegare le differenze di gusti in campo sessuale. La voce over, si dovrebbe averlo ormai capito, cerca di alleggerire la visione, come detto piuttosto dura da sostenere, con un’ironia che, forse anche legittimamente, spesso può infastidire, venendo fatta alle spalle di popoli che, ovviamente, vanno rispettati come tutti gli altri. In realtà il testo può essere tacciato di superficialità, più che di reale mancanza di rispetto, ma i Mondo movie non brillarono mai per essere politicamente corretti, questo va riconosciuto.
Ma è appunto questo il motivo per cui, dopo mezzo secolo, sono ancora comunque interessanti.
Al fenomeno dei Mondo Movie, Quando la Città Dorme ha dedicato il secondo volume di studi attraverso il cinema: MONDO MOVIE, AUTOPSIA DI UN GENERE, AUTOPSIA DI PAESE






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